Donne in guerra contro la norma che le mette in pensione a 55 anni di Francesco Bullo

Donne in guerra contro la norma che le mette in pensione a 55 anni Affermano: "Il legislatore ha discriminato tra i sessi Donne in guerra contro la norma che le mette in pensione a 55 anni La questione sollevata da quattro impiegate della Saipo - Sostenute dall'Udi, chiedono che la Corte Costituzionale si pronunci - Quattro progetti di legge (de, psi e pei) « Vogliamo lavorare come gli uomini fino a 60 anni. Staremmo volentieri a casa ma non abbiamo neppure trent'anni di versamenti previdenziali e con la pensione che ci danno non potremmo vivere. Ci toccherebbe andare alla caserma Cavalli con il barachin a prendere la minestra. Per questo — spiegano le quattro dipendenti della Saipo (l'Oreal italiana) « condannate » a perdere il posto perché hanno raggiunto i 55 anni di età — abbiamo fatto causa ». Si sono presentate ieri davanti al pretore del lavoro Gandolfo per ottenere giustizia, perché il sesso non sia più fonte di discriminazioni. Il magistrato, dopo un'udienza di pochi minuti, ha rinviato di cinque giorni la decisione sulla loro sorte mentre il problema sulla legittimità o meno della legge che manda in pensione le donne cinque anni prima degli uomini sarà esaminato il 18 ottobre. A mezzogiorno, puntuali, erano nella piccola aula del secondo piano: Elsa Opesso e Paolina Pelenc, già licenziate per raggiunti limiti di età; Enrica Allasia e Giulia Guidi che riceveranno la lettera di licenziamento nelle prossime settimane (tutte difese dal prof. Bln e dall'aw. Mirella Prevete). Con loro, in segno di solidarietà, le compagne del consiglio di fabbrica, rappresentanti dell'Udì (Unione donne italiane) guidate dall'on. Mariangela Rosolen e un gruppetto di femministe. Per l'azienda era presente il dott. Zorgnotti con l'aw. Agostini. Le ragioni della vertenza sono state iintetizzate dal prof. Bin che ha ricordato 1 termini del ricorso. Da un lato si contesta la « discriminazione arbitraria » attuata dal legislatore, dall'altro si chiede di sospendere 1 licenziamenti In attesa che la Corte Costituzionale affronti il caso. Ha risposto il legale della Saipo: « La società ha adottato un provvedimento legittimo, ha osservato le leggi dello Stato ribadite da due sentenze della Corte Costituzio- naie. Resta ora solo da vedere, e limitatamente alle due impiegate già licenziate, se si può invocare l'art. 700. Se cioè c'è il pericolo di un danno irreparabile. La risposta è negativa — ha aggiunto — in quanto l'azienda ha messo a disposizione delle interessate la liquidazione, cioè una cifra che supera lo stipendio di un anno ». Il prof. Bln ha replicato: « E' noto che molti datori di lavoro congelano la liquidazione al dipendente che fa causa. Ma anche non fosse così in questo caso, quanto impiegherà la Corte a decidere? Certo più di dodici mesi. Poi, il problema non è solo quello della sopravvivenza, c'è anche da tutelare la personalità del lavoratore. Insistiamo quindi nel chiedere un provvedimento di urgenza per rivendicare un diritto costituzionale. I precedenti non mancano: si sospenda il licenzia¬ mento rimettendo alla Corte il problema ». Pretore: « L'azienda è disposta ad accettare questa tesi? » Avv. Agostini: « No, assolutamente. Sarebbe un precedente. Siamo di fronte ad una norma... ». Prof. Bin: « Norma che vi autorizza, ma che non vi obbliga al licenziamento. Tra l'altro c'è un progetto di legge in materia che dovrebbe modificare i limiti del pensionamento ». Il comitato ristretto della commissione Lavoro alla Camera, spiega l'on. Rosolen, sta preparando in questi giorni un « testo unificato » che tenga conto delle varie proposte, n Ce ne sono quattro. Per i democristiani l'on. Anselmi ha proposto il limite di 60 anni per uomini e donne e l'on. Belussi i 55 anni per tutti con facoltà di proseguire fino a 60. Analoga a quest'ultima è la propo¬ siucqailsfmmdgaidscttzh sta del psi. Il progetto del pei invece prevede 60 anni per gli uomini e 55 per le donne con facoltà dì proseguire per altri cinque. Date le differenti posizioni assunte dai partiti, e considerando il dilagare del " lavoro nero " tra le pensionate, noi donne non possiamo restare inerti: dobbiamo riflettere e individuare le soluzioni migliori. Per questo l'Udi ha promosso un incontro nella sua sede di via Giolitti 42, per il 7 giugno alle ore 18. Vogliamo essere al fianco delle lavoratrici anche in quest'occasione ». Osserva una delle impiegate: « Ne abbiamo bisogno perché ci hanno già fatto capire che se saranno costretti a tenerci, ci trasferiranno a Settimo ». Fallito il tentativo di conciliazione il pretore, come si è detto, ha rinviato la decisione. Francesco Bullo Alcune «licenziate» accompagnate dal consiglio di fabbrica. Al centro l'on. Rosolen