Confessa: "Mary mi ha provocato poi mi ha respinto e io l'ho uccisa" di Claudio Giacchino

Confessa: "Mary mi ha provocato poi mi ha respinto e io l'ho uccisa"Dopo sei ore di interrogatorio il giovane meccanico è crollato Confessa: "Mary mi ha provocato poi mi ha respinto e io l'ho uccisa" Un racconto freddo, con occhi allucinati: "Faceva la civetta, si ritraeva, non ne voleva sapere di me; io le sono volato addosso ed è caduta battendo la testa" - Lui è un gigante, alto 1,82 e pesa 120 chili - "Quando mi sono accorto che non rinveniva, accecato dal terrore, l'ho finita a martellate" - Sicuramente ha commesso da solo l'atroce delitto, ma forse è stato aiutato da qualcuno nel trasporto del cadavere fino a Revigliasco Sandro Valle, 26 anni: è lui che ha massacrato a colpi di martello la povera Maria Pia. Ha confessato all'alba: « SI, l'ho uccisa lo, da solo. Era scesa con me In cantina, mi ha provocato, non ci ho più visto. Non ha però sofferto ». Con voce plana, priva di emozione, di rimorso, di paura, ha rievocato gli attimi dell'orrore nel sotterraneo di ' corso Dante 75, le allucinanti ore del viaggio con 11 macabro fardello, avvolto In sacchi per la spazzatura, In collina. Un racconto zeppo di punti oscuri, di versioni che non reggono. C'è ormai certezza su come è stata troncata la vita di Maria Pia, sul suo carnefice, tanti dubbi invece su come è avvenuto il viaggio funebre fino a Revigliasco. Le fatiche del cap. Sechi non sono forse ancora terminate: non è escluso che qualcuno abbia alutato l'assassino a sbarazzarsi del cadavere. Per Sandro, il momento della resa dei conti inizia alle 15 di martedì: « Gazzelle » del carabinieri circondano l'isolato di corso Dante compreso tra via Madama Cristina e via Ormea, decine di militari bloccano il portone del vecchio stabile al numero 75: prelevano tredici uomini, 11 conducono alla caserma di Moncalieri. Gli Inquirenti sono certi, nel gruppo c'è il maniaco che ha soppresso la studentessa. Cominciano gli interrogatori, sono ascoltati alcuni garzoni ed ii titolare della carrozzeria « Autonova » che da anni occupa l garages del cortile. Vengono sentiti cinque inquilini, il proprietario della drogheria che sorge accanto all'ingresso dell'edificio, un palo di clienti del bar all'angolo con via Ormea. Tutti galantuomini, non hanno nulla a che vedere con il delitto. Volutamente il maggiore Buggeri del nucleo investigativo, il cap. Sechi ed il cap. Lotti lasciano per ultimo Sandro Valle. Ed hanno i loro bravi motivi. Sul capo del giovane si addensano i sospetti più gravi. Sandro è stato tra gli ultimi a parlare con Maria Pia, 11 lunedi 16 maggio, poco prima che la ragazza scomparisse. Hanno la testimonianza di quattro amici di Maria Pia: Francesco Monari, Salvatore Forelll, Claudio Pastore, tutti di 17 anni, e Giuseppe Cuomo, di 16 anni. A mezzogiorno avevano detto al cap. Sechi: « Quel lunedì pomeriggio siamo andati con i nostri motorini in corso Dante 75, siamo saliti nell'alloggio di Sandro. C'era pure Maria Pia. All'improvviso è uscita con Sandro, dicendo che scendevano un attimo in cantina per recuperare un pezzo meccanico per una moto. Noi siamo rimasti in cucina, a conversare con la madre di Sandro. Saranno passati venti minuti, poi è tornato Sandro, da solo. Gli abbiamo chiesto di Maria Pia, ha risposto alzando le spalle. Abbiamo mangiato un po' di noccioline e senza sospettare nulla abbiamo fatto fagotto. In un angolo del cortile era posteggiato il "Ciao" della nostra amica». Un racconto che di per sé potrebbe essere anche innocuo: ma nella cantina deserta usata da Sandro come officina per truccare i motorini i carabinieri han¬ no fatto già scoperte interessanti: un martello maculato sul manico di sangue secco, capelli neri, spago arrossato in alcuni punti, dello stesso tipo di quello usato per legare il sudarlo di Maria Pia. Gli investigatori lasciano -che Sandro si maceri nell'attesa dell'interrogatorio: ed intanto aspettano che dai colleghi che stanno ispezionando sotterranei ed appartamenti di corso Dante 75 giungano altre informazioni. L'attesa non va delusa. I rilievi eseguiti dal brigadiere Porta del nucleo investigativo pervengono per telefono nella caserma di Moncalieri alle 20. Sul pavimento del cunicolo, tra il lereiume, sono state raschiate scaglie brune: sangue, tanto sangue. I capelli sul martello sono corti, simili a quei pochi che 1 topi hanno risparmiato sul cranio del cadavere trovato a Revigliasco. Alle 21, la svolta finale, che In¬ chioda Sandro. Il martello della morte è identico ad altri due che il giovane tiene in un cassetto della cucina: 1 manici sono tutti stati ricavati da pezzi di legno forati in punta. Inoltre, il maresciallo Lini ed il carabiniere Macis, setacciando la stanza di Sandro, mettono le mani su un maglione sporco di olio. « Mio figlio — spiega la madre di Sandro — lo usa per pulirsi dopo i suoi lavoretti in cantina ». Ma, accanto alle chiazze di grasso ce ne sono molte altre. « Sono di sangue », sentenzia 11 perito della scientifica. Non ci sono più incertezze. Alle 22 il cap. Sechi ed il maggiore Ruggeri iniziano ad interrogarlo. Grande e grosso (pesa 120 chili distribuiti su 1 metro e 82), Sandro troneggia sulla sedia davanti alla scrivania degli Inquirenti, accetta baldanzoso il dialogo. « Era ora che vi ricordaste anche di me — sbotta —. Conosce- arpslalitrcmas"ccvo Maria Pia, le aggiustavo il "Ciao". Una bella figliola, che brutta fine ha fatto ». Ma l'angoscia lo soffoca in breve, le risposte diventano meno perentorie, l'affanno ed il nervosismo si impossessano delle mani. Larghe, tozze mani; le unghie incrostate d'olio, sotto l'incalzare dei quesiti, torturano sempre più la folta barba scura, scavano le leggere rughe della fronte. Mezzanotte: Sandro ammette che il martello trovato nello scantinato è suo, ammette che Maria Pia l'ha accompagnato nel sotterraneo. « Afa se n'e andata subito ». Lentamente la morsa della giustizia si serra, Sandro si contraddice, ha qualche scatto d'ira. Fuori il cielo comincia a schiarire, prosegue l'assedio del cap Sechi. Le 4: al brigadiere Deidda il ragazzo dice con un sospiro: « E va bene. Sono io l'assassino ». Poi, ripete calmo agli inquirenti: « Si, l'ho uccisa io, col martello. Eravamo in cantina, Maria Pia mi ita provocato. Ha alzato le gonne, mi ha schernito: "Ma tu pensi troppo alle moto e poco alle donne. Eh sì, ti piacerebbe, eh, fare l'amore". Ma mi teneva a distanza. Mi sono gettato addosso a lei per abbracciarla, è caduta, ha battuto la testa. Le sono finito addosso, sanguinava dietro l'orecchio destro. Non ho capito più niente ». Il delitto nasce forse da questo cieco terrore. Si alza, afferra 11 martello nascosto in una cavità della parete, 10 cala con furia cieca sul volto della studentessa. Uno scempio, U sangue schizza dappertutto. Sandro si riprende subito, getta in un angolo il martello, si asciuga alla beli'e meglio del sangue con il maglione. « Sono tornato in casa, ho conversato con gli amici di Maria Pia. Quando sono usciti, sono ridisceso nel sotterraneo, ho preso la maglia sporca, l'ho gettata sotto il mio letto. Ho vìssuto ore tremende, attendendo che arrivasse la notte. Verso le 3, con corda e sacchi per le immondizie che mia madre tiene sul ballatoio sono piano piano tornato nel cunicolo, ho avvolto 11 cadavere ». Il racconto si dipana liscio, ma è pieno d'ombre. « Col sacco in spalle mi sono incamminato al Po, volevo gettarlo nel fiume. Ma, nel pressi del ponte Isabella ho scorto una pattuglia dei Cittadini dell'ordine. Mi sono acquattato tra i cespugli. Dopo qualche minuto ho rubato lì vicino una "500". Ho tolto il sedile anteriore destro per mettere il sacco, ho buttato via le targhe e sono partito verso la collina ». L'auto s'arrampica nel chiarore dell'alba lungo i tornanti deserti, si ferma al bivio per Revigliasco, davanti al ristorante « Bastian Contrarlo ». «La zona la conosco bene — spiega l'assassino — ci sono andato spesso a caccia di lumache. A piedi, con Maria Pia in spalla mi sono diretto lungo strada Maddalena, lllllllll IIII IMI llJIIUlil lil MI ili iriIlilllllllitpnalqnctcesip all'altezza delle villette al numero 110 mi sono sbarazzato del peso, facendolo rotolare tra le sterpaglie. Di corsa ho raggiunto la "500', l'ho lasciata a Moncalieri, in corso Trieste. Di lì, tranquillo mi sono avviato verso casa. Però, mi sono accorto prima di essere in corso Dante che avevo smarrito la catenina. Pensando che fosse rimasta sulla "500" sono andato di nuovo in corso Trieste. La vettura non c'era più. L'avranno rubata ». Una versione confusa; dove sono finiti 11 sedile e le targhe dell'utilitaria? Perché ha affrontato un viaggio con un morto su una macchina senza targhe? Perché ha percorso a piedi oltre due chilometri di strada in salita con il cadavere in spalla invece di farli sulla "500"? Sandro non replica, il col. Calabrese riesce a strappargli soltanto più una frase: « Sono un assassino, nessuno tranne me ha colpa. Per favore, non dite nulla a mia maI dre. Se lo viene a sapere muore». Claudio Giacchino

Luoghi citati: Moncalieri, Revigliasco