Per salvare la scuola

Per salvare la scuola Per salvare la scuola (Non basta fare riforme, occorrono regole e autorità) Si sta chiudendo un anno scolastico fra i più travagliati e infelici, sia nella scuola media, sia nelle università. L'attentato al «computer» di Roma è l'ultima di tante follie; gli studenti che nonostante tutto sono riusciti a studiare meritano una lode speciale. In molte scuole medie, dopo che si erano perse decine e decine di giorni in scioperi, agitazioni, vane « autogestioni », la selezione dello scrutinio è risultata inaspettatamente dura, con promozioni che in alcuni istituti non superano il 50 per cento. Altrove è prevalso il solito lassismo, nato da un senso di disperazione, d'inutilità, di disfattismo. Certo non mancano gli istituti seri, e anche tra gli studenti la maggioranza vorrebbe ancora studiare con serietà. Ma il bilancio d'un anno è drammatico, come di cono — per Torino, ma è così dappertutto — le coraggiose testimonianze che « La Stampa » sta pubblicando: del rettore Cavallo, dei presidi Marrone e Deaglio. Si ha la sensazione che se si vuole salvare la scuola, cioè salvare le nuove generazioni, non ci sia tempo da perdere. Non c'è più spazio per demagogiche prudenze e vigliaccherie. ★ ★ Per salvare la scuola e l'università è indispensabile una ripresa di autorità. Ha scritto la preside Deaglio: « Pur in questo clima (d'intimidazione e di contestazione sfrenata dei docenti e studenti più seri) la scuola va avanti. La maggioranza vuole lavorare in pace e desidera solamente che giungano norme precise la cui applicazione sia " automatica ", che certe iniziative come l'autogestione siano dichiarate "follie" e non permesse... La scuola si riprenderà e saranno proprio i giovani ad emarginare gli "esaltati", a capire che se debbono lavorare devono sapere; certamente un aiuto deve venire dalle autorità centrali e deve trattarsi di norme precise, inequivocabili, che allontanino per sempre dalla scuola coloro che non ne sono degni. Le norme dovranno essere fatte dal Parlamento ». La «minoranza violenta ed irrazionale » di cui parla il preside Marrone non deve poter corrompere i deboli «per i quali lo studio è un peso », e che quindi possono essere indotti a « scioperi, assemblee, collettivi» a ripetizione, senza alcun frutto. Non si possono tollerare — citiamo il rettore Cavallo — « esasperati ed esasperanti metodi innovatori » che suscitano soltanto delusione tra gli studenti: «La sperimentazione è utile e doverosa, ma sperimentare vuol dire cercare la verità, mentre proseguire esperimenti sbagliati è pura follia ». Le lacune, i difetti della scuola italiana sono numerosi: ma che se ne faccia pretesto per distruggere la scuola è intollerabile. Si portino avanti le riforme, presto e bene, ciò è indispensabile: ma si abbia il coraggio di dire che nessuna riforma avrà effetto in una scuola in preda all'anarchia, al fanatismo, alla paura, dove si sviluppa un preciso disegno politico eversivo e antidemocratico, che va combattuto e sconfìtto. Riforme sì, ma anche ristabilire ordine e civiltà. Il rapporto pedagogico per sua natura comporta un esercizio di autorità, non meno di quanto richieda una partecipazione creativa dello studente. L'invenzione pedagogica, l'attenzione ai problemi del tempo presente, non hanno nulla a che fare con il sopruso dell'ignoranza. * ★ Esser studenti, in Italia, oggi, non è facile: studiare bone significa voler superare difficoltà pratiche e psicologiche più forti che in passato, trovare un raro equilibrio tra la contestazione dilagante del principio d'autorità e la coscienza che Io studio è fatica e rispetto di chi più sa, per¬ ché più ha faticato. I problemi pratici sono immensi, per la crescita esplosiva del numero degli studenti in ogni ordine di scuole. Il più ricco e il meglio amministrato dei Paesi non sarebbe riuscito a risolvere bene le tensioni che da ciò derivano, e l'Italia non è né ricca né bene amministrata. Dalla giusta comprensione per lo spirito innovatore della « contestazione » del '68 si è troppo facilmente caduti nella più indulgente demagogia. Non si è potuto o voluto instaurare selezioni severe, «numeri chiusi », che forse sarebbero però soltanto serviti a scaricare pericolose tensioni sociali fuori della scuola. Ma ora i problemi sono chiari: per ridare alla scuola media e alle università i mezzi tecnici indispensabili, per ristabilire la serietà e funzionalità dell'insegnamento, occorreranno impegno e volontà politica altissimi, più mezzi, più competenza amministrativa. Tutto questo però richiederà tempo. Non si costruisce Roma in un giorno, le difficoltà non sono soltanto negli uomini, ma nelle cose, non derivano solo da incompetenza o cattiva volontà. Dunque, bisogna avere anche la forza di difendere la scuola, ristabilendo in essa « le regole di una scuola». ★ * Sull'« Unità » di ieri Luigi Berlinguer traccia un programma preciso e severo di ciò che va fatto, mentre si promuovano più vaste riforme, per salvare l'università: «Chi ci va, per imparare, insegnare, studiare, deve essere sottoposto a regole ■>. Così, si chieda agli studenti che usufruiscono di « presalario» la frequenza obbligatoria, da controllarsi settimanalmente, con erogazioni a cadenza mensile, tali che esse siano « immediatamente sospese se mancheranno frequenza e regolarità degli studi »; e sia questa operazione « severa, rigorosa, seria ». La stessa « frequenza e regolarità » sia richiesta agli studenti che non godono di presalario, senza transigere. A beneficio delle grandi masse di studenti lavoratori, mossi da un impegno personale e civile che merita ogni appoggio, si istituiscano particolari interventi, a cominciare dai corsi serali. E si pretenda dai professori scrupoloso impegno: occorre davvero attendere la legge perché i docenti rispettino il « tempo pieno » e le « incompatibilità »? Berlinguer chiede agli insegnanti comunisti di anticipare sull'entrata in vigore dei progetti che ciò prevedono: questo appello dovrebbe trovare eco ben al di fuori dell'ambito di un qualsiasi partito. La scuola è giustamente fra i temi del programma di governo, in corso di discussione tra i partiti, oltre ad essere oggetto di diverse significative iniziative parlamentari. Importa risanare l'economia, urge la difesa dell'ordine pubblico: ma la scuola è non meno e forse più d'ogni altro un fronte essenziale nella battaglia per restituire vitalità alla democrazia italiana, ordine e civiltà alla convivenza sociale. Su questo fronte si può vincere, o si può perdere tutto.

Persone citate: Berlinguer, Deaglio, Luigi Berlinguer, Marrone

Luoghi citati: Italia, Roma, Torino