Nuova sinistra di Aldo RizzoMimmo Candito

Nuova sinistra Nuova sinistra (Segue dalla 1* pagina) fatti, dopo aver dato l'impressione di poter essere l'interlocutore privilegiato a sinistra del disegno evolutivo del re e di Suarez, l'ha poi dissipata, assumendo il ruolo di principale oppositore, pur nel rispetto, s'intende, del generale disegno di recupero della democrazia che è di Juan Carlos e dei suo primo ministro. Con ciò spesso, almeno in teoria, non ha lasciato altro spazio al partito comunista che non sia quello del voto ideologico, della pura scelta di campo (gli ultimi sondaggi assegnano al pce l'8 per cento: potrebbe essere qualcosa di più). Per Carrillo, del resto, il problema non era vincere queste elezioni (vincerle nel senso di diventare la prima forza della sinistra), bensì parteciparvi. Avere conseguito questo risultato è già per i comunisti uno straordinario successo, in questa specifica realtà spagnola, appena un anno e mezzo dopo la morte di Franco e vincendo resistenze inquietanti, come quelle dei capi militari. Per arrivare a questo successo e preservarne gli sviluppi futuri, Carrillo si è lasciato tranquillamente scavalcare a sinistra, per certi aspetti, da Gonzalez; anzi non si è risparmiato nessuna prova di moderazione. Un episodio elettorale, o forse solo un aneddoto, vede Carrillo proclamare con forza in un comizio la sua accettazione della monarchia, della Comunità europea, delle basi americane, e cosi via, finché una voce dalla sala lo interrompe: «Lascia qualcosa a Fraga!». Fraga Iribarne è il «leader» della destra. Naturalmente in questa moderazione non c'è soltanto tattica. Carrillo ha portato in Spagna e nella campagna elettorale spagnola una versione dell'eurocomunismo che è, se non la più sincera, la più avanzata, soprattutto per ciò che attiene ai rapporti con l'Urss. Nel suo ultimo libro («Eurocomunismo y Estado»), ha ulteriormente sviluppato il suo giudizio critico sulla società sovietica, esplicitamente negando che essa abbia diritto all'aggettivo «socialista»: il punto più vicino alla rottura che sia stato mai raggiunto da un «leader» comunista dopo Tito e Mao Tse-tung. E non si tratta di improvvisazioni, giacché sono almeno quindici anni che Carrillo è su questa strada, con un lavoro insieme teorico e politico. Che il comunismo sia tornato alla legalità in Spagna, su queste basi, è un'altra prova della generale «rifondazione» della sinistra, nel quadro della rifondazione del paese. Per altri versi, tuttavia, Carrillo non è riuscito a fugare tutte le ombre del passato. Già il ritorno di Dolores Ibarruri è stato imbarazzante, con i suoi elogi dell'Urss, che hanno minacciato di vanificare d'un colpo il lungo e complesso «revisionismo» del segretario generale. Poi lo stesso Carrillo ha evocato, senza volerlo, fantasmi d'altri tempi. Molti non hanno dimenticato il ruolo che egli stesso ebbe nella guerra civile come «leader» della Gioventù socialista unificata, pur se non ne è stato fatto un tema elettorale. Una questione più attuale è se la sua linea eurocomunista, che certo è condivisa dai vertici politici e intellettuali, lo sia anche da tutta la base, per quello che la base conta nei regimi di «centralismo democratico». Quale sarà la strategia della sinistra spagnola dopo le elezioni? Carrillo è per la massima unità nazionale, cioè per una versione spagnola del «compromesso storico». Più complessa appare la strategia di Gonzalez. In lìnea di principio, egli intende fare del psoe un polo alternativo a quello moderato-centrista di Suarez (pur se, s'intende, un qualche patto generale sarà necessario per portare a termine la «transizione»). Gli stessi apparenti rapporti di forza all'interno della sinistra, con ì socialisti maggioritari e trainanti, autorizzano, in una prospettiva lunga, l'ipotesi «francese». Diverso è o potrà essere se dalle elezioni del 15 giugno dovesse uscire un parlamento «ingovernabile», senza maggioranze chiare, o col successo di forze portate a radìcalizzare il confronto politico, come l'«Alianza popular» di Fraga. In questo caso, un'alleanza Suarez-Gonzalez, come perno di un'intesa parlamentare più vasta, è probabile. In ultima analisi, i due uomini nuovi della Spagna sono alternativi e complementari, nello stesso tempo, per il futuro della democrazia. Aldo Rizzo (A pagina 20: Chiusa la campagna elettorale. Domani gli spagnoli alle urne, di ; Mimmo Candito). |

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