Nessun dramma: sul governo i partiti continuano a trattare di Luca Giurato

Nessun dramma: sul governo i partiti continuano a trattare Nessun dramma: sul governo i partiti continuano a trattare Roma, 8 giugno. | Il voto sull'aborto non ha fatto saltare i nervi agli sconfitti e non ha fatto scegliere ai vincitori lo «scontro frontale», come sostiene il pdup. Se i sette franchi tiratori si ripromettevano, strumentalizzando l'aborto, di far saltare l'intesa tra le forze democratiche sul programma, hanno sbagliato bersaglio. I partiti, pur nelle diverse valutazioni del «giallo», hanno respinto le manovre, vere o presunte, di quelle che il comunista Vaio ri ha definito le «brigate bianche». E' questo il dato politico di maggior rilievo, a 24 ore dalla votazione a sorpresa di Palazzo Madama, dopo la lunga, quasi interminabile «suspense». Se il voto non è stato l'esplosione di una mina, resta comunque un episodio delicato e grave, che non ha certo contribuito a migliorare i rapporti tra le forze politiche che prima o poi dovranno pur trovare il mini-accordo sul programma. Ai problemi di sempre, primo tra tutti l'ordine pubblico (oggi nuovi incontri tecnici tra i partiti hanno fatto registrare passi avanti), si aggiunge molta diffidenza, qualche sospetto e un po' di tensione. Nessuno drammatizza, ma è sempre più probabile che, alla vigilia della sigla dell'accordo programmatico, i laici alzino il prezzo politico della trattativa. Alla de che sembra disposta a concedere solo un rimpasto, i comunisti forse, quasi certamente i socialisti e i socialdemocratici, chiederanno molto di più. Si parla di una crisi, di un ritorno del psdi al governo e di tecnici anche del pei nel nuovo ministero Andreotti. Il primo partito a riunire la Segreteria dopo il voto del Senato è stato proprio il psi Il commento di Craxi sintetizza abbastanza bene il momento politico: «Il voto sul- l'aborto non crea certamente il clima più favorevole agli incontri tra i partiti, anche se va tenuto presente il quadro politico». Il senso delle parole del segretario del psi è, al di là di un pizzico di ambiguità quasi dorotea, abbastanza chiaro: è stato un brutto affare, meglio se non fosse accaduto; comunque, non ne facciamo un dramma e rimettiamoci al lavoro tutti insieme. Anche i manciniani, una volta tanto, condividono la linea di Craxi: «Il voto rende più difficile il clima politico, anche se non può arrestare il processo di convergenza programmatica tra le forze politiche». Molto equilibrate e responsabili anche le scelte della segreteria del psdi, un partito al quale si continua ad attribuire una forte «vocazione» governativa. I socialdemocratici non ritengono che il voto «alteri i dati essenziali dei problemi politici in discussione». Il pei, almeno per ora, ha altri problemi. E' il più forte dei partiti sconfitti dall'azione a sorpresa dei «brigatisti bianchi», quindi, quello che sta subendo gli attacchi più duri dei radicali da una parte, della nuova sinistra dall'altra. All'ira pannelliana, si aggiungono le punte tanto acuminate, quanto intrise di veleno, del «manifesto». Per il quotidiano, «la sinistra e la politica fin qui perseguita dal pei hanno registrato un serio insuccesso» e Berlinguer sbaglia quando ritiene che la «famosa natura» della de sia metafisica; è invece dura materialità. Ma il pei sembra solo lontanamente sfiorato da tanto perfido sarcasmo, anche se nessuno — è un vecchio discorso! — è in grado di valutare in modo adeguato le reazioni di almeno una parte della sua base. L'Unità, massima voce ufficiale del partito parla di «grave manovra», ma insiste sul tasto che sta più a cuore a Berlinguer: battere i tentativi di ostacolare l'accordo a sei. Stasera, al termine di un lungo e costruttivo incontro tra «tecnici» dc-pci sull'ordine pubblico, il senatore Pecchioli (pei) ha detto che si va verso una intesa tra i due partiti sullo spinoso problema del fermo di sicurezza, intesa che dovrebbe essere raggiunta modificando la legge Reale. Mazzola (de) ha lasciato intravedere un altro onorevole compromesso: i problemi del sindacato di polizia verranno «girati» al Parlamento. Luca Giurato

Persone citate: Andreotti, Berlinguer, Craxi, Pecchioli, Vaio

Luoghi citati: Roma