Lancia: sono fermi oltre ottomila operai ma si spera di raggiungere un accordo di Vincenzo Tessandori

Lancia: sono fermi oltre ottomila operai ma si spera di raggiungere un accordo Lancia: sono fermi oltre ottomila operai ma si spera di raggiungere un accordo Continua il blocco degli stabilimenti di Chivasso e di Verrone (Dal nostro inviato speciale) Chivasso, 28 giugno. Lo stabilimento Lancia, a Chivasso, dall'alba di oggi, è presidiato: significa che è fermo, il lavoro bloccato e gli operai schierati davanti ai cancelli. E' la risposta delle maestranze alla decisione dell'azienda di «lasciare in libertà» 4 mila dipendenti per l'esaurimento delle scorte dei pezzi (cambio di velocità e trasmissione) fabbricati a Verrone, dove, da otto giorni, la produzione è bloccata per una vertenza sindacale interna. Finora gli operai «fermi» sono più di ottomila, oltre 1700 a Verrone e gli altri qui a Chivasso. C'è comunque la speranza che la vertenza venga risolta al più presto. A sera la direzione della Lancia ha comunicato al viceprefetto di Vercelli, dottor Battaglia, che si era adoperato per risolvere la situazione, di essere disposta a riassumere il sindacalista licenziato a Verrone, «non subito e non nello stesso stabilimento». Ora si attende la risposta dei sindacati. La vertenza si è iniziata sabato, quando davanti allo stabilimento nel Biellese era stato deciso di appoggiare la contestazione degli straordinari in sede di trattativa con un picchettaggio. Lo spunto è questo: il'capo della manutenzione interna, Mario Tesio, vuole entrare in fabbrica «per telefonare»; alcuni operai si oppongono, c'è uno scontro fra l'operaio Amedeo Valentino, delegato del consiglio di fabbrica e Mario Tesio: quest'ultimo rimane contuso. Le conseguenze di quell'episodio arrivano martedì: a Valentino comunicano la «sospensione cautelativa». Dicono all'Plm: «In pratica è un licenziamento». A Verrone gli operai si riuniscono in assemblea e, all'unanimità, decidono di bloccare il lavoro. Comincia così il braccio dì ferro fra direzione dell'azienda e sindacato. Le conseguenze si avvertono fin da venerdì, quando anche a Chivasso le catene di montaggio vengono fermate con tre ore d'anticipo. Dicevano stamane alla sede della Firn: «Si poteva lavorare ancora per almeno altre due ore. Sulle catene ci sono ancora 140 motori per i vari tipi della "Beta". Ieri, per due ore, dalle 6 alle 8, avevamo programmato due ore di sciopero per officina, iniziando dal montaggio. Ma alle 8 la direzione ha deciso di non rimettere in moto le catene e alle 9,05, gli operai del turno sono stati messi in libertà per "mancato lavoro"». Nello stabilimento erano rimasti gli addetti alla finizione e ritocco, poco più di 700 operai. Al cambio del turno, alle 14,30, il consiglio di fabbrica ha deciso un'assemblea da tenersi davanti ai cancelli per decidere le modalità della lotta. «Abbiamo detto agli operai di entrare, bollare la cartolina e tornare sul piazzale, ma appena dentro sono stati avvertiti di essere liberi. L'assemblea c'è stata ugualmente». Sì attendeva che la situazione potesse sbloccarsi per l'incontro tra il viceprefetto Battaglia e il dott. Viano della direzione Lancia. La proposta del viceprefetto era la riassunzione e il trasferimento ad altro reparto dell'operaio licenziato. La direzione si era riservata una risposta. C'è stata una riunione, nella notte, fra i sindacalisti, e la Firn provinciale ha deciso di «incidere maggiormente sulla forma di mobilitazione». Così, quando alle 6 di stamane, ai cancelli dello stabilimento di Chivasso si sono affollati gli operai del primo turno, circa 3 mila, si è aperta l'assemblea permanente, alla quale hanno partecipato anche delegati dello stabilimento di Verrone. Presente, davanti ai cancelli, anche Antonino Regazzi, segretario provinciale della Firn di Torino. Dicono al sindacato: «Vista l'intransigenza della direzione, è stato deciso ai continuare l'assemblea». Un anziano sindacalista aggiunge: «Lo sfruttamento di incidenti insignificanti è consueto nelle vertenze più calde; serve per distogliere l'attenzione degli operai dagli obiettivi che lavoratori e sindacato si sono dati». Fra le 14 e le 14,30 sono giunti gli operai del secondo turno: davanti ai cancelli erano più di mille. I sindacalisti li hanno bloccati con i megafoni: «Compagni, non entrate. Facciamo l'assemblea, come già stamani, con i compagni del primo turno». Molti si sono fermati, alcuni delegati di Verrone hanno raccontato l'inizio della vicenda. A sera il numero era ridotto a una cinquantina. Gli altri, alla spicciolata, erano tornati a casa. «Aspettiamo la fine del turno, alle 23, poi nella notte, rimarrà una delegazione». Vincenzo Tessandori

Persone citate: Amedeo Valentino, Antonino Regazzi, Mario Tesio, Viano