Ritornano i puritani di Furio Colombo

Ritornano i puritani CROCIATA CONTRO LA PORNOGRAFIA IN AMERICA Ritornano i puritani La campagna moralista su cinema e tv ha toni fanatici - Si chiederà censura anche per le notizie? (Dal nostro inviato speciale) Los Angeles, giugno. Una stazione televisiva di Los Angeles ha appena trasmesso un programma così audace sul problema della pornografia in California — e con il dichiarato proposito di associarsi alla nuova ondata di lotta per la « pulizia » dello Stato — che subito centinaia di cittadini hanno firmato una petizione per l'incriminazione dei produttori e per « disturbo alla pace mentale dei bambini ». Il documentario infatti è stato trasmesso un sabato sera alle sette, ora rigorosamente considerata « per le famiglie ». Il doppio incidente richia¬ ma l'attenzione su un nuovo militantismo che sta diffondendosi nel paese. Qualcuno dice che gli americani non sopportano che non ci sia una causa per la quale battersi, firmare petizioni e mandare lettere al Congresso. Oppure — è il parere di altri — siamo di fronte a una conseguenza marginale (ma certo non tanto limitata nelle proporzioni e nel numero) dell'ombra di Carter. Il presidente vuole mantenere tesa la corda dell'impegno sociale dei suoi concittadini, e il suo linguaggio, il suo celebre modo di affrontare i problemi è, soprattutto, morale. L'intensa religiosità di Car- ter ha un accento di tolleranza, di naturale liberalismo. In essa c'è la persuasione che ogni decisione interiore debba ricadere nella sfera privata non nella proibizione collettiva. Ma questo accento viene percepito sempre meno a mano a mano che ci si disperde nel fitto reticolato della predicazione della Bibbia, una sorta di pelle di leopardo che copre un po' tutta l'America. La California, ad esempio, ha conosciuto, fino a qualche anno fa, la più grande ondata di permissività che il mondo occidentale abbia mai sperimentato. Ci possono essere ragioni per dire che « sono stati passati tuti ti i limiti ». A meno di voler accettare il principio che « i limiti » sono strettamente privati e deve essere considerato offensivo solo ciò che viene imposto, non ciò che viene scelto. Ma quando si alza il vento della crociata distinzioni così delicate vanno facilmente perdute. Ora il vento della crociata sta soffiando con tutta la forza di un vero e proprio « backlash », di una vendetta contro il decennio dei figli dei fiori e alla lunga vacanza di «Gola profonda». Un po' dappertutto madri e bambini si presentano la sera davanti ai cinema un po' appartati dove si danno ancora film pornografici e all'improvviso, gridando, puntano i fari delle auto sugli impiegati stanchi che volevano farsi una modesta scappata prima di tornare allo schermo tv e alla famiglia. Naturalmente c'è sempre una stazione televisiva, sul posto, e ci saranno mogli indignate che dalla cucina splendente di « Ajax » riconosceranno il marito fra coloro che si proteggono il viso con la valigetta tipo «attaché » o con un giornale. A qualche sfortunato succede di coprirsi la faccia usando una pubblicazione non proprio per le famiglie. La folla grida, la televisione fa il suo bravo zoom e un altro i impiegato stanco viene pub¬ blicamente svergognato per la sua scarsa moralità. Lo stesso tipo di assedio viene condotto di fronte ai negozi dei cosiddetti « libri per adulti » e dei « massage parlors », dove si possono avere i soliti brevi incontri. Il fenomeno si vede di più in California perché (lo diceva Orson Welles, che se ne intendeva) qui tutto è spettacolare, anche la predicazione austera. E perché in questa parte viva e disordinata del continente America, una delle due tribù — quella permissiva — non aveva mai potuto convertire l'altra, che aveva stretto i pugni ed era rimasta a denti stretti in attesa del suo momento. Il momento è venuto. La tribù dei permissivi non aveva avuto ritegno nel celebrare le sue conquiste. C'è da aspettarsi che anche la tribù dei nuovi predicatori mostri la stessa incontinenza, la stessa tendenza al galoppo sfrenato, nella direzione opposta. Non ci sarà scontro perché è tipico di un paese di grandi masse di avere le sue stagioni. Gli avvocati, anche i più celebri — chiamati a difendere libri e pubblicazioni — sono pessimisti. I nuovi puritani seguono infatti tattiche giuridiche che ricordano quelle dei giudici italiani a caccia di film da bloccare. Viene selezionata una zona in cui l'accusatore è severo e la giurìa è certamente « militante » e scatta appena pronunciata la parola « osceno ». La nuova atmosfera è contagiosa. Per esempio si è subito estesa a un'altra crociata, guidata di nuovo da madri con passeggino, contro la « violenza in televisione ». Qui il problema si fa più delicato perché il terreno della distinzione è ancora più incerto. E' difficile tracciare il confine fra ciò che può essere impressionante ma è certamente lecito e persino doveroso, e ciò che invece è puro sfruttamento della morbosità. I difensori della televisione fanno l'esempio di programmi certamente guidati da solide mo- tivazioni morali, che pure comprendono immagini di violenza. Citano una serie dedicata alle aggressioni alle donne, al problema del come difendersi e organizzarsi, recuperare le vittime, e orientare le giovanissime. Le madri con passeggino non vogliono sentir ragioni. Conoscono un solo significato per la parola violenza, come ne conoscono uno solo per la parola oscenità. Deve sparire il « western » in cui si uccide tanto per far restare i ragazzini davanti allo schermo e vendere, nell'intervallo pubblicitario, il nome di un cioccolato. E devono sparire i programmi sulla violenza urbana, il crimine, la droga, la tortura politica, l'aborto, la peste delle gangs giovanili (un problema che è riaffiorato con forza negli ultimi mesi). Il pericolo per la famosa libertà della televisione americana (spesso definita giustamente la peggiore e la migliore del mondo, proprio perché c'è tutto) è certamente alto. Chi deciderà, in un paese che non ha mai amato le censure e i comitati che dettano standards morali a nome degli altri, come toccare un organismo delicato come la tv? E se la crociata di «pulizia» delle madri con passeggino puntasse anche — magari in buona fede e in perfetta ignoranza — verso le notizie e lo « spettacolo » della violenza nelle notizie, cioè diventasse censura (involontaria e inconscia, ma egualmente pericolosa) della realtà? La stessa passione — un po' nobile e un po' cieca — anima la predicazione del cosiddetto « estremismo ecologico ». Anch'essa infatti ha qualcosa in comune con le altre due: un senso di assoluta certezza morale che non vuole mai misurarsi con altri punti di vista né piegarsi al compromesso di altre evidenze. S'intende che le motivazioni ecologiche raramente si fondano su opinioni controverse, non puntano sulla libertà della vita privata e non toccano in alcun modo il patrimonio della informazione pubblica e comune. La somiglianza sta piuttosto in un certo fanatismo chiuso e religioso. La guerra fra sostenitori e avversari delle centrali nucleari, in California, è stata durissima e ha finito per creare una strana polarizzazione fra una destra e una sinistra ecologica che hanno poco a che fare con il normale spettro delle posizioni politiche. E' giusto che i nuovi militanti dell'ecologia si oppongano a qualsiasi contaminazione del petrolio (mezza California ha le spiagge inquinate). Ma la nuova religione non vuole conoscere tecniche nuove e più sicure. Vuole solo abolire, come se una civiltà industriale potesse funzionare senza « le macchine ». E celebra se stessa al volo degli aquiloni. La lotta per la conservazione delle splendide foreste della California del Nord è un altro esempio. E' necessario salvarle. Ma decine di migliaia di tagliatori di legna (che sono tagliatori di legna da generazioni) devono assolutamente avere un lavoro. Il nobile intento di salvare gli « alberi rossi » non vede questo problema. Fra i politici c'è chi si sente a disagio nel vento delle nuove crociate. Speriamo — dicono — che un uomo come Carter riesca presto a spingere fuori dalla sabbia questi potenti motori che girano in folle, e a metterli sulla strada dell'avventura creativa che ormai tanti si aspettano. Furio Colombo

Persone citate: Orson Welles

Luoghi citati: America, California, Los Angeles