Lockheed: i "laici2 si oppongono a un processo con Gui e Tornassi di Guido Guidi

Lockheed: i "laici2 si oppongono a un processo con Gui e Tornassi Dovrà decidere la Corte Costituzionale Lockheed: i "laici2 si oppongono a un processo con Gui e Tornassi Roma. 4 maggio. Prima « grana » per la Corte Costituzionale che deve esaminare lo scandalo Lockheed dopo le conclusioni alle quali è giunto il Parlamento: gli imputati cosiddetti « laici » (i fratelli Ovidio ed Antonio Lefebvre, l'ex capo di S.M. dell'Aeronautica, gen. Duilio Panali, l'aw. Vittorio Antonelli, Camillo Crociani ed altri) non vogliono essere giudicati con gli ex ministri Luigi Gui e Mario Tanassi a Palazzo della Consulta. Non si tratta di una « grana » da poco tant'è che i 31 giudici (in questo caso, la Corte Costituzionale è formata dai 15 giudici titolari e da 16 giudici aggiunti) ne hanno discusso per l'intera giornata. I fratelli Lefebvre e gli altri sostengono (lo hanno sempre detto ed oggi sono tornati a ripeterlo) che essere giudicati dalla Corte Costituzionale contro le cui decisioni non è consentito un ricorso significa avere una difesa menomata e un trattamento diverso da quello al quale hanno diritto tutti i cittadini. In sostanza — hanno prospettato tutti gli avvocati che sono intervenuti nella discussione: Adolfo Gatti, Giuliano Vassalli, l'ex giudice costituzionale Cassandro, Alfredo Angelucci, Paolo Barraco, Pietro Nuvolone, Giuseppe De Luca — la norma che obbliga un imputato « laico » ad essere giudicato dalla Corte Costituzionale quando si trova coinvolto in un processo nel quale vi siano degli imputati «politici» è illegittima. La conseguenza è che tutti chiedono d'essere giudicati dalla magistratura ordinaria. Il problema, uno dei tanti perché si suppone che altri saranno certamente prospettati nel corso del processo) non è tra i più semplici e la discussione di oggi è stata preceduta da interventi e polemiche fra giuristi di varie estrazioni. La questione prende le mosse da due norme della Costituzione: la prima (art. 25) stabilisce che «nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge»; la seconda (art. 24) prevede che « la difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento ». Inoltre esiste un'altra norma (art. Ili) per cui « contro le sentenze e contro i provvedimenti sulla libertà personale pronunciati dagli organi giurisdizionali ordinari o spedali, è sempre ammesso ricorso in Cassazione per violazione di legge ». Per gli imputati che vengono giudicati dalla Corte Costituzionale, invece, la prima norma non viene applicata perché il processo non sì celebra dinanzi alla magistratura ordinaria, la seconda è violata perché il diritto della difesa viene menomato mentre le sentenze pronunciate a Palazzo della Consulta non prevedono un ricorso perché sono immediatamente definitive. Da qui — secondo i Lefebvre e gli altri — la illegittimità della norma che obbliga gli imputati « laici » ad essere giudicati insieme agli ex ministri davanti ad una corte che è stata istituita soltanto per esaminare la responsabilità di uomini politici che hanno avuto incarichi di governo. La discussione si è prolungata per l'intera giornata con l'intervento anche dei tre commissari di accusa che, in questo particolare tipo di procedimenti, svolgono funzioni analoghe a quelle del Pubblico Ministero. La conseguenza è stata che la Corte tornerà domani a riunirsi per decidere se la questione di illegittimità possa o no essere accolta. Nel caso si realizzasse la prima ipotesi sarà poi la Corte Costituzionale normale (cioè costituita soltanto dai suoi 15 giudici titolari) a stabilire se la legge per cui vengono giudicati a Palazzo della Consulta anche gli imputati « laici » è in contrasto con la Costituzione. Guido Guidi

Luoghi citati: Roma