È MORTO ERHARD, MINISTRO DELL'ECONOMIA E CANCELLIERE di Tito Sansa

È MORTO ERHARD, MINISTRO DELL'ECONOMIA E CANCELLIERE È MORTO ERHARD, MINISTRO DELL'ECONOMIA E CANCELLIERE Il padre della prosperità tedesca (Dal nostro corrispondente) Bonn, 5 maggio. Tre mesi fa, il 4 febbraio, quando in un albergo di Bonn duemila persone si riunirono per festeggiare l'ottantesimo compleanno di Ludwig Erhard, l'ex cancelliere disse che avrebbe continuato a occuparsi di politica e a dare consigli « anche se non vogliono stare a sentirmi ». Rivolto ai giornalisti che gli avevano appioppato tutta una seriu di soprannomi — « il grassone », « cancelliere del popolo », « cancelliere del risparmio » — Erhard confidò che l'unico nome che gli piaceva era quello di « padre del miracolo economico ». Sotto questo nome è noto anche all'estero, benché in Germania vi | siano tuttora persone le quali mettono in dubbio il buon l fondamento di questa paternità. Secondo costoro, chiunqua altro si fosse trovato nel dopoguerra alla testa del ministero dell'Economia della Germania federale, che stava rinascendo dalle rovine, sarebbe passato alla storia come padre del miracolo economico. Spetterà agli storici di definire le reali dimensioni del personaggio Ludwig Erhard, diventato all'estero quasi un simbolo del tedesco ricco, grasso, col sigaro in bocca, che viaggia in « Mercedes ». Il cronista non può fare altro che ricordare gli episo¬ di che portarono Erhard alla ribalta internazionale: questo quasi sconosciuto professore all'Istituto di osservazione economica di Norimberga, dal quale era stato cacciato per non essersi adeguato alle direttive hitleriane. Obbligato all'ozio, Ludwig Erhard aveva scritto durante la guerra un libricciolo sulla ricostruzione industriale del dopoguerra, inviandolo a Karl Goerdeler, uno dei congiurati dell'attentato del 20 luglio 1944 contro Hitler. Il documento fini nelle mani degli americani, li interessò, il governo militare chiamò Erhard come consigliere economico, i partiti politici tedeschi (democristiano e liberale) si contesero l'uomo nuovo. La grande giornata nella vita di Ludwig Erhard fu il 20 giugno 1948, tre anni dopo la sconfitta. Su consiglio del professore, gli americani decisero la riforma monetaria per bloccare l'inflazione. Fu una riforma spietata, crudele, ingiusta, ma una sferzata per tutti. Alla moneta corrente, il « Reichsmark », svuotato di ogni valore, fu sostituito il « Deutsche marie ». Ciascun tedesco — non importa quanto possedesse il giorno prima — ricevette 40 marchi nuovi, non un centesimo di più. Per i piccoli risparmiatori fu la rovina, furono letteralmente derubati. Ma, come per un miracolo (ed Erhard lo aveva previsto nel suo studio di alcuni anni prima), il razionamento dei viveri fu abolito, enormi quantitativi di merci accaparrate vennero alla luce, la moneta divenne ricercata, il circuito delle vendite assunse una velocità insperata, i bisogni si moltiplicarono, la produzione divenne esplosiva, le industrie poterono razionalizzarsi mediante l'autofinanziamento. Nella sua ultima intervista, Ludwig Erhard ha difeso la riforma monetaria da tutte le critiche. Chiunque altro non avesse avuto pronte nel cassetto le sue idee avrebbe fallito, la ripresa sarebbe stata lenta. La libera economia di mercato, il suo concetto di accordare la precedenza agli investimenti produttivi sono validi tuttora, disse. L'ex ministro dell'Economia socialdemocratico, Karl Schiller, e l'attuale cancelliere socialdemocratico Helmut Schmidt li hanno adottati pari pari, senza cambiarli di una virgola. Soltanto Konrad Adenauer, lamentava Erhard ancora nell'ultima intervista, non ha mai avuto stima di lui. Questa scarsa considerazione di cui godeva presso il grande vecchio ha turbato la serenità di Erhard fino all'ultimo. Un episodio in particolare non era mai riuscito a dimenticare. Fu nel 1959, quando Adenauer decise di rinunciare alla cancelleria e di presentarsi come candidato alla presidenza della Repubblica. Ma quando venne a sapere che il suo probabile successore alla guida del governo sarebbe stato il suo ministro della Economia Ludwig Erhard, Adenauer ritirò in tutta fretta la propria candidatura e rimase cancelliere. Voleva evitare che la Germania finisse in « mani non adatte ». Il « padre del miracolo economico » riusci tuttavia a spuntarla sull'autoritario Adenauer, nei confronti del quale aveva sempre sofferto di un complesso di inferiorità. Fu nel 1963, non tanto per merito proprio quanto sotto la pressione di una « brigata Erhard » che voleva disfarsi del novantenne despota renano che flirtava un po' troppo con De Gallile. Eletto cancelliere nel 1963, Erhard allentò i legami con Parigi, si avvicinò di più agli Steli Uniti, si batté contro De Gaulle per l'ingresso della Gran Bretagna nel Mec, ristabilì i contatti diplomatici con Israele (rompendo con il mondo arabo), iniziò approcci segreti con i Paesi dell'Est europeo, avviando i primi timidi passi della « Ostpolitik ». Dopo essere stato « locomotiva elettorale» nel 1965, cadde un anno più tardi per avere voluto compiere un at¬ to di forza: imporre aumenti delle tasse. Gli atti di forza non erano mai stati una caratteristica peculiare di Erhard. Come cancelliere, Erhard forse ha deluso; non è mai riuscito a imporre la propria volontà. Borbottava e ammoniva, ma non minacciava mai: lo soprannominarono il « leone di gomma ». Del resto Adenauer aveva preconizzato che Erhard « si sarebbe ridotto a zero da solo ». Deluso, Erhard si ritirò dalla politica attiva, pur continuando a dare consigli in materia di economia, e soprattutto ad ammonire. « Non mi stancherò mai — diceva ancora un paio di settimane fa. — Nei prossimi dieci anni avranno ancora bisogno di me ». Viveva appartato, sereno, era tornato un po' ragazzo: seguiva con passione le partite di calcio, ascoltava musica, continuava a fumare i suoi quindici sigari al giorno nonostante il parere contrario dei medici e a bere i suoi due whisky. Ricordava con piacere che la sua città di origine Fuerth aveva dato i natali a tre uomini conosciuti in tutto il mondo, Kissinger, Grundig e Ludwig Erhard. Con compiacimento parlava del « miracolo economico »; del suo cancellierato durato tre anni preferiva, invece, tacere. Tito Sansa

Luoghi citati: Bonn, Germania, Gran Bretagna, Israele, Mec, Norimberga, Parigi