A Parigi filosofi in rivolta di Giovanni Arpino

A Parigi filosofi in rivolta Figure e fatti di Giovanni Arpino A Parigi filosofi in rivolta Tutta Parigi ne parla, secondo tipiche abitudini di scoperta e immediato sfruttamento culturale. Sono simpatici {talvolta) e non mancano certo di talento, 10 riconoscono persino i depositari ufficiali della «verità comunista», storici e professori iscritti al partito di Marchais. Di quali tipi si tratta? Dei giovani filosofi che hanno organizzato un «concerto grosso» e sparano a zero contro Marx, secondo un evidente processo edipico. Sono — ci dice Le Monde — i figli di Lacan, i nipotini di Althusser, vantano cuginanze con Roland Barthes e Lévi-Strauss. Si chiamano Bénoist e Dollé, Guerin e Jambet, Levy e Glucksmann, Lardreau e Nemo (il nome più riuscito e opportuno, mi sembra). Sono giovani insegnanti ad Auxerre e a Parigi, autori di libelli e trattati filosofici d'assalto. Nomi da noi sconosciuti ma che in Francia hanno subito avuto l'imprimatur della felicità critica, mondana, dissacrante. Le loro raffiche contro la sinistra ufficiale suonano ilari, feroci, micidiali. Dopo 11 '68 hanno «meditato» (essendo nati tra il '39 e il '49) e ora infilano libri allo spiedo, cartucce nei caricatori della logica, stufi come sono di marxismo, nostalgici del Nietzsche dionisiaco. Affermano: sappiamo di correre rischi, sappiamo che questa strada può comprometterci con le destre, sappiamo che il cammino slitta lungo il baratro dell'anarchia, però basta, però qui però là, e non dimentichiamo che anche Stalin fu un socialista. I comunisti ortodossi accusano il colpo, cercano di arginarli: calma, figlioli saputi e sapienti, siete brillantissimi, ma ricordatevi che la « storia esiste». A parte la capacità mercantile francese d'inventare problemi e spacciarli come cibi pregiati, è davvero sin- golare questa «nouvelle vague» di filosofi. Anziché proporre un regno d'Utopia dedicato alla ragione, si tuffano a precipizio in una critica «contro la sinistra». Hitler, Stalin, Mao, Berlinguer, Santiago Carrillo, chi sono costoro? Occhi nell'identico brodo. Un nulla cosmico, una serie di bubboni, escrescenze, zavorre. Secondo questi filosofi in brache corte, la sinistra ha creato, anch'essa, una sua «barbarie», che vorrebbe far tacere il libero pensatore, rinchiuderlo in una sorta di «gulag» spirituale. E' da prevedersi un'onda ta di risacca, tra qualche mese o un paio d'anni, anche da noi: l'esempio parigino ci ha sempre sedotto, si tratti di Belle Otero o pensatori. Noi, che siamo depositari dei «compromessi» e delle «non sfiducie», non aspettiamo altro che un'imboccata per nuove dispute, nuove tavole rotonde. Chissà se a casa nostra un Craxi produrrà il suo Nemo e Berlinguer partorirà il suo Dollé. Chissà se Pannellu dovrà soggiacere alla logica di un futuro Be' noist. In ogni caso, sarebbero nascite col forcipe, prodotte da una «media-unica» anziché da una «Ecole Normale». E ora non dimentichiamo il sempre tradito (anche stavolta) Nietzsche, che ai giovani romantici, intorno al 1870, diceva: «Dovreste prima imparare l'arte della consolazione nell'Aldiqua, dovreste imparare a "ridere", miei giovani amici, sempreché vogliate assolutamente essere pessimisti; forse in seguito, come "ridenti", un bel giorno manderete al diavolo ogni consolazione metafisica». Sono parole che dovrebbero far riflettere, a Parigi e ad Auxerre, a Roma e in ogni residuo liceo. Alcune femministe si sono risentite, anche violentemente, per la mia immaginaria (ma non troppo) intervista apparsa la settimana scorsa in questa rubrica. Sono onorato. Credo d'essere stato tra i primi, vent'anni fa, a sostenere i problemi della donna, a parlare d'un equilibrio e d'una parità di diritti. Ma questi non escludono i doveri, come dovrebbe risultare ovvio e non è. La dama immaginaria (ma non troppo) che non vuol cuocere due uova è solo uno dei tanti simboli: la conquista del diritto aumenta il dovere, anziché eliminarlo. Si possono capire le rabbie, le solitudini, non il rifiuto di operare. Vogliamo vivere una vita normale, autentica, o solo la sua rappresentazione mimata? A ciascuno la sua scelta, si tratti di uova da friggere o di diversa responsabilità. Le femministe che credono soltanto nella etichetta, nella poltrona, nell'abuso del «no» sono povere creature: il non fare è già un non vivere; chi si limita a coniare slogan non riuscirà a raccogliere neppure une. ciliegia. Anche qui la «storia esiste».

Luoghi citati: Auxerre, Francia, Nomi, Parigi, Roma