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Armstrong e la "gang,, LA CRONACA DELLA TELEVISIONE Armstrong e la "gang,, IERI rievocazione in un telefilm del re della tromba jazz e il giallo "Il supeispia" - OGGI; il film "Jules et Jim" per il ciclo di Truffaut Il telefilm Louis Armstrong: come è nata una stella avrà probabilmente deluso gli appassionati di jazz e i fans dell'indimenticabile trombettista afroamericano per il tono fumettistico della sceneggiatura, per l'approssimazione eronistica, per la totale infedeltà musicale all'uomo e all'epoca. Il regista, l'ignoto Lee Philips ha combinato un guaio soffermando la sua attenzione sugli anni trucioli della carriera di « Satchmo », quelli del suo ritorno a Chicago, poco dopo il '30, e poco prima delle strepitose tournées in Europa. La vicenda vede Louis alle prese con una banda di gangster che vorrebbero farlo suonare nei loro locali. Louis, come il « Topolino » di Walt Disney, rifiuta perché non vuole tradire la fiducia di un vecchio amico. Per evitare il peggio dovrà fuggire in Europa. Qualche intermezzo romantico, tra un assolo e l'altro. Imperdonabile infine l'averne fatto doppiare la tromba e la voce (inimitabili). Il superspia, nella seconda puntata, ha cercato, meglio che nella prima, di tener fede al suo proposito di essere uno sceneggiato di tipo brillante. La vicenda è all'incirca gialla: domenica scorsa s'era visto un tale che, dopo essersi fatto cambiare i connotati da un barbierino toscano, gli aveva lasciato, come mancia, anche un misterioso gettone. Il recupero del gettone costituiva appunto il motivo ricorrente della puntata di ieri, nella quale Renzo Montagnani e Stefanella Giovannini da una parte, e Sebo Loncar, spia internazionale, dall'altra, erano gli antagonisti più in vista. Le uscite comiche erano motivate della mimica esagitata di Montagnani e dal dinamismo meneghino di Stefanella, qui e là ispirata nel l'accento a Franca Valeri. Oltre alla morettina Ines Pellegrini e all'tt esotica » Nadia Cassini, il reparto femminile della puntata ha concesso dieci minuti a Wanda Osiris che, col disco « Sentimental » in sottofondo, ha raffigurato se stessa e ricordato il tempo felice in cui gli industriali milanesi e torinesi andavano pazzi per le Bluebell e alcuni addirittura le sposavano. Partita benissimo, lunedì scorso, la rassegna intitolata «Effetto notte: incontro con Francois Truffaut », prosegue stasera con Jules e Jim, un film del 1961, superiore, a detta di molti, anche ai Quattrocento colpi e da più d'un critico ritenuto il capolavoro del regista francese cui è dedicato il ciclo. Jules e Jim: un titolo in cui sono nominati gli interlocutori maschili della vicenda ed è taciuto quello ugualmente importante della protagonista femminile, Catherine, resa in modo ammirevole da una Jeanne Moreau trentatreenne. Non meno bravi di lei sono ì due interpreti maschili: Oskar Werner (Jules) e Henry Serre (Jim). Legati da una virile amicizia che li fa inseparabili, i due giovani temono di diventare forzatamente nemici quando la guerra del 1914 fa rientrare nella nativa Austria Jules sposo di Catherine, mentre il francese Jim paventa il richiamo alle armi. Catherine era la donna che entrambi amavano e che per un certo tempo, prima delle nozze, si era divisa tra i due. Proprio Truffaut, a proposito di questo film ha scritto: «I temi di Jules et Jim sono due, quello dell'amicizia tra i due uomini che cerca in ogni modo di sopravvivere e quello dell'impossibilità di vivere in tre. L'idea sviluppata è che la coppia non è un'istituzione soddisfacente ma che non si vede altra soluzione». Tenero e audace (specie per il 1961) al tempo stesso, il film alterna tremuli sorrisi a sofferte malinconie nell'estrarre dal romanzo ispiratore di Henri-Pierre Roche gli elementi di una sottile indagine psicologica e l'evocazione assai intelligente dell'epoca. a. vald.

Luoghi citati: Austria, Chicago, Europa