Un dibattito tra giornalisti di Ferruccio BorioMarco Marello

Un dibattito tra giornalisti Un dibattito tra giornalisti a e a a Un dibattito tra giornalisti d'uno stesso giornale non è certo incori- sueto, anzi è cosa d'ogni giorno, Fare un giornale vuol dire Inter- egarsi costantemente e critica- mente sul proprio lavoro, per cer- care di avvicinarsi a quell'Idea di verità, di correttezza cronlstlca, di commento civile Impegnato, che ogni giornalista, e ogni grande giornale, si propone di raggiungere. A La Stampa di tali dibattiti si nutre, In un ambiente di civile discussione tra colleghl, ogni nostra giornata. Oggi, in via eccezionale — e diremo subito perché — abbiamo deciso di dar notizia di uno di questi dibattiti al lettore. Riguarda la tragica morte della quindicenne Maria Pia e // modo In cui noi stessi, nelle pagine del nostro giornale, abbiamo narrato e cercato di illuminare le radici di questa terribile, orrida vicenda. E' accaduto che alcune delle nostre colleghe abbiano ritenuto errato, dal punto di vista della donna, il modo In cui La Stampa ha trattato questo tremendo fatto di cronaca. Il direttore non condivide la critica che qui vi presentiamo, non giudica cioè che La Stampa abbia presentato una tesi •Innocentista', né tentato In alcun modo di giustificare, per una sorta di cecità •maschilista', come oggi si dice, l'orrendo delitto. Ma II tema che queste nostre colleghe hanno sollevato è al centro dell'attenzione e del dibattito, certo non soltanto In relazione al delitto di Torino: della posizione della donna si parla ogni giorno, discutendo se la società •tradizionale' sia In vario modo oppressiva nel confronti della donna, come certo molte volte è. Orbene, ci è dunque sembrato che fosse giusto dare spazio a questa voce (che pure ha ferito, e ce ne dispiace, alcuni colleghl che hanno realizzato quell'impegnativo servizio). Così come ci è sembrato giusto chiedere al collega Ferruccio Borio, che ogni giorno guida la nostra 'Cronaca' nell'ar- illllIllllIIIIIMItlMIIIIIIIIIIMIllIlillMIIIIIIIIJlIlllli dua ricerca della verità (e ci sia consentito dire che La Stampa, anche per la scrupolosa preclsio ne, Imparzialità, completezza del ! le sue cronache è giustamente ] stimata nel quadro del giornali- smo italiano e mondiale), di rispondere alle osservazioni delle nostre colleghe. Ecco dunque II testo delle due lettere indirizzate al direttore di questo giornale. Le offriamo al lettori come contributo a quel grande dibattito di Idee che ogni giorno si svolge In Italia: un dibattito, vorremmo osservare, che In momenti così difficili, tormentati, incerti, rimane la principale nostra ragione di fiducia nella crescita civile e ordinata del nostro Paese. a. 1. Caro Direttore, noi giornaliste della Stampa critichiamo la maniera in cui questo giornale ha trattato la vicenda di Maria Pia Alparone e la sua morte. Maria Pia aveva quindici anni ed è stata uccisa In modo brutale. E' lei la vittima. Al contrarlo, i servizi pubblicati in questi giorni — a noi sembra — sollecitano un giudizio colpevolista nei riguardi di lei: era lei che provocava, non stava al suo posto; in fondo se l'è quindi voluta. L'Intervista alla mamma dell'assassino, «vedova segnata dalla fatica», s'è tradotta nel confronto tra la ■donna per bene» e la «ragazza poco di buono- alla quale si attribuisce la responsabilità di aver reso il figlio un assassino. CI pare questo un modo per «pilotare» la lettura. Speculando sulla giovane età di Maria Pia, sollecitando la curiosità morbosa del lettore, insinuando che anche a quindici anni si possono avere -precedenti», ci si è preoccupati In sostanza di dare un giudizio moralistico su di lei ricalcando I moduli di una morale codina. La ragazza è stata uccisa a martellate e In circostanze che sembrano essere ancora più gravi di quelle finora accertate. Schemi mentali tuttora presenti trasformano I ruoli amari di questa vlcen- llllllllll .■Illllllllirilllll IIIIM1 IIIddtIttlcprdtCnlRpaltvpdptSngsEft IIDIlllllMllillIlllIII lllIllllllllliJMIIIIIIIIda ripetendo l'equazione ambigua donna-peccatrice-colpevole. Le foto e il linguaggio usati aggiungono I caratteri di esemplarità a un certo modo di fare informazione contro il quale tutte le giornaliste ilaliane hanno preso posizione al recente convegno di Milano. L'Impegno a pronunciarci per modificare l'Immagine che i giornali usano dare della donna ci spinge a Intervenire su questo episodio. Liliana Madeo. Susanna Marzolla, Silvana Mazzocchi, Grazia Novellini, Ornella Rota. Marinella Venegonl, Angela Vlrdò Caro Direttore, le colleghe giornaliste esprimono giudizio negativo sul servizi relativi alla tragedia di Maria Pia. Riconosco che nell'Informazione puntigliosa, ma necessariamente affrettata di una cronaca, l'assoluta obiettività può risultare a volte non soddisfacente. E' mio dovere però affermare che «La Stampa» anche in questa vicenda ha dato al lettori una rigorosa rappresentazione del fatti nel più Intransigente rispetto della verità. Sostenere che «I servizi sollecitano un giudizio colpevolista» verso la vittima è Ingiusto. Come è Ingiusto attribuire al cronista la considerazione: ■ In fondo Maria Pia non stava al suo posto, quindi se l'è voluta-. Che cosa? La morte? E' un'Illazione semplicistica e offensiva la cui responsabilità lascio a chi ha scritto la lettera. Le colleghe attribuiscono a un -modo di pilotare la lettura» l'Intervista alla madre dell'assassino, che «si traduce in un confronto tra la donna per bene e la ragazza poco di buono». Simile Interpretazione è esagerata e si rasenta l'assurdo poi quando si rispolverano frasi abusate come «l'equazione ambigua donna - peccatrice - colpevole». Credevo che i tempi delle streghe fossero finiti. In ogni caso «nessun confronto» per uccidere una seconda volta la ragazza, ma umana pietà per entrambe le donne: commiserazione per II dolore di una madre, costernazio¬ IIIIIIill'llliri liaiIIlIllitllillllMIIIlIKIIIl Ili ne profonda per l'orrenda fine della vittima. Ma non è «La Stampa», che ha pubblicato su questa vicenda II corsivo «Orrore» In apertura di cronaca per l'assassinio di Maria Pia? Non «morale codina», ma sdegno e denuncia per quanto è potuto accadere a una ragazza massacrata nel cuore della città, poi gettata ai topi tra I rifiuti. Di fronte a uno scempio slmile non ci sono distinzioni: Maria Pia 0 Maria Gorettl, il crimine è identico. I termini non muterebbero se la vittima fosse un maschio. Ma non facciamo, per favore, questione di femminismo o maschilismo. C'è un crimine su cui II lettore ha diritto di essere informato. La cronaca ha II dovere di registrare 1 fatti con obiettività, imparzialità, completezza. Nascondere le dichiarazioni della madre dell'assassino o Ignorare II diario di Maria Pia sarebbe stato un attentato alla completezza dell'informazione. Certo abbiamo rispettato I limiti dell'opportunità e parecchie pagine del diario sono state volutamente dimenticate. Le colleghe giornaliste esagerano quando scorgono intenzioni di giudizio dove c'è semplice registrazione del fatti, però l'impegno che guida il loro Intervento — al di là dell'episodio di cronaca, forse scelto un po' avventatamente — è lodevolisslmo. Sia consentito di dirlo a un cronista che ha visto «La Stampa- schierata sempre In prima linea per la soluzione di tutte le questioni civili. La lotta per la parità effettiva tra gli uomini, maschi o femmine, è sacrosanta e deve essere sostenuta. Come deve essere sostenuto II diritto del giornalista alla tutela della propria dignità professionale posta al servizio della verità. Ferruccio Borio e I cronisti: Anna Rosa Galleslo. Simonetta Conti, Giuseppe Sangiorgio, Gianni Blslo, Massimo Boccalettl, Renato Romanelli, Giuliano Fantini, Sergio Ronchetti, Renato Rizzo, Domenico Garbar!no, Emanuele Monta, Claudio Giacchino, Aldo Vite, Marco Marello.

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