Le ragioni di Zaccagnini di Luca Giurato

Le ragioni di Zaccagnini Le ragioni di Zaccagnini (Segue dalla 1" pagina) necessarie alla sicurezza ed alla prosperità del Paese ». « Qualora — ha concluso Panfani — da deroghe, sia pure eccezionali, ai limiti suddetti possano sorgere pericoli per la Costituzione, la sicurezza e lo sviluppo del Paese, per la fisionomia e le scelte partitiche, per la natura ed ampiezza dei consensi elettorali, tali deroghe non possono essere adottate per decisione di una delegazione o di un organo collegiale di vertice, ma devono essere autorizzate almeno da organi collegiali di base ». Queste ultime parole hanno suscitato perplessità tra alcuni membri della direzione. Molti si sono chiesti se Fanfani chiedeva la convocazione del Consiglio Nazionale prima del vertice. Nel corso del dibattito uno dei suoi fedelissimi, D'Arezzo, ha chiarito che non era cosi. Nel dibattito, come sem pre avviene in direzione (ed oggi in modo particolare per una riunione come questa) sono intervenuti quasi tutti i presenti. Tra i tanti, citiamo due capi storici diversi sia per temperamento, sia per scelte politiche: Piccoli e Do- nat-Cattin. Il presidente dei deputati ha sottolineato il « richiamo alla necessità di proseguire la via intrapresa, attestandosi su alcuni, pochi punti qualificanti ed evitando un allargamento della trattativa che andrebbe oltre l'intento di un accordo limitato nei contenuti e nel tempo ». Quanto al significato degli incontri, Piccoli ha riconosciuto che « essi hanno certo un valore politico, ma senza che ciò necessariamente implichi di per se stesso l'appartenenza del pei alla maggioranza». Per Donat-Cattin « la cosa importante non è se gli incontri siano bilaterali o collegiali; è, invece, avere un indirizzo per quel che si vuole fare e dove si intende andare. Tanto più che il pei e il psi lo dicono. Occorrerebbe perciò un mandato definito: 1) che stabilisca le tesi irrinunciabili nel quadro programmatico; 2) che definisca quel che realmente si intende per indisponibilità attuale alla modificazione del quadro politico ». Secondo il ministro dell'Industria, « per condurre con efficacia un confronto di alto impegno, come quello indicato dal Congresso, è necessario, al di là del¬ l'attuale trattativa (che deve rimanere limitata), un progetto democratico per la società e lo Stato: è quello — secondo Donat-Cattin — che non possiamo tardare a delineare per ridurre le difficoltà dei nostro cammino e per incrementare la capacità di aggregazione popolare della de ». Un altro autorevole esponente democristiano, Emilio Colombo, ha sostenuto che, se si va oltre il mandato della direzione democristiana del 27 aprile (no all'accordo politico, n.d.r.) è necessario un congresso. Non bastano la direzione e il Consiglio nazionale. I membri della direzione democristiana sono stati colti di sorpresa, stamani, da una lettera dei dipendenti della stessa direzione del partito. E' una lettera che contraddice alcuni punti fondamentali del programma proposto dalla de ai partiti, programma incentrato su un rigoroso contenimento delle spese dei salari. Tra varie richieste, i dipendenti de chiedono un aumento di stipendio di 50 mila lire al mese. Luca Giurato

Persone citate: D'arezzo, Donat-cattin, Emilio Colombo, Fanfani, Zaccagnini