Maurizio Colombo liberato a Bologna dai carabinieri: preso uno dei banditi

Maurizio Colombo liberato a Bologna dai carabinieri: preso uno dei banditi li giovane rapito in un ristorante di Vimercate (Milano) Maurizio Colombo liberato a Bologna dai carabinieri: preso uno dei banditi Era prigioniero in un alloggio al settimo piano, legato e imbavagliato sotto una tenda - Altri due carcerieri sono scappati - La famiglia pare abbia già pagato 1 miliardo (Dal nostro corrispondente) Bologna, 10 maggio. Maurizio Colombo, 22 anni, rapito a Vimercate (Milano) il 20 aprile scorso, è stato liberato dai carabinieri. Era prigioniero a Bologna, in un alloggio al settimo piano di via Riva Reno 37, una strada centrale. Il giovane è in buone condizioni di salute. Uno dei banditi è stato preso, altri due sono riusciti a scappare attraverso i tetti. Sembra che i familiari della vittima il 5 maggio abbiano pagato il riscatto: un miliardo. Colombo era stato sequestrato mentre pranzava nel ristorante «Edo» con il fratello Giorgio, 31 anni e due funzionari dell'azienda paterna (Trafilerie Metalliche Colombo). Nel locale entrarono tre banditi mascherati, si finsero rapinatori, puntarono le armi (pistole e mitra) sui clienti e si fecero consegnare i portafogli. Prima di allontanarsi, uno dei banditi afferrò Maurizio Colombo e, minacciandolo con la pistola, lo costrinse a salire su una «Bmw» che era ferma davanti al ristorante con un altro bandito alla guida. Qualche raffica di mitra contro il soffitto del locale a scopo intimidatorio, poi la fuga dei rapitori verso Milano. L'auto era stata ritrovata il giorno dopo. Era rubata. Questo è quanto è successo il 20 aprile. Di Maurizio Colombo non si seppe più niente. Certamente ci furono contatti tra i familiari della vittima e i banditi, ma nessuno parlò. Intanto i carabinieri indagavano, seguivano piste, ascoltavano voci. Un'indagine minuziosa condotta con estrema pignoleria. Nella fuga i rapitori avevano cambiato un paio di volte l'auto e devono essere stati notati da qualcuno che poi ha informato gli investigatori. A un certo punto la pista seguita arrivava a Bologna e qui le indagini si sono fatte più complesse. Ma i carabinieri non si sono persi d'animo. Finalmente ieri sera hanno avuto la certezza che Maurizio Colombo fosse prigioniero in via Riva Reno 37. Era da parecchi giorni che i militari tenevano d'occhio lo stabile e in modo particolare due giovani e una ragazza che abitavano in un appartamen¬ to d'affitto al settimo piano. Hanno saputo che pagavano una pigione di 260 mila lire il mese, troppo per tre sfaccendati che non avevano un lavoro e passavano intere giornate chiusi in casa. Stamane l'irruzione. Due carabinieri in borghese hanno suonato al campanello. Dopo qualche secondo una voce dall'interno ha chiesto: «Chi è?». «Aprite, siamo carabinieri». «Un momento — ha risposto l'altro — apro subito». Ma i militari non hanno atteso e con una spallata hanno sfondato la porta. Dietro c'era un uomo in pigiama che ha cominciato a tremare. Dalla camera da letto è arrivato un rumore di persiane che si aprivano. I carabinieri sono entrati nella stanza, ma troppo tardi. Hanno avuto ancora il tempo di vedere due persone, un giovane e forse una donna, che scomparivano attraverso un lucernario (il bandito bloccato in casa è Giuseppe Sfravara, 33 anni, nato a Castelfidardo, in provincia di Ancona. E' incensurato). Nell'alloggio — ingresso, cucina, bagno, una camera da letto e salone — c'era una tenda da campo fermata al pavimento con alcune ventose. Sotto la tenda era stato messo un materasso dove Maurizio Colombo era tenuto incatenato e con gli occhi e la bocca chiusi da cerotti. Sul tavolo della cucina erano avanzi di pastasciutta e nel lavello numerosi tegami e piatti sporchi. Il frigorifero era pieno di cibo e in un angolo della cucina erano due pacchi di immondizie. Disordine anche nella camera da letto dove numerosi vestiti erano appoggiati sui materas¬ si. Un letto disfatto era stato installato nel salone vicino alla tenda; qui evidentemente riposavano a turno i banditi che dovevano guardare a vista il sequestrato. Maurizio Colombo indossava lo stesso abbigliamento — gilè, camicia e cravatta e calzoni — che aveva nel momento del sequestro. Nonostante che il suo stato di salute sembrasse buono, il giovane è stato sottoposto a visita medica. Subito dopo, Maurizio Colombo ha telefonato ai genitori informandoli della sua liberazione. Secondo indiscrezioni, sembra che la famiglia Colombo abbia già pagato il riscatto chiesto dai rapitori. La cifra, che sarebbe stata versata il 5 maggio scorso nei pressi di Vimercate, ammonterebbe a circa un miliardo di lire. «Non ne so niente» ha detto da parte sua Maurizio Colombo in un breve incontro con i giornalisti nella sede del comando dei carabinieri. Il giovane è apparso molto scosso e ha parlato con voce sommessa, a stento. Il volto pallido, la barba lunga, Colombo ha chiesto ai carabinieri di poter bere qualcosa che lo «tirasse su»; più tardi è stato accompagnato a pranzare. «Non mi sono mai accorto di essere a Bologna» ha detto. Nel capoluogo emiliano ■ è stato portato la notte stessa del rapimento. «Durante il viaggio ci siamo fermati» ha raccontato, riferendosi probabilmente ad un cambio di automobili. Il giovane ha detto di non avere mai visto in faccia i rapitori (nella casa sono stati trovati anche due cappucci neri con i fori per bocca ed occhi), ma di avere capito che alla sua sorveglianza si alternavano tre persone: «Mi dicevano continuamente di stare tranquillo». «Mi davano da mangiare normalmente — ha continuato — mi hanno dato da bere anche champagne». Una bottiglia di champagne è stata infatti trovata sotto la tenda. «Sono tanto stanco — ha ripetuto più volte il giovane — ho avuto molta paura al momento dell'irruzione. Poi ho sentito un carabiniere che mi tranquillizzava. Era finito tutto». g. n. trtu

Persone citate: Giuseppe Sfravara, Maurizio Colombo