Condannati, i "manovali,, in carcere Restano liberi mandanti e riciclatori di Mario Bariona

Condannati, i "manovali,, in carcere Restano liberi mandanti e riciclatori Otto ergastoli e pene esemplari al processo per Cristina Condannati, i "manovali,, in carcere Restano liberi mandanti e riciclatori Significative dichiarazioni del pm Canfora sulle difficoltà dell'istruttoria - "Non è andato tutto per il suo verso, perché ci siamo dovuti fermare di fronte ad ostacoli insuperabili" - Rimangono molti interrogativi (Dal nostro inviato speciale) Novara, 8 maggio. Otto ergastoli, su dieci chiesti, e 151 anni complessivi di carcere agli altri imputati hanno concluso il processo di Novara per il sequestro e la morte di Cristina Mazzotti. Il p.m., Corrado Canfora, di fronte al trionfalismo di molti («Colpita la malia per la prima volta», «La mafia non è intoccabile», «Riconosciuti i legami della mafia col sequestro») è rimasto scettico. Dice: <<£' stata una sentenza equa, perfettamente aderente alle risultarne del processo». Ma aggiunge subito: «Non si può fare giustizia per una vittima. La sentenza non potrà mai ridare la vita a Cristina. E' importante l'affermazione "per dolo evidente". Questi signori devono sapere che quando si mantiene una vittima in quelle condizioni si risponde di omicidio volontà; rio». Al p.m. Canfora è rimasta la bocca amara. Studiando l'istruttoria si era reso conto che, volendo, si sarebbe potuti arrivare molto più in là. Ma l'istruttoria Mazzotti l'ha ereditata quando ormai gli atti erano stati compiuti dal capo del suo ufficio, il procuratore della Repubblica Di Felice. Mentre i giurati erano in camera di consiglio per la lunga notte bianca, «non è andato tutto per il suo verso — dice ai giornalisti — perché ci siamo dovuti fermare di fronte ad ostacoli insuperabili. Non siamo ad esempio riusciti ad identificare il basista del sequestro che in ogni caso non avremmo potuto scoprire in dibattimento. Anche il riciclaggio del riscatto andava scavato più a fondo». (L'inchiesta della Guardia di finanza dopo un brillante avvio, che portò all'arresto di Francesco Russello «uno dei più grossi riciclatori» di riscatti, venne bloccata quando stava per imboccare una pi¬ sta sorprendente, n.d.r.). «Anche per il riciclaggio — continua il dottor Canfora — non si è potuto fare di più perché le banche non hanno collaborato. Io sono ad esempio convinto che Russello sia I uno dei più grossi riciclatori: la sua attività non giustifica un movimento di 800 milioni in due mesi e avrebbe dovuto far sorgere qualche sospetto nei funzionari di banca. A questo livello manca una organizzazione di polizia giudiziaria e, nello Stato, qualche iniziativa che possa contrastare il fenomeno dei sequestri di persona. Occorre — prosegue — un maggiore scambio di notizie a livello di procure generali. Sarebbe necessario un magistrato che si occupasse dei sequestri di persona in ogni distretto e che si mantenesse in contatto con i suoi colleghi degli altri distretti. Si dovrebbe partire dal riciclaggio dei riscatti e di qui risalire alle diverse responsabilità, perché sono convinto che fra le diverse bande esìstono stretti collegamenti». Francesco Russello è stato condannato a 6 anni e sei mesi (chiesti dal p.m. 9: Russello aveva versato in banca a Sanremo 40 milioni del sequestro Mazzotti e altrettanti del sequestro del consigliere comunale milanese Angelo Malabarba; l'altro riciclatore, Alberto Rosea (informatore dei carabinieri) accusato di ricettazione, se l'è cavata soltanto con 2 anni (chiesti dal pm 5). Non si è arrivati ai «cervelli» . Non si è arrivati ai «mandanti»: Antonino Giacobbe sarà un mafioso ma non ha certo la taglia del «boss» ed il suo braccio destro Francesco Gattini non va di là di un «capomanipolo». Tutto sommato, a parte il «record» degli ergastoli, che vedono condannati «per sempre» Giuliano Angelini, Libero Ballinari, Rosa Cristiano, Achille Gaetano, Francesco Gattini, Gianni Geroldi, Antonio Giacobbe e Loredana Peroncini e le pesanti pene per Alberto Menzaghi, 30 anni, Bruno Abramo, 30 anni, Sebastiano Spadaro, latitante 28 anni, Giuseppe Milan 26 anni, Vittorio Carpino, 23 anni e 6 mesi, il processo non è andato al di là della «normale amministrazione». Mario Bariona Novara. Il p.m. Canfora e alcuni imputati del processo Mazzotti Gniti all'ergastolo

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