Il petrolio erompe Inutili i tentativi nel Mare del Nord per imbrigliarlo

Il petrolio erompe Inutili i tentativi nel Mare del Nord per imbrigliarlo L'esplosione della piattaforma "Bravo Il petrolio erompe Inutili i tentativi nel Mare del Nord per imbrigliarlo (Nostro servizio particolare) Oslo, 24 aprile. Nel Mare del Nord la situazione sì sta facendo sempre più disperata. Dalla piattaforma Bravo esce ogni ora un flusso di centinaia di tonnellate di petrolio greggio, mescolato a gas. La fortissima pressione che dal fondo del mare ha trovato improvvisamente il suo sfogo spìnge petrolio e gas verso il cielo formando una colonna alta 60 metri. Ieri c'era molto vento e il gas veniva disperso. Oggi invece il vento è scemato di parecchio ed è aumentato quindi considerevolmente il rischio d'incendio. Il gas infatti rimane fermo nella zona e la minima scintilla può dargli fuoco. La catastrofe ecologica che si sta prospettando ha proporzioni, per il momento, non ancora esattamente valutabili. Minacciate sono le coste occidentali danesi, norvegesi e svedesi. Sul Mare del Nord si è già formato un'enorme chiazza di petrolio, si parla di 100 chilometri quadrati, che si sposta in balìa dei venti. Dalla chiazza si dipartono fiumane che si stanno dirigendo verso il Kattegat e lo Skaggerrak. Questo significa una minaccia potenziale su Oslo, Copenaghen, Malmó e il Baltico. Gli esperti prevedono una fuoriuscita di petrolio sulle 10 mila tonnellate al giorno. Se non si riuscirà a « tappare il buco » più che presto, verranno inquinati migliaia di chilometri di spiagge e ar¬ cipelaghi e il pesce scomparirà dal Mare del Nord, uno dei più pescosi del mondo, « camera nuziale » di parecchie specie ittiche. Si sa esattamente cos'è successo sulla piattaforma Bravo. Era in programma la sostituzione di una valvola: un lavoro né difficile né pericoloso. La strozzatura del tubo che doveva «tenere» per il tempo necessario alla sostituzione non ha tenuto: petrolio e gas hanno cominciato a uscire sospinti da una pressione enorme. Per i 112 uomini in attività sulla piattaforma non è rimasto che mettersi in salvo al più presto. Hanno preso posto in capsule speciali a tenuta stagna e le hanno calate in mare dove, dopo qualche ora. sono state pescate da battelli inviati in soccorso. In 12 ore si è avuta una perdita di 5 mila tonnellate di petrolio mescolato a gas. Il petrolio si è depositato sulla superficie del mare e i venti l'hanno sospinto verso la zona centrale di Ekoflsk, il grande fondale di ricerca petrolifera dove si lavora attualmente su 62 piattaforme. Il rischio d'incendio ha consigliato l'interruzione immediata di ogni attività in tutta la zona, che è stata dichiarata in stato di emergenza. Sono proibiti la navigazione e il volo sotto i 1500 metri. Per il momento la costa maggiormente in pericolo è quella occidentale danese, che dista 325 chilometri dalla piattaforma Bravo. La costa SudEst norvegese dista 270 chilometri ma per il momento è protetta da venti favorevoli. A Stavanger, la capitale del petrolio norvegese, sono giun ti con un volo speciale due esperti dagli Stati Uniti. Si tratta di Red Adair e Boots Hansen, gente che guadagna somme favolose recandosi in ogni parte del mondo a «mettere il coperchio» per domare gl'incendi nei pozzi di petrolio. Hanno eseguito un volo di ricognizione sulla piattaforma Bravo e sono tornati a Stavanger piuttosto pessimisti. La Svezia ha offerto grandi quantità di uno speciale prodotto chimico che può aggredire il petrolio nel mare distruggendone la consistenza. Però, data l'enorme quantità di grezzo già in acqua, si dubita che l'operazione abbia qualche possibilità di riuscita. Diversi esperti, inoltre, sono del parere che i prodotti chimici provocherebbero danni assai rilevanti. In pratica, insomma, non si sa esattamente cosa fare e come fare. Si parla anche di eseguire una trapanazione nella zona vicina alla piattaforma, in modo da incanalare petrolio e gas verso un'altra uscita controllata in anticipo. La catastrofe ecologica in corso ha già sollevato polemiche violentissime. La Norvegia vive di petrolio, ma anche e soprattutto di pesce e le altre nazioni dell'Europa del Nord sono interessate in modo vitale alla zona. Basta pensare che una buona parte dell'alimentazione degli svedesi è a base di aringhe, che si pescano proprio nel Mare del Nord. L'opposizione, raccolta attorno ai partiti che a suo tempo hanno votato contro l'entrata della Norvegia nel Mercato Comune, ha già chiesto le dimissioni del governo, colpevole di aver permesso i lavori, nonostante i pareri negativi di molti esperti. E' certo, in ogni caso, che la catastrofe porterà conseguenze politiche e che la Norvegia dovrà rivedere le norme di sicurezza valide per le piattaforme in attività nel Mare del Nord, Ed è certo che sarà ora difficile a chiunque ottenere concessioni per estrarre petrolio a Nord del 62° parallelo, otte i giacimenti paiono immensi. Dopo guelfa che sta succedendo la tfòirvvgHa, nell'intento di proteggere la generazione attuale e quelle future, rinuncerà probabilmente a un po' di. petrolio, anche se questo potrà significare la rinuncia a un po' di ricchezza, che non si può in ogni caso barattare con il rischio di enormi catastrofi ecologiche. Walter Rosboch

Persone citate: Boots Hansen, Red Adair, Walter Rosboch

Luoghi citati: Copenaghen, Europa Del Nord, Norvegia, Oslo, Stati Uniti, Stavanger, Svezia