"Porci con le ali" in anteprima ha diviso gli onorevoli invitati

"Porci con le ali" in anteprima ha diviso gli onorevoli invitati GIUDIZI CONTRASTANTI SUL FILM TRATTO DAL, NOTO LIBRO "Porci con le ali" in anteprima ha diviso gli onorevoli invitati Roma, 8 maggio. «Porci con le ali» uscirà subito dopo il festival di Cannes, a fine maggio. Il film è pronto: deve solo superare l'esame della commissione di censura. Roma è già tappezzata di cartelloni su cui spiccano due graziosi porcellini alati: uno azzurro (Rocco), l'altro rosa, Antonia. L'altra sera c'è stata una proiezione privata. Una serata movimentata e interessante. C'erano uomini politici, registi, rappresentanti della cultura italiana e soprattutto giovani. Un pubblico eterogeneo con curiosi accostamenti. Pietro Ingrao (presidente della Camera), in abito scuro, sedeva accanto a Cristiana Mancinelli, protagonista femminile del film, con cappello nero a larghe falde calato sugli occhi. Cristiana aveva fatto il suo ingresso in sala in modo abbastanza clamoroso, avendo al seguito il gruppo del «teatro emarginato»: giovani truccati da clown che recitano per le strade (sollecitando un'offerta dai passanti), con le facce imbiancate di farina e gli occhi neri di bistro, fumo e pasticche a volontà. Da quando li ha incontrati. Cristiana vive con loro, travolta dalla passione per il teatro e la politica: ha vissuto con il gruppo le giornate di aprile, tra il fumo dei lacrimogeni e le vetrine infrante. Il film inizia con un vero cazzotto allo stomaco dello spettatore ignaro: «a schermo buio» si sente la voce di Antonia che recita una sequela di parolacce. E' lo stesso attacco del libro («Porci con le ali», di Lidia Ravera e Marco Lombardo Radice) da cui è tratto il film. La parola di Zavattini e il suo corrispettivo femminile vengono ripetute lentamente, con metodo. come per un esercizio di concentrazione. Ma si tratta di un attimo. Superato il quale, chi resta vede premiata la propria costanza. Niente scene di compiaciuto erotismo e nessuna volgarità. Anche quando i protagonisti si spogliano e fanno l'amore (lui con lei, lei con l'altro, le amiche tra di loro, e ognuno con se stesso) non sono mai le immagini a ferire l'occhio. L'organo più colpito resta l'orecchio. Riferiamo alcune «audacie» che hanno divertito il pubblico in sala. La scena in cui l'ideologo del gruppo, Marcello (Lou Castel), leader del '68, omosessuale, dice a Rocco, protagonista maschile (il bravissimo Franco Bianchì, 18 anni): «Io credo che sia giusto sessualizzare i rapporti di amicizia. A te non dispiacerebbe, vero? Ma lo dici convinto o... per non essere di destra?». In un'altra scena, Rocco, che ha litigato con Antonia, se ne sta con l'amico e cerca di consolarsi come può: «Ma io sto meglio con te — gli ripete — tu mi capisci, ma non c'è confronto!». E a questo punto gli tira giù lo zip dei pantaloni. La scena ha indignato Goffredo Lombardo (Titanus), distributore del film, il quale voleva sospendere Pietrangeli dalla regia. Lombardo ancora non riesce a capire perché Rocco, che non è omosessuale, «invece di sbattersi le amiche, perde tempo con gli amici cretini». Poco prima che il film terminasse, il gruppo del «teatro emarginato» si è alzato come un sol uomo e con Cristiana Mancinelli in testa è uscito dalla sala al grido di: «Basta, è uno schifo!». Giudizio che, pronunciato da quel pulpito, lascia perplessi. Ma ecco qualche altro parere. Lucio Magri ha definito il film «sentimentale, senza dare all'aggettivo connotazioni negative); Luigi Pintor, l'ha trovato «divertente, garbato, fatto con grande gusto, senza cadute». Pietro Ingrao ha dato un giudizio positivo sul film, «pur con qualche riserva»; alla moglie di Ingrao, Laura, è piaciuto incondizionatamente. Alfredo Reichlin ha detto che «intende parlarne con calma uno di questi giorni». E ora i registi. Michelangelo Antonioni: «Pietrangeli è molto bravo per essere quasi un debuttante». Gillo Pontecorvo è rimasto «stupito che un primo film sia così sapiente». Marco Bellocchio al contrario ha rilevato i punti negativi: «Il film in certi momenti fa addirittura pensare a un saggio, ci sono cose troppo scolastiche ». Agli opposti, come giudizio, due giornalisti: Aniello Coppola (direttore di Paese Sera): «Credo di essere stato uno di quelli a cui il film è piaciuto di più»; Giorgio Bocca: «Sembra un film sovvenzionato dal msi». La critica più severa viene dagli autori del libro, che dopo aver visto il film hanno tolto il loro nome dalla sceneggiatura: Giaime Pintor, che di Porci con le ali ha scritto la «postfazione», dice: «Anche se apparentemente uguale, perché presenta gli stessi episodi, il film tradisce il libro nelle cose fondamentali: il giudizio politico sui giovani, per esempio. E se mi chiedo: i giovani di oggi sono cosi? La risposta è no». Lidia Ravera. autrice con Marco Lombardo Radice di Porci con le ali — dice: «Pietrangeli ha completamente falsato il rapporto di Antonia con il piccolo gruppo: questo è offensivo soprattutto nei confronti del movimento femminista. A Pietrangeli glielo avevo ripetuto e messo per iscritto su una specie di promemoria: "Ricordati: Rocco sta sulle palle a Antonia, che detesta gli uomini, il loro pressapochismo morale, la loro vigliaccheria, il loro egoismo, il loro opportunismo scoperecchio ». Corrado Corradi Cristina Mancinelli (Antonia) e Franco Bianchi (Rocco) nel film « Porci con le ali »

Luoghi citati: Cannes, Cristiana Mancinelli, Roma