I deputati missini Miceli e Saccucci alla sbarra per il tentato golpe del '70 di Silvana Mazzocchi

I deputati missini Miceli e Saccucci alla sbarra per il tentato golpe del '70 Al Foro Italico di Roma comincia oggi il processo all'eversione nera I deputati missini Miceli e Saccucci alla sbarra per il tentato golpe del '70 Il p.m. Vitalone ha chiesto di ascoltare centodiciassette testimoni, fra cui Andreotti, Saragat e Tanassi Roma, 29 maggio. Il presidente del Consiglio Giulio Andreotti, l'ex presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, l'ex ministro della Difesa, Mario Tanassi, il capo del Sid, ammiraglie Mario Casardi e l'ex capo della polizia. Angelo Vicari, sono fra i 117 testimoni che la pubblica accusa rappresentata da Claudio Vitalone ha chiesto di ascoltare al processo per i tentativi golpisti messi in atto dal '70 al '74 e che comincia, domani nella palestra Coni del Poro Italico dove è installata la Corte d'Assise. I settantotto imputati — uno di loro, Mario Pavia è morto nel novembre '75 — saranno difesi da 156 legali e nella tribuna stampa è prevista la presenza di oltre sessanta giornalisti. A questa piccola folla si aggiungeranno ancora otto periti e i testimoni che saranno citati dai difensori degli imputati. Per regolare lo svolgimento sereno delle udienze — fissate in calendario nei primi tre giorni di ogni settimana — ci saranno duecento uomini tra polizia e carabinieri e un « metal-detector » è stato preparato per controllare il pubI blico che affluirà nella zona j riservata. E' questo il processo politico più importante di quest'anno insieme con quello in corso a Catanzaro per la strage di piazza Fontana. Nelle aule di queste due corti d'assise si processano quanti hanno cercato di rovesciare la nostra democrazia: i presunti golpisti attentando direttamente allo Stato democratico, gli autori della strage di Milano operando per buttare nel caos il paese. Per questi reati è previsto l'ergastolo, ma il compito arduo che spetta ai giudici togati di Roma e alla giurìa popolare è, al pari di quanto ci si attende dalla Corte di Catanzaro, quello di individuare i mandanti e i protettori di rango. E' il processo alle frange del Sid che protessero i golpisti, alle coperture politiche di cui i vertici del servizio segreto devono aver usufruito. Già due anni fa, Vito Miceli, l'ex capo del Sid, per difendersi dalla pesante accusa di cospirazione politica che il giudice di Padova, Tamburino, gli aveva rivolto riguardo ai presunti compiti antistituzionali che il generale avrebbe svolto creando ! una sorta di « supersid », j disse che di tutto quanto I venne a sapere in veste di j capo del Sid sulla notte del I « tora-tora » — l'operazione gapattcsebds golpista dell'8 dicembre '70 — aveva sempre informato il potere politico. Era un tentativo di mandare gli atti del processo alla commissione parlamentare inquirente che, soprattutto durante la gestione precedente al 20 giugno scorso — che ne ha mutato gli equilibri politici — si sarebbe comportata col rischio di un insabbiamento di questo processo. Domani alla sbarra ci saranno otto ufficiali, i maggiori rappresentanti dell'eversione fascista e due deputati missini: Vito Miceli è accusato di favoreggiamento; Sandro Saccucci deve rispondere di cospirazione politica, insurrezione armata, tentativo di sequestro di persona (la notte del 7 dicembre '70 doveva essere rapito Angelo Vicari), Stefano Delle Chiaie e Remo Orlandini. Per i tentativi di colpo di Stato successivi compaiono Eliodoro Pomar, l'ingegnere nuclea- re che nel piano golpista avrebbe dovuto inquinare gli acquedotti e che, sfuggito all'arresto nel '74 è tuttora ! latitante. Elio Massagrande, figura numero uno nel gotha di « Ordine nuovo » e in quello del movimento eversivo fascista « Rosa dei venti » che puntava sull'intervento delle forze armate per riportare l'ordine dopo l'assassinio di sindacalisti e uomini politici previsto dai golpisti. Le posizioni processuali dei 77 imputati sono varie: vanno dalla cospirazione politica, all'insurrezione armata, al favoreggiamento, alla detenzione di armi. Come ormai ! accade abitualmente in ogni I corte d'assise i difensori teni teranno di arenare il proces1 so nelle sabbie delle battaI glie procedurali noiose e improduttive che, se anche non ottengono lo scopo prefisso e cioè bloccare il dibattimento, riescono però a calarlo nell'indifferenza dell'opinione pubblica come in parte è già successo al processo per la strage di piazza Fontana. Silvana Mazzocchi Vito Miceli ! ! I i1I Sandro Saccucci

Luoghi citati: Catanzaro, Milano, Padova, Roma