Radicali e ultras sfidano il divieto Oggi manifestano in piazza a Roma di Clemente Granata

Radicali e ultras sfidano il divieto Oggi manifestano in piazza a Roma I manifesti parlano di "festa popolare,, per gli otto referendum Radicali e ultras sfidano il divieto Oggi manifestano in piazza a Roma Il governo non ha revocato l'ordinanza prefettizia che vieta nella capitale le pubbliche manifestazioni per tutto il mese di maggio - Il provvedimento era stato preso in seguito ai luttuosi incidenti di aprile (Dal nostro inviato speciale) Roma, 11 maggio. La manifestazione radicale si fa, anche se il governo ha negato il permesso e non ha ritenuto opportuno concedere una revoca del divieto di cortei e assemblee pubbliche valido sino alla fine del mese, come aveva fatto, invece, per la «Festa dei lavoratori». Lotta continua ha aderito da tempo alla campagna per gli otto referendum mettendo a disposizione il suo giornale. Hanno detto di si nelle ultime ore alcuni parlamentari della sinistra, la federazione giovanile socialista, il Movimento studentesco, pdup e Avanguardia operaia, anche se quest'ultimo gruppo sottolinea che partecipa soprattutto per il «carattere antigovernativo1» della iniziativa (non lo interessano tanto i referendum in sé quanto il divieto prefettizio di svolgere manifestazioni sino alla fine del mese). L'appuntamento è per le 15,30 di domani in piazza Navone. Lo annunciano vistosi manifesti (rombo rosso su sfondo blu). Parlano di «festa popolare», affermano che sul palco si alterneranno uomini politici, bande musica li, attrici. Che cosa succederà? Gli interrogativi, i dubbi si sono trascinati per l'intera giornata, in attesa che il go verno prendesse una decisio ne. Ora, dopo il rifiuto uffl ciale e il contemporaneo ir rigidimento degli organizzatori della manifestazione cresce l'inquietudine a Roma sotto una scorza di apparen te indifferenza. Che cosa potrà succedere domani? I radicali ribadiscono che il loro atteggiamento sarà la «non violenza». Non reagiranno alla presenza della po lizia. Ma la possibilità di un gesto azzardato da parte di provocatori, che agiscano al di fuori del loro controllo non è astratta, l'eventualità di degenerazioni non è teorica e deve essere messa nel bilancio delle previsioni. Che cosa sta facendo «Autonomia», dalle cui file sono scaturiti, secondo gli inquirenti, gli atti delinquenziali, che negli ultimi tempi hanno terrorizzato la città e semi nato lutti? E quali concreti affidamenti possono dare gli aderenti ad altri gruppi ultra, certi «cani sciolti» del Movimento studentesco? Pannella rivendica ancora una volta il carattere costituzionale della sua iniziativa, la legittimità e l'opportunità della manifestazione e afferma: «Sarebbe spettato a polizia e governo difenderci». Sulla buona volontà di Lotta continua non ha il minimo dubbio e ricorre ai sillogismi: «Noi siamo non violenti, Le viene con noi, dunque non è violenta». E Fabio Salvioni, della segreteria nazio¬ nale di Le, afferma con forza: «Quella di piazza Navona sarà una manifestazione non violenta, ci atterremo alla passività di fronte alle provocazioni». E considera tale anche l'eventuale intervento della polizia per lo sgombero. Ma fino a qualche giorno fa il suo giornale teneva un linguaggio meno morbido, più ambiguo e pericoloso come quando, a proposito di un'altra manifestazione indetta a Roma nonostante il divieto prefettizio (quella del 19 maggio prossimo per la riappropriazione da parte dei lavoratori della festa dell'Assunzione, divenuto giorno lavorativo), affermava: «Fare delle festività regalate ai padroni altrettante giornate di agitasione (...) con la chiarezza, che anche su questo terreno ci saranno scontri duri e aperti con lo Stato e i suoi apparati e che bisogna prepararsi per vincerli». E l'Unità replicava con durezza, mettendo in guardia contro «questi inviti alla preparazione militare» e invitando a isolare e combattere Vnavventurismo». Al che Lotta continua replica dicendo che ormai sul terreno della violenza ci sono state le opportune chiarifica¬ zioni e differenziazioni e che l'isolamento di chi vuol ricorrere a quella forma di lotta e allo scontro armato è un fatto acquisito. La vera questione, aggiungono i suoi rappresentanti, è di condurre in questo momento una battaglia per i diritti civili in modo da salvaguardare i residui spazi di democrazia istituzionale contro le «manovre repressive» del governo. In effetti il dibattito sull'uso della violenza tra certi gruppi dell'ultrasinistra e all'interno del Movimento studentesco c'è stato anche se disarticolato, punteggiato da risse come a Bologna. E' avvenuto dopo mesi tumultuosi e date funeste: l'inizio delle agitazioni all'Università, la contestazione a Lama e poi le scorrerie per le strade di Roma, Torino, Bologna con la tragica morte di Lo russo, la comparsa del passamontagna e della « P 38 », l'assassinio a Roma, il 21 aprile, dell'agente Passamonti. E dal dibattito sono venute fuori alcune posizioni che possiamo sintetizzare nel modo seguente. C'è il nefando partito armato della «P 38» che fa capo a quei gruppi più oltranzisti di «Autonomia» che, dicono gli inquirenti, hanno probabili legami con le «Brigate Rosse» e i Nap. «Non è da escludere — affermano in questura — che alcuni covi da noi scoperti e attribuiti a Br e Nap fossero in realtà sedi clandestine di "Autonomia", funzionando quella ufficiale di via dei Volsci da copertura. Di fronte a questo "partito armato" tutti gli altri gruppi, soprattutto durante il convegno di Bologna, hanno preso le distanze ma con motivazioni tra loro diverse, non sempre limpide e tutt'altro che confortanti». Ci dice Famiano Crucianelli, del pdup-Manifesto: «A Bologna, dopo l'allontanamento degli "Autonomi" che praticano indiscriminatamente la violenza, s'è registrata una lunghissima discussione proprio su questo tema. C'è stato chi non legittimava l'uso della forza se praticato individualmente, al di fuori di un consenso di massa e di una verifica del movimento. Il che è pretestuoso. Per noi il problema non è se la violenza vada gestita dentro o fuori il movimento, ma che in questo momento le "P 38" e le altre armi degli "Autonomi" vadano pregiudizialmente rifiutate come un arretramento politico grave, suscettibile anche di strumentalizzazioni», Sembra che la posizione di «Lotta continua» sia un po' diversa. Ci dice Fabio Salvioni: «Noi abbiamo condannato l'uccisione dell'agente Passamonti come fatto in sé e come problema politico generale perché non era pensabile che al di fuori della volontà degli studenti fossero prese iniziative singole o di piccoli gruppi che innalzassero il livello dello scontro portandoci allo scontro armato. Il problema era di sottrarsi e di riportare la questione dell'uso della forza all'interno del movimento con un'analisi generale». E aggiunge: «Non diciamo che la violenza è un terreno che il livello di massa non debba praticare. Il fatto è che l'uso deve essere condizionato di volta in volta dalla situazione generale». Ci dice Stefano Semenzaio di Avanguardia operaia: «Sul problema della violenza la questione centrale è di vedere quello che fanno gli altri. Di fronte al tentativo di una politica repressiva che si sta attuando noi vogliamo avere una certa agibilità politica sia come movimento che come piazza. Quindi crediamo che in questo momento un corteo che sfida la polizia come garanzia di libertà politica debba farsi e non ci spaventiamo se i nostri ragazzi tirano sassi. Noi rifiutiamo il discorso che questo possa portare alla "P 38". Noi agiamo in un contesto di autodifesa che non ha niente a che fare con la degenerazione militarista della lotta politica. Il criterio cardine è quello della capacità di essere un elemento radicato nella mas:ta». Queste sono le teorizzazioni elaborate sulla scena romana e sinceramente diciamo che esse appaiono fondamentalmente equivoche, rischiose, strumentali. La violenza deve essere condannata interamente, integralmente. Percorrendo, come sembra che taluni esponenti della «sinistra rivoluzionaria » percorrano, un cammino di tipo diverso, tra distinzioni concettuali sull'uso della forza, inopportuno oggi opportuno forse domani, si entra in un terreno pieno di incognite da cui possono scaturire al di là magari della diretta volontà degli interessati avventure di ogni tipo, in una situazione generale già obiettivamente difficile in un ambiente come quello romano, dove anche lo squadrismo fascista dà in questi giorni segni di effervescenza. Per questo si guarda con una certa inquietudine ai prossimi appuntamenti, per questo non appare ingiustificato chi afferma che forse giorni difficili attendono Roma. Clemente Granata

Persone citate: Fabio Salvioni, Famiano Crucianelli, Lama, Pannella, Passamonti, Stefano Semenzaio