Sposarsi in India

Sposarsi in India SCRITTRICE E FEMMINISTA CONSIGLIA Sposarsi in India Milano, 21 giugno. La biografia di Judith Burnlay è scarna. Trentacinque anni, londinese, vedova, direttrice editoriale per la narrativa dei famosi tascabili Penjguin Books, il primo romanzo Una donna sposata. Ma la magìa del lancio e del futuro successo cinematografico con il regista John Schlesinger rende l'autrice molto sicura di sé, decisa nei giudizi: «Il mio è un libro provocatorio, molto radicale». Sarah Cornish, la protagonista, è sposata con Adam, ma divide vita sessuale e sentimentale anche con un altro uomo, Zack, alla insaputa del primo. Sarebbe un banale antiquato triangolo se Sarah non facesse un figlio con un terzo personaggio, diciamo di I secondo piano, che sarebbe un certo Jonathan, non meglio identificato se non come marito di un'amica. Il tutto narrato con grande candore, niente sesso e pornografia, nessuna descrizione di amplessi. Ma allora, è questo un romanzo vittoriano? No, risponde la Burnlay, quasi offesa: «Uccido ogni stereotipo di matrimonio. Certo, la coppia anglosassone è molto diversa da quella italiana. Scrivo della disonestà nel rapporto che è molto più realistica di quella onestà diventata bandiera del femminismo». Ecco dunque la polemica. Ma invece no. La scrittrice si dichiara subito femminista e, a suo modo, militante. La sua creatura, Sarah, lavora, è indipendente e, in definitiva, conduce il gioco degli affetti, non è succube neppure negli atti esteriori (salvo che nel cucinare). Lo dimostra quando si fa condurre in macchina, con estrema disinvoltura, dal marito a casa di Zack o da quest'ultimo verso il legittimo tetto coniugale. Sarah tenta di vivere una vita di tipo mediterraneo, è l'immagine speculare del secolare comportamento maschile. «Sono i conflitti della vita femminile che cerca il cammino verso l'indipendenza», spiega Judith Burnlay. Ma personalmente, crede o no nell'istituzione del matrimonio? «Qualche volta — è la risposta —, quando si riesce a rimanere due singole entità autonome. Ma quando ci si aspetta di dividere tutto, allora è lo sfascio. Il fatto è che in tanti matrimoni solo l'uomo mantiene una sua pienez-1 za di vita, mentre la donna i raccoglie le briciole, vive di I riflesso attraverso gli occhi e I la mentalità del marito. Ne i consegue una grande insoddi- j sfazione. Secondo me, i ma- j trimoni che funzionano me- ' glio sono quelli combinati, come accade ancora in molti Paesi, tipo l'India». La scrittrice si offre con una presenza molto anglosassone. Il capello nero lungo, un po' selvatico; occhio ceruleo dall'ombretto argenteo; abito di cotone azzurro da teenager; tacchi alti e sottili. Nell'insieme, un démodé almeno per il gusto italiano, che però nasconde grinta. Ha già un altro romanzo in elaborazione, sempre di soggetto donna, ma questa volta sul triste, si tratta infatti di una | vedova e di vecchie signore. «Ci sono due tipi di scrittori, quelli che non leggono nulla e quelli che leggono tutto: io sono della seconda specie, se non altro per il lavoro che faccio in casa editrice», con¬ fppdiQtsmlmdnpsc«sc fessa Judith Burnlay; ma proprio per la sua posizione di prestigio professionale, Una donna sposata è stato accolto in modo molto controverso. Qualche critico non è stato tenero. Tutta invidia? Forse sì, ma non personale. I romanzi delle scrittrici, spiega la Burnlay, oggi raccolgono molto più successo di quelli degli uomini. Sono più umani, raccontano d'amore, sempre molto interessante e sempre tanto importante, anche se nel mondo anglosassone è considerato un argomento «inferiore intellettualmente». «Solo le donne ne possono scrivere con rigore psicologico. Da duemila anni, per tra¬ dizione, hanno vissuto soprattutto in un mondo interiore, la cosiddetta provincia femminile, un mondo ristretto, in cui il massimo esercizio era capire il compagno. Come risultato — conclude la Burnlay — la donna è diventata istintivamente una psicologa, non ha mai abbandonato le radici della coscienza, vedi ad esempio Virginia Woolf, che ha adoperato proprio le armi dell'introspezione ed è una iniziatrice del romanzo moderno. Per la donna che si guarda profondamente dentro, lo scrivere non ha neppure un costo economico: le basta un taccuino». Maria Adele Teodori

Persone citate: John Schlesinger, Judith Burnlay, Maria Adele Teodori, Sarah Cornish, Virginia Woolf

Luoghi citati: India, Milano