Ossola: non l'autarchia soltanto meno sprechi di Natale Gilio

Ossola: non l'autarchia soltanto meno sprechi Il ministro risponde alle critiche Ossola: non l'autarchia soltanto meno sprechi Possiamo evitare acquisti di prodotti esteri di lusso: whisky (siamo i primi d'Europa), Rolls Royce (e altre auto), profumi Roma, 14 maggio. A Rinaldo Ossola, ministro I «tecnico» per il Commercio I con l'estero, è toccato un i compito «impopolare» all'inI terno del governo delle asten-1 i sioni- fare da battistrada neli la denuncia dei mali dell'ecoI nomia italiana. Ha iniziato a Taormina al convegno degli operatori in cambi (Porex) | nell'ottobre dello scorso anno, invitando forze politiche e sociali a rivedere con urgenza i meccanismi «perversi» della scala mobile. All'inizio del '77 ha sottolineato l'importanza d'affiancare alla riduzione del costo del lavoro il contenimento e la riqualificazione della spesa pubblica, principale fattore dell'infazione. Adesso, il richiamo l'ha indirizzato a tutti gli italiani per! che rivedano i loro comporta! menti nell'acquisto di massic| ce importazioni di generi di lusso, che contribuiscono ad I alterare profondamente l'eiquilibrio della bilancia dei | pagamenti. Cogliamo l'occasione dell'appello di Ossola a «comprare italiano», per fare il punto sui problemi dell'economia e in modo particolare su quelli valutari, all'indomani dei negoziati conclusi con il Fondo monetario internazionale e con la Cee, che chiudono il primo ciclo dell'opera di risanamento intrapresa dal governo. Lei, domandiamo, ha invitato gli italiani ad acquistare prodotti nazionali. Le reazioni non sono state tutte positive. Alcuni temono addirittura che si ricada nell'autarchia degli Anni Trenta. Altri, in particolare il professor Spaventa su Rinascita ha avanzato l'ipotesi di ritorsioni contro le nostre esportazioni, nel caso di restrizioni quantitative dell'import. Che cosa risponde? Ossola sorride, facendoci rimarcare che per un «tecnico» la preoccupazione principale non è tanto quella d'acquisire consensi, quanto d'indicare le soluzioni migliori a risolvere i problemi. «Sulle preoccupazioni avanzate da Spaventa sono evidentemente d'accordo. Ma il pericolo di ritorsioni esiste solo nel caso di restrizioni quantitative, alle quali sono fermamente contrario. Per cui non vi è alcun timore che questa campagna sia assimilabile a ipotesi autarchiche. Io ho chiesto soltanto che i cittadini valutino, nel fare i loro acquisti, l'opportunità di comprare prodotti italiani. Quindi, non c'è affatto l'intenzione di limitare in maniera coercitiva la libertà di scelta, introducendo restrizioni stile Anni Trenta ». Diciamo anche che i problemi non si risolvono certo con questi appelli. «Sono d'accordo con lei e se qualcuno crede il contrario s'illude. Magari bastasse un appello al buon senso dei consumatori per risolvere problemi che hanno radici profonde e richiedono anni di duro impegno per essere risolti. Non dimentichiamoci che si deve ristrutturare a fondo la nostra economia riducendone la dipendenza dall'estero in settori cruciali come quello dell'agricoltura ». Possiamo dire, quindi, che si tratta di un'iniziativa di breve periodo? «Direi di sì. Le previsioni indicano che la domanda interna nei prossimi mesi tenderà a ristagnare. Acquistando prodotti nazionali invece che esteri non solo diamo un contributo diretto al mantenimento dei livelli occupazionali, ma indirettamente, riducendo l'esborso di valuta pregiata, otteniamo un certo spazio di manovra per una politica economica più espansiva». Vediamo in dettaglio: quali sono i prodotti da limitare e eh? margine di contenimento c'è? Ossola ci mostra un articolo del Financial Times (il più importante quotidiano economico inglese) pubblicato all'indomani del suo appello: «Siamo indicati — dice —, in senso naturalmente negativo, come i principali consumatori europei di whisky e i secondi nel mondo dopo gli Stati Uniti. Siamo i più grossi importatori di orchidee e il secondo mercato mondiale per l'acquisto di Rolls-Royce. Nel '76 abbiamo quasi raddoppiato le importazioni di profumi e cosmetici. Per il solo caffè quest'anno la previsione di spesa è di circa 600 miliardi di lire, quattro volte di più rispetto al '75. Gli americani, con un reddito multiplo del nostro, usano caffè miscelato con surrogati». Comunque, per questi prodotti, facciamo notare, le cui importazioni vanno senz'altro ridotte, il risparmio valutario non sembra essere molto elevato. «Non direi. Data la nostra situazione ritengo che occorra puntare alla eliminazione degli sprechi ». Al di là di questo, quali sono i vantaggi in termini d'occupazione e di crescita economica? «Tenga conto che mediamente per ogni due auto straniere importate si perde un posto di lavoro. Più in generale si stima che per ogni miliardo di dollari in meno di importazioni (per il 1977 si prevede un volume di importazioni di circa 40 miliardi di dollari, n.d.r.) si potrebbe aumentare la crescita del reddito nazionale di quasi l'I per cento». Facciamo un discorso più generale. Il buon andamento della produzione industriale dei primi mesi dell'anno, ha avuto come contropartita il perdurare del grave disavanzo commerciale, finanziato gonfiando a dismisura l'indebitamento bancario sull'estero arrivato a 5 miliardi di dollari. Fino a quando può continuare una situazione di questo genere? «Direi che siamo arrivati al limite. Comunque, da questo punto di vista il peggio è forse passato, in quanto siamo entrati nel periodo stagionalmente positivo di bilancia di pagamenti ed è iniziato l'afflusso di valuta del turismo. Inoltre, tra una settimana incasseremo la prima tranche di 100 milioni di dollari del prestito del Fmi e ai primi di giugno avremo a disposizione i 490 milioni di dollari della Cee. Possiamo, quindi, affrontare i prossimi mesi con un minimo di tranquillità». Ma il mercato finanziario internazionale si va aprendo nei nostri confronti? «Direi di sì, anche se con molta prudenza. Ma stiamo attenti: i fondi che possiamo ottenere non devono essere usati per aumentare l'indebitamento. Anzi, si deve puntare alla progressiva riduzione di un volu me di debiti ormai vicino ai 20 miliardi di dollari (15 a medio termine e 5 a breve). Vorrei, infine, aggiungere un'ultima cosa: i problemi dell'economia internazionale sono ben lontani dall'essere risolti. Al contrario, secondo le ultime previsioni Ocse, in Europa a fine '77 ci potrebbero essere un milione di disoccupati in più rispetto al '76. Quindi, dobbiamo fare ogni sforzo per aiutarci da soli ». Natale Gilio

Persone citate: Rinaldo Ossola, Rolls, Spaventa

Luoghi citati: Europa, Ossola, Roma, Stati Uniti, Taormina