"Il programma alla tv lo sceglie mio figlio,, di Ugo Buzzolan

"Il programma alla tv lo sceglie mio figlio,, "Il programma alla tv lo sceglie mio figlio,, Gli italiani litigano per la tv? Diciamo meglio: nelle famiglie italiane scoppiano baruffe frequenti per decidere, alla sera, quale programma scegliere? E' il marito, l'uomo, il maschio, il padre, il padrone, il capofamiglia che comanda e dice «Voglio la Rete 1» o «Voglio la Rete 2» e tronca ogni discussione con un atto di autorità? Oppure è la moglie che in nome dei sacrosanti diritti del femmini\ smo, o semplicemente perché, essendosi rotta tutto il giorno a rigovernare la casa, ritiene di poter avanzare legittimamente una precisa preferenza? O sono i figli, piccoli e grandi, che fuggiti da tavola ancora col boccone in bocca, s'impadroniscono dei bottoni e saltano da una rete all'altra alla ricerca di qualcosa che li stuzzichi, e impongono le loro scelte impertinenti ai genitori permissivi o oberati dalla digestione e già in preda ai dolci fumi del sonno? Oppure chi detiene i bottoni sono quelli che le statistiche genericamente indicano come «altri parenti», ossia suocere minacciose, nonnetti testardi o zii rompiscatole? Ognuno sa le faccende sue. E' difficile mettere il naso tra le quattro pareti domestiche i di estranei e indagare se ci si azzuffa per la televisione. Noi non ci saremmo mai sentiti di farlo. L'hanno fatto, invece, zelantemente, gli incaricati del Servizio Opinioni Rai i quali, forse rischiando di essere coinvolti di persona in qualche domestico scontro, hanno interrogato centinaia di famiglie ponendo il quesito «ma qui dentro, televisivamente parlando, chi ha voce in capitolo, chi gestisce, chi comanda?», e hanno tratto i seguenti risultati. Quelli che comandano, secondo il Servizio Opinioni, sarebbero i figli. Sono loro — avrebbero dichiarato 49 intervistati su 100 — che «vengono accontentati nelle scelte serali» o che, aggiungiamo noi, obbligano alle loro scelte serali tutta la famiglia. Dopo di che (29 intervistati su 100) arriva chi porta i calzoni, cioè il cosiddetto padre-padrone che tuona: « Esigo la partita, e basta». Per il 12 per cento è la signora che decide e che al marito e ai figli che chiedono lo show del sabato replica gelidamente: «Mi spiace, ma sulla Rete 2 c'è un raffinato film d'essai e io non me lo perdo». Infine 10 interpellati su 100 hanno ammesso, un po' a denti stretti, che non c'è niente da fare, chi nel loro nucleo gestisce la manopola è la suocera minacciosa o il nonnetto testardo o lo zio rompiscatole di cui sopra: gli «altri parenti», insomma, magari di indole mite, ma che se si tratta di programmi televisivi diventano delle belve. Ancora: secondo il Servizio Opinioni 53 famiglie su 100 hanno dichiarato che non succedono mai o «quasi mai» contrasti per la scelta; 47 hanno riconosciuto che «qualche volta» ci sono divergenze e dissapori (la statistica non precisa di quale intensità: sarebbe stato necessario interrogare i vicini). E in caso di dissenso, come va a finire? Di battibecchi rumorosi, ingiurie, percosse l'indagine, con lodevole discrezione, non parla: dice che quando si verifica un dissenso si raggiunge «in genere» un accordo (per il 29 per cento; ma non è detto in quanto tempo, e non è detto se a volte l'accordo viene raggiunto con la trasmissione che già volge al termine); o «si finisce per accontentare sempre la stessa persona» (25 per cento: qui c'è ancora di mezzo un capofamiglia autoritario, uno degli ultimi superstiti); o «si accontenta la persona più interessata alla trasmissione» (un altro 25 per cento: la persona in genere è la vecchia nonna che strilla «Datemi il Mike». Quali i giorni del dissenso? La statistica indica la domenica (scelta tra lo sceneggiato sulla Rete 1 e lo spettacolo leggero sulla Rete 2) e il mercoledì com'era sistemato sino ad alcuni mesi fa (sport da una parte e film dall'altra): ma lascia intendere che in qualsiasi sera la pace domestica può essere turbata dalle varie tv, italiche o straniere. Sarà vero? Non sarà vero? Indubbiamente certi vivaci dissidi sulle scelte sono innegabili, lo apprendiamo pure noi da lettere che ci inviano i telespettatori. Ma quel che stupisce e provoca perplessità è quel 49 per cento che dichiara: «Sono i figli a decidere. Noi ormai, televisivamente, contiamo poco o nulla. Sono i figli a scegliere, e a imporci le trasmissioni». Ma che razza di figli sono? Grossi, barbuti, contestatori, prepotenti? O sono ragazzini dì dieci o dodici anni che, al tempo della statistica, dicevano ai genitori annichiliti: «No, io il Gesù non lo vedo: preferisco la samba, il movimiento e le muchachas sulla Rete 2»? Esiste realmente questa prevaricazione minorile sul video casalingo? Il fenomeno sarebbe indicativo e interessante, tale da mobilitare legioni di esperti. Ma ci sia lecito avere qualche dubbio. Solo di recente, riguardo al sadico dilemma posto al giovedì tra Scommettiamo? e la rassegna di fumetti Supergulp! abbiamo ricevuto lettere di fanciulli (e di intere scolaresche) che strappavano le lacrime ai sassi. Dicevano questi fanciulli che ogni giovedì sera, allo scoccare fatale delle ore 20,40, tutti compatti e unanimi, padre e madre, nonna e zia, si arroccavano con fiero cipiglio sulla Rete 1 e guai a chi gli toccava Mike Bongiorno; e se loro timidamente protestavano, e invocavano i fumetti, si sentivano rispondere: «Zitto, se no ti meno». Ugo Buzzolan I risultati di un'indagine della Rai

Persone citate: Gesù, Mike Bongiorno