Quali valori

Quali valori NEL MONDO CHE CAMBIA Quali valori Coloro che parlano oggi di crisi dei valori rischiano spesso di riferirsi a cose molto diverse. Il termine di valore si è fatto, per l'abuso, troppo generico, e non vi è coincidenza fra i significati che gli si attribuiscono. Un tempo le cose stavano diversamente, quando in Italia, per tacito consenso, il «mondo dei valori» era in sostanza fatto identico, da un punto di vista culturale, con l'universo dei principi etici del cristianesimo nella sua versione cattolica apostolica romana, accettato come una realtà indiscutibile e metafisicamente fondata. Ma a partire dalla seconda metà del XVIII secolo anche in Italia ebbero inizio mutamenti notevoli sotto questo profilo, che al giorno d'oggi hanno portato alla costituzione di veri e propri sistemi di valori alternativi, legati a due tipi di società molto differenti fra di loro: quella arcaica e contadina fondata sull'istituzione sacralizzata della famiglia e sulla parrocchia, e quella industriale articolata nelle grandi organizzazioni collettive della produzione, della rappresentanza degli interessi delle categorie e delle plurime istanze politiche e culturali. Per ritrovare un punto di partenza comune per un discorso che investa l'insieme di queste varie formulazioni di valore è quindi necessario indicare talune definizioni generali, dalle quali partire per una specificazione storico-politica più precisa e concreta. Una definizione utile a questo fine del concetto di valore deve avere oggi due aspetti: uno puramente formale e istituzionale e l'altro sostanziale e storico. La definizione formale di « mondo dei valori» potrebbe essere cosi enunciata: « un insieme di norme di comportamento, coerenti fra di loro, dal rispetto delle quali siano garantiti l'esistenza e il funzionamento di un dato sistema di rapporti sociali, quale esso sia». La definizione sostanziale può iniziare nello stesso modo della precedente, con la differenza che, in luogo di concludere con le parole «quale esso sia», essa continua invece in questi termini: « ... nella misura in cui questo sistema viene positivamente incontro alle esigenze storicamente maturate nella società civile, che costituisce la realtà umana del gruppo sociale». La prima parte della definizione ha carattere descrittivo ed è avalutativa, non esprime giudizi di valore; la seconda ha un carattere critico e quindi valutativo, in quanto comporta una presa di posizione di fronte alla realtà considerata. Se si tiene conto della definizione completa quindi, la conseguenza che ne deriva è che i «valori» non sono da intendere quali dogmi metafisici perché mutano in rapporto a concrete situazioni storiche. La storia infatti ci offre inconfutabili testimonianze di questo fatto. Nel mondo greco del VI e V secolo a.C, in relazione alla trasformazione della polis monarchica e aristocratica arcaica, fondata sulla proprietà e sul lavoro agricolo e sul dominio ereditario esercitato dagli anziani capi delle filie, o gentes, avvenne una grande rivoluzione culturale (e cioè di valori), che riformulò gli antichi principi etici in rapporto ad un nuovo assetto delle forze produttive, assetto che poneva in primo piano le attività commerciali e le manifatture, e dava vita ad una forma di reggimento democratico di tipo radicalmente nuovo. Al fato, rappresentato mitologicamente dalla volontà insondabile degli dèi, si sostituì la virtù personale dell'uomo che tende a farsi padrone del proprio destino, motivo essenziale questo della tragedia classica greca che coglie e rappresenta in modo drammatico la coesistenza conflittuale di due universi di valore, nel momento del trapasso dall'uno all'altro. * ★ Nell'Italia del XII e XIII secolo, il formarsi di una nuova società cittadina commerciale e manifatturiera impose una laboriosa revisione dei principi della morale cattolica della tradizione scolastica, che pervenne ad incerti compromessi sui temi dell'interesse e del profitto, che vennero poi sanati fuori d'Italia dal nuovo universo di valori perfezionatosi nella morale riformata del calvinismo e del puritanesimo, fondamento etico della moderna società borghese capitalistica ai suoi albori. Questi brevi accenni, che meriterebbero ovviamente maggiore sviluppo, rendono comprensibile il fatto che nella società contemporanea, che sta attraversando un'altra fase di trasformazione strutturale, in seguito alla nuova forma assunta dai grandi sistemi complessi in cui si articola su scala nazionale e internazionale, stanno maturando nuove esigenze che si riflettono nel campo normativo ed etico. Vi è quindi un pullulare di nuove proposte, non sempre coerenti, che esprimono confusamente il fatto che il processo di trasformazione è ancora in corso e un nuovo assetto, che permetterebbe una chiara formulazione di codici etici coerenti, non è ancora stato raggiunto. Ci troviamo a vivere in un gigantesco laboratorio sperimentale, in ogni campo della vita. Il che non è comodo per nessuno, dato che la persona umana tende al raggiungimento di certezze, almeno provvisorie, di cui necessi-1 ta per non disintegrarsi psichicamente. * * Questa situazione generale non è solo italiana, ma nel nostro Paese essa assume un ca-. rattere speciale e più com- j plesso. In certe società infatti, come in quelle scandinave, e nei Paesi caratterizzati dalla riforma protestante e dallo sviluppo precoce della società democratica, vi è una notevole omogeneità nel sistema dei valori che prevale nella società civile, e che si rifltte sulle istituzioni; per cui i processi di riassestamento hanno un andamento graduale e non traumatico. La storia del nostro Paese ha prodotto per contro una grande varietà di situazioni, determinate dalla coesistenza dì diversi assetti j economici e socio-culturah in conflitto fra di loro. Una vera | e propria stratificazione archeologica di costumi diversi. A differenza di quanto accade altrove, in cui il minimo comun denominatore culturale è tale da non consentire differenze radicali di giudizio, da noi sussistono orizzonti di valore antitetici, soprattutto quando riflettono le due grandi realtà storiche di base: quella della società industriale e quella della società contadina. Uno dei punti cruciali di questa differenza è costituito dalla famiglia e dall'insieme di valori che fanno capo a questa istituzione. In una società contadina ad orizzonti ristretti, in cui la realtà comunitaria locale è ancora, là dove lo è, una realtà positivamente vissuta, i valori che sono connessi alla famiglia e al lignaggio (gruppo parentale allargato e clientele collegate) sono viventi e positivamente accettati, essi sono veri e pro¬ pri valori. Gli stessi sono sentiti invece come disvalori nella società industriale, nella quale la logica sociale, dominata dall'esistenza di grandi sistemi complessi, richiede una visione meno particolaristica e più vasta dei rapporti sociali. La cosa ha una fondamentale importanza nel momento attuale, a proposito di un tema specifico: quello dell'aborto legalizzato. La legalizzazione dell'aborto è una misura che incide direttamente sull'insieme dei valori che fanno capo alla famiglia. E' ben noto che nell'orizzonte culturale contadino, non solo italiano, la numerosità della prole, frutto della fecondità della coppia, è uno dei valori di base; e questo valore riceve una fortissima sanzione positiva dalla religione e quindi dalla morale cattolica, che è la più vicina, per il fideismo che la caratterizza, all'orizzonte culturale contadino. La legalizzazione dell'aborto quindi, mentre va incontro direttamente alle esigenze poste dalla società industriale, e si carica quindi di forti valenze positive, capaci di mobilitare larghe fasce sociali, viene per contro a ledere un diverso orizzonte di valori, nel quale la vita del nascituro è concepita come simbolo magico di ricchezza, come «benedizione» divina, orizzonte di valori che è quello della società contadina. Questo è uno dei molti casi nei quali tali realtà storiche non possono evitare di entrare in conflitto fra di loro. Ed è bene saperlo, perché il fenomeno non va sottovalutato, in quanto i valori non si mutano fa parte de; singoii e dei grup pi come s[ cambia un paio di scarpe, perché hanno una forte vischiosità e tendono a mantenersi per un certo periodo di tempo, anche quando siano venute meno le condizioni strutturali che li hanno generati. La famiglia di origine contadina, anche dopo l'emigrazione, tende a conservare gli ancestrali modi di pensare e di vivere. Sul problema dell'aborto quindi si può dire una cosa. Data la sua natura di lacerante conflitto culturale in una società debole in transizione è necessario che esso sia affrontato con realismo e con soluzioni operative che incidano sulla sostanza del problema, lasciando il minore spazio possibile alle reazioni emotive di rigetto dettate da antichi pregiudizi culturali. E questo nell'interesse di tutti e per prime delle donne. Carlo Tullio-Altan

Persone citate: Carlo Tullio-altan

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