Israele: sfuma la coalizione con Yadin Begin insiste fra crescenti polemiche

Israele: sfuma la coalizione con Yadin Begin insiste fra crescenti polemiche Israele: sfuma la coalizione con Yadin Begin insiste fra crescenti polemiche to dal fare dichiarazioni. Ieri — quando si profilava la rottura — aveva detto: «Penso, come Churchill, che in una democrazia la maggioranza di uno sia sufficiente». Egli ha tuttavia motivi di preoccupazione anche in seno al suo partito, per la distribuzione dei portafogli e dei sottosegretariati. Dopo aver fatto rientrare la ribellione di Dulzin, a cui era stato promesso il dicastero degli Esteri e che aveva dichiarato di non aspirare invece alla presidenza dell'organizzazione sionistica mondiale (a cui ora si dice nuovamente interessato), deve cercare di mettere d'accordo i diversi concorrenti ai posti parlamentari del suo partito (e, in particolare, evitare la lotta aperta tra Shostak e Seidel per il ministero dell'Industria e Commercio) e (Nostro servizio particolare) Tel Aviv, 14 giugno. Il consiglio nazionale del Movimento democratico per il cambiamento (Dash) ha deciso a stragrande maggioranza di rompere le trattative con il Likud del Premier incaricato Begin non ritenendo possibile, nelle circostanze attuali, entrare in un governo di coalizione. Il partito si è stretto compatto intorno ai suoi capi Yadin, Rubinstein, Zorea e Amit, che pure rappresentano correnti diverse, i quali hanno illustrato gli sforzi compiuti negli ultimi giorni per la ricerca di un compromesso con il partito di Begin. Pur dichiarando che «i negoziati potranno essere ripresi se si presenteranno nuove condizioni», gli esponenti del movimento hanno sottolineato l'intransigenza del Likud nelle questioni politiche e a proposito degli insediamenti in Cisgiordania, e j hanno lamentato di essere stati esclusi da qualsiasi influenza negli affari dello Stato in quanto Begin ha ceduto alle esigenze dei partiti religiosi oltranzisti mettendo il Dash davanti a un fatto compiuto e ha offerto a quest'ultimo soltanto portafogli tecnici. Il prof. Amnon Rubinstein ha notato in conclusione che «in queste circostanze un governo del Likud non potrà durare a lungo». Per quanto nelle ultime ore la decisione del Dash fosse prevista, essa ha costituito una sorpresa per ciò che riguarda la quasi unanimità dei voti del consiglio nazionale (97 contro 2 e un'astensione) e per la fermezza del tono, in contrasto con la duttilità mostrata nel corso delle trattative. La prima reazione del Fronte del lavoro (Maarrach) di Shimon Peres è stata di soddisfazione e parla di «logico epilogo dei negoziati», ma è assai più cauta, da parte dello stesso Peres, per quanto riguarda la possibilità di costituire fin d'ora un fronte di opposizione unitario. L'atteggiamento delle varie correnti del Likud appare imbarazzato, specie da parte dei liberali che non nascondono il rammarico per il crollo di un'intesa da cui sarebbe stata ridotta l'influenza dei partiti religiosi. Il dottor Burg, rappresentante del Mafdal, si è limitato a dire che pensa ancora che la soluzione ideale sarebbe stato un governo di unione nazionale. Menahem Begin si è astenu¬ placare gli animi circa i nuovi incarichi. Ma l'ultima polemica è nata dalla decisione di Begin di nominare sottosegretario all'Educazione Geulla Cohen, la «pasionaria», una donna che nella clandestinità era stata la voce radiofonica dell'Irgun e, negli ultimi anni, la più fervida sostenitrice della frangia oltranzista «Gush Emunim». Questa nomina annunciata ieri sera senza consultare il ministro designato per l'Educazione Hammer, ha suscitato vivaci risentimenti. Hammer ha dichiarato di non accettarla e che, se deve essere nominato un sottosegretario, spetta a lui la nomina, aggiungendo che egli e il Mafdal (nazionalreligiosi) non ammettono di essere posti davanti al fatto compiuto. Giorgio Romano Il gen. Jeanmaire al processo ammette di avere spiato Losanna, 14 giugno. Il generale Jean-Louis Jeanmaire, processato a Losanna per spionaggio, ha ammesso nella prima seduta svoltasi oggi a porte chiuse di avere conegnato documenti segreti a diplomatici sovietici. L'ufficiale ha detto di avere trasmesso a un addetto militare sovietico, di stanza a Berna dal 1959 al 1964, documenti di interesse vario. Secondo il portavoce Jeanmaire ha detto che si è trattato della gaffe della sua vita, di un incidente, e che ancora non si è ripreso da quell'errore. Sulle prime non si rese conto di quel che stava facendo, (Ansa) Il "Dash„ ha rotto le trattative col premier designato

Luoghi citati: Berna, Cisgiordania, Israele, Tel Aviv