I violenti radicali della nonviolenza di Antonio Ghirelli

I violenti radicali della nonviolenza STAMPA SERA del lunedi I violenti radicali della nonviolenza L'afférmazione del partito radicale sotto la guida di Marco l'annoila, di Spadaccia e della Faccio aveva suscitato grandi speranze fra quanti lamentavano l'involuzione del dibattito politico in Italia, la sua codificazione liturgica in formule astratte, la paralisi delle decisioni. Il movimento che era risorto dalle ceneri del vecchio gruppo costituito negli Anni Cinquanta dai liberali di sinistra intorno a Villabruna e Carandini, pareva vantare benemerenze indiscutibili: il metodo della non violenza o disobbedienza civile, il rifiuto della burocrazia di partito, l'affermazione dei diritti civili trascurati dalla logica dei partiti di massa, il collegamento con gli strati dell'emarginazione sociale (giovani, donne, « diversi ») e la loro mobilitazione politica. In Paesi di più antico e radicato costume democratico, il radicalismo aveva combattuto già nel secolo scorso battaglie memorabili per spezzare la dura scorza di conformismo della società vittoriana e piegare il ferreo apparato repressivo del palco-capitalismo. Ma in Italia, dove i Bovio e i Cavallotti avevano svolto un ruolo diverso, più enfatico e provinciale, frenato da compromissioni massoniche e borghesi, la novità si annunciava benefica. La lotta per il referendum sul divorzio offrì una prima misura della preziosa funzione di pungolo che il pr poteva svolgere nei confronti dei partiti di sinistra e dell'intera società italiana. Pannella e i suoi amici furono in prima fila anche nell'agitazione e nella propaganda di altri scottanti problemi: il femminismo, l'omosessualità, l'aborto, la condizione del soldato, la riforma carceraria. Tutto lo schieramento politico italiano cominciò a dover fare i conti con i radicali, e naturalmente l'anello più debole della catena, il partito socialista, fu anche quello che si lasciò maggiormente suggestionare dalla nuova formazione, al punto che suoi esponenti di rilievo come Fortuna e Orlando presero la doppia tessera, mentre al momento della caduta del governo Moro-La Malfa si profilava la possibilità di un'alleanza elettorale tra i due partiti. Al congresso d. Roma, Pannella intervenne come militante socialista, propugnando con lirico slancio un'interpretazione umanistica e libertaria del partito e schierandosi ovviamente per l'alternativa di sinistra. L'intensità degli applausi con cui i congressisti salutarono il suo intervento fu, probabilmente, una delle ragioni che suggerirono ai dirigenti del psi di lasciar cadere la proposta della lista unica, costringendo in tal modo i radicali a presentarsi in proprio o ad allearsi, in qualche collegio, con il raggruppamento di Democrazij proletaria. L'elezione di quattro deputati sanzionò, il 20 giugno 76, un notevole successo dei radicali ma determinò al tempo stesso l'inizio di un processo critico che del resto è connaturato alla lievitazione di ogni forza politica. Ad un anno di distanza, la sensazione — serena e cordiale — dell'osservatore è che Pannella ed i suoi amici non abbiano meditato a fondo su tutte le implicazioni che il processo di crescita del movimento non poteva non implicare: anzitutto, il maggior senso di responsabilità, che viene dall'incremento dei consensi. Al contrario, forse suggestionati dallo spettacolo di disgregazione delle istituzioni e della società, i radicali sembrano posseduti da una sorta di voluttà di distruzione dei pochi schemi di civile convivenza ancora superstiti nel caos generale E' come se un'ebbrezza collettiva, un « cupio dissolvi » tradotto nei modi, nei ritmi e nei colori di « Nashville », si fossero impadroniti del movimento da cui avevano sperato una dilatazione e non una lacerazione del tessuto democratico. La proposta degli otto referendum, lanciati tutti insieme, come in una pirotecnica Piedigrotta politica: la sfida di piazza Navona, gli apocalittici giudizi lanciati in video da Pannella contro il ministro degli Interni e le forze dell'ordine; le sferzanti polemiche contro i socialisti della Raitv, nel momento in cui essi rappresentano la punta più avanzata dello schieramento riformatore, collocano ormai i radicali, loro malgrado, in un'area più vicina a quella dell'autonomia operaia che non degli stessi gruppi di nuova sinistra. Del resto, la virulenza del linguaggio, l'escalation dell'ingiuria e della denunzia tradiscono uno stato di eccitazione e di confusione che è l'esatto contrario della « nonviolenza », una filosofia fatta di convinzione profonda, di serena tolleranza, di pacata testimonianza morale. La fretta è totalitaria, la pazienza è democratica. E anche se la paralisi delle istituzioni e la « lentocrazia » dei grandi partiti sono fatte per portare i galantuomini all'esasperazione, Pannella e i suoi amici devono persuadersi che stiamo marciando tutti sulla lama di un rasoio. Un gesto, una parola di più e precipitiamo, tutti, a capofitto nel baratro di un autoritarismo che spazzerebbe via, in primo luogo, i radicali, i libertari, gli umanisti. Antonio Ghirelli

Persone citate: Bovio, Carandini, Fortuna, La Malfa, Pannella, Spadaccia, Villabruna

Luoghi citati: Italia, Roma