La salvezza dall'esportazione

La salvezza dall'esportazione La salvezza dall'esportazione (Segue dalla 1' pagina) contro alle esigenze degli esportatori, specie medi e piccoli. In una prospettiva più ampia occorrerà, è evidente, ristrutturare larghi settori della nostra industria e agricoltura per tener testa alla rapida evoluzione dell'economia mondiale nella quale vanno inserendosi i prodotti dei Paesi emergenti che hanno costi di lavoro bassissimi. Settori quali il tessile, il calzaturiero, il petrolchimico, per citarne solo alcuni, verranno sottoposti a una crescente concorrenza sui mercati esteri e su quello italiano. Occorre quindi un forte aumento degli investimenti nei settori tecnologicamente più avanzati, il che è facile a dire ma difficile a fare, in quanto richiede coerenti comportamenti lungo un ampio arco di tempo per quanto riguarda la spesa pubblica, il costo del lavoro, la ricerca scientifica. Non illudiamoci: se non ci sarà una decisa volontà di agire tempestivamente, le nostre difficoltà potrebbero aumentare. Si tenga poi presente che sempre più spesso le imprese che esportano impianti sono sottoposte a pressanti richieste di «compensazioni», cioè di accettare, a parziale pagamento, i prodotti dell'impianto stesso, che, non va scordato, viene normalmente venduto a credito. Ciò non può non suscitare preoccupazione per la nostra futura bilancia dei pagamenti. Sempre più appare opportuno estendere l'accordo internazionale sulle condizioni dei crediti esteri, il cosidetto «consenso» alle varie forme di compensazioni, per evitare le gravi distorsioni che esse arrecano alla concorrenza. Per motivi analoghi si deve continuare a spingere, come si è fatto con qualche successo in questi mesi, per la creazione di una Banca europea per le esportazioni. Ciò conduce ad un'ultima considerazione. 11 miglioramento della nostra bilancia dei pagamenti deve avvenire non solo dal lato di una accresciuta capacità d'esportazione ma anche da quello di una minore propensione all'importazione, mediante maggiori investimenti, specialmente in agricoltura e nel settore energetico. Anche nel breve periodo si può fare qualcosa. Occorre innanzitutto stroncare i veri e propri fenomeni di contrabbando che si hanno in setto¬ ri quali il tessile e quello degli apparecchi audiovisivi, forse introducendo uno speciale contrassegno, ed esaminare con attenzione se vi siano fenomeni di vendite sottocosto («dumping») sul nostro mercato. Soprattutto sarebbe opportuno che i nostri cittadini avessero coscienza degli effetti economici e occupazionali che hanno gli acquisti di prodotti stranieri di lusso o comunque sostituibili con validi prodotti italiani. Se nei prossimi 6-12 mesi, seguendo l'esempio degli appelli lanciati in Paesi assai più ricchi dell'Italia, ciascuno di noi desse la preferenza, per quanto possibile, a prodotti italiani nonché facesse le vacanze entro i confini nazionali, il che francamente non mi sembra un grosso sacrificio, potremmo contribuire a migliorare la bilancia dei pagamenti. Ciò non è autarchia, ma semplice buon senso che consentirebbe un tasso di sviluppo più elevato e maggiori possibilità occupazionali in un momento così difficile per il Paese. Rinaldo Ossola Ministro per 11 Commercio con l'cslero

Persone citate: Rinaldo Ossola

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