Pecchioli: difendere lo Stato
Pecchioli: difendere lo Stato Pecchioli: difendere lo Stato (Segue dalla 1* pagina) limite, impossibile uno sbocco democratico e positivo della crisi italiana. Certa letteratura sulla Cia è significativa, anche se la Cia e l'amministrazione americana non sono più quelle di prima. Dunque, in base ad alcune esperienze non escludiamo che ci siano interferenze straniere». Anche del Kgb? Pecchioli: «Non abbiamo ragione di pensarlo. Da quella parte dell'Europa non vengono opposizioni a un nostro procedere verso sbocchi più avanzati». Per la verità sembra che ci siano prove in contrario, la stessa vostra polemica con la Pravda, proprio in questi giorni... Pecchioli: «E' polemica politica. Non vedo come possa essere rapportata ai servizi segreti». La presa di posizione della Pravda può essere però il... segnale di un'insofferenza sovietica. Pecchioli: «Il diritto alla polemica va riconosciuto. Prima di parlare di certe interferenze, ci corre». Alla vostra sinistra si sta formando un nucleo di opposizione che rivendica una llnsa rivoluzionaria. Ci si domanda: «E' possibile oggi una rivoluzione in Italia?». Pecchioli: «Se per rivoluzione intendiamo un mutamento graduale nella democrazia dei nostri ordinamenti per renderli più consoni alla Costituzione, lungo una strada che porta a un regime socialista, ma democratico, ebbene noi siamo per questa rivoluzione. Simile strategia è l'unica possibile in un Paese di capitalismo avanzato, di tradizione democratica, in un Paese articolato nelle sue istituzioni come il nostro. Il problema della democrazia è universale, non per nulla siamo critici verso i regimi dei Paesi socia¬ listi, dove lo sviluppo non è stato accompagnato da un processo di partecipazione dei cittadini. In Italia, in questa parte del mondo, è illusorio, velleitario pensare che possa esserci un'altra strada per il mutamento del regime capitalistico. Per cui certi gruppi sono destinati all'esaurimento, anche se in tempi come questi riprendono fiato. I loro tentativi non sono rivoluzionari, bensì controrivoluzionari». Senatore Pecchioli, i cittadini chiedono sicurezza e tranquillità, come conciliare ordine e libertà? Risponde: «La Costituzione traccia i binari. Il problema è di dare efficienza agli apparati (servizi di sicurezza, polizia, ordinamento giudiziario, carceri) nell'ambito della legge fondamentale». Il governo ha annunciato provvedimenti severissimi per chi attenta a giudici, politici e poliziotti, come li giudica? «Bisognerà valutare i testi dei decreti, ma credo che siano da condividere anche se la celerità del processo può essere più efficace dell'inasprimento delle pene». Prevede altri giorni difficili per l'ordine pubblico a Roma? Risponde sì. Clemente Granata L'Economist sull'Italia lega dell'Ocse, con un aumento del 10,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 1976. I profeti economici a fine anno predicevano una crescita zero per l'Italia nel 1977, ora anche i pessimisti parlano del 3 per cento se non di più». Così ì'Economist commenta oggi, in un articolo intitolato «Eppur si muove», le prospettive economiche dell'Italia. Dopo aver notato, tra l'altro, che gli italiani lavorano di più (eliminazione dì sette feste nazionali) e scioperano di meno, l'autorevole settimanale londinese elenca cinque «segni di speranza» insieme a «tre fattori di paura». Tra i primi, le ingenti commesse ottenute negli ultimi mesi da ditte italiane nei paesi petroliferi del'Opec; l'aumento del 30 per cento dei turisti in Italia nel periodo di Pasqua; il fatto che l'attuale deficit commerciale è in buona parte dovuto a una grande operazione di ristoccaggio petrolifero di durata limitata; l'aumento delle esportazioni da novembre a oggi a un ritmo più rapido delle importazioni; la campagna per diffondere il consumo di prodotti nazionali lanciata dal ministro Ossola. La rivista passa poi ad elencare «le cattive notizie»: innanzitutto l'insoddisfazione giovanile e la disoccupazione particolarmente grave per i giovani con titoli di studio. In secondo luogo, la perdurante depressione del Mezzogiorno e specialmente della zona di Napoli. Infine, la crisi in buona parte della grande industria La rivista conclude comunque la sua analisi affermando che «se il resto dell'economia rimane sana e continua ad espandersi questi tre punti di preoccupazione potranno essere affrontati con successo». (Ansa)
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