Piacerà alla giuria il borghese di Sordi? di Stefano Reggiani

Piacerà alla giuria il borghese di Sordi? UN'ALTRA OPERA ITALIANA ALLA RIBALTA DEL FESTIVAL DI CANNES Piacerà alla giuria il borghese di Sordi? C'è il rischio che il film di Monicelli, presentato ieri, possa apparire "troppo italiano" - "I duellanti" di Ridley Scott, tratto da Conrad (Dal nostro inviato speciale) Cannes, 22 maggio. Roma, la ministerialità, la morale piccolo borghese, sono forse oggetti inesportabili? Le ferite che fanno sanguinare il personaggio di Alberto Sordi colpiscono radici troppo lontane? Si vedrà a conclusione del Festival, magari dopo la consegna dei premi, se II borghese piccolo piccolo, presentato oggi a Cannes, è un fenomeno «troppo» italiano. I francesi sono bizzarri e, verso l'Italia, affettuosamente razzisti. Gli piacciono i Taviani col loro terzo mondo sardo frugato dall'intelligenza, gli piace Sophia Loren per motivi misteriosi, se parliamo dell'attrice, gli piacciono a giorni alterni Risi e Monicelli. Ma forse Monicelli col Borghese è andato oltre i limiti convenuti della commedia e forse (ma s'era osservato anche in Italia all'uscita del film) l'ideologia che regge la forte interpretazione di Sordi è un poco vacillante, perché il personaggio ha prevaricato sul regista. Comunque, si parla di un premio per l'interpretazione a Sophia Loren: il che darebbe una degna etichetta al Festival, una specie di festa in famìglia tra personaggi della società internazionale. Il secondo film in concorso oggi è stato The duellists («I duellanti») diretto da Ridley Scott e presentato dalla Gran Bretagna. Tratto da un racconto di Conrad, illustra in modo egregio la storia di una inimicizia irragionevole e perciò tanto più fondata e violenta. Due ufficiali dell'armata napoleonica (Harvey Keitel e Keith Carradine) giungono al loro primo duello a Strasburgo apparentemente per futili motivi. L'uno, il tenente D'Hubert, ha portato all'altro, il tenente Feraud, in casa di una signora, un ordine di arresto per un duello che Feraud ha sostenuto nella mattina contro le disposizioni militari. Chi può dire da quali abissi di alterigia e di debolezza nasca l'odio? Feraud sfida a duello D'Hubert, ed è l'onore, questa volta, a trascinare lo sfidato nel vento di un'ostilità inarrestabile, che negli anni, lontano il pretesto iniziale, si nutrirà solo di se stessa. Fassa accanto agli ufficiali, dentro uno sguardo freddo e pietoso che può ricordare il «Barry Lyndon» di Kubrick, il panorama degli anni napoleonici. Ma visto più che in battaglia nelle retrovie, tra la stupidità lus¬ suosa e risonante delle divise, i brevi amori con le ragazze che seguono o incontrano l'armata, la superba violenza della natura, come nell'inverno russo. Ebbene, dentro la confusione grottesca e tragica delle guerre, che cambieranno per un momento l'Europa, i duelli ricorrenti dei due ufficiali acquistano una solennità solitaria. Cominciati come scontri alla sciabola i duelli si concludono con una sfida alla pistola, tra prateria e bosco, presso la villa di D'Hubert che è diventato generale realista, dopo i cento giorni napoleonici. Feraud, accusato per la sua fede bonapartista, era finito nelle liste di Fouché, e D'Hubert lo aveva salvato segretamente dall'esecuzione perché una lunga inimicizia è più forte e obbligante di una lunga amicizia. Nel duello alla pistola D'Hubert, che sta per avere la meglio, grazia Feraud, ma insieme lo uccide, poiché gli impone il patto di non più rivedersi e cercarsi. Il regista Ridley Scott ha 38 anni, ha fatto televisione e pubblicità, imparando molto. E' perfino troppo bravo, troppo attento ai movimenti degli uomini e degli oggetti. Ha detto: «Ho voluto fare una specie di coreografia di balletto sul tema di una idea fissa». L'ha costruita con attenzione e scaltrezza, nascondendoci anche i momenti stanchi e di maniera, e dunque eleggendoci a complici. Le altre manifestazioni del Festival continuano, come si sa, con abbondanza di film e insieme ristrettezza di temi. Prevalgono la memoria, la caccia ai pezzi di repertorio, la nostalgia attizzata talvolta con i mezzi più bassi. Forse anche per questo la gente corre a vedere Sophia Loren. Perché è spinta, oltre il divismo, alla ricerca dei cimeli. Stefano Reggiani (Pag. 7 - Altro servizio di Piero Perona sui film del Festival).

Luoghi citati: Cannes, Europa, Gran Bretagna, Italia, Roma, Strasburgo