Lo splendido raid degli alpini tra le bianche nevi del Monviso di Carlo Moriondo

Lo splendido raid degli alpini tra le bianche nevi del Monviso Una settimana di manovre militari italo - francesi Lo splendido raid degli alpini tra le bianche nevi del Monviso Ondeggiamo rombando fra strati di nebbia. L'elicottero, un Agusta 205 dell'Esercito, sfiora le pareti della valle del Po (non avevo mai notato che fosse così stretta...). Chi sa se ce la faremo; a malapena, nella caligine si scorge laggiù Crissolo, poi il Pian della Regina. La nostra gigantesca libellula prende quota con ostinazione, poi schizza al disopra dello strato di nubi. I piloti hanno azzeccato l'unico buco possibile, pare di mergere da un pozzo sema fondo, e siamo nella gloria del sole. Eccoli laggiù, gli alpini! Sotto la piramide del Monviso, verso il passo Gallarino c'è una fila di formiche sull'immenso nevaio. Sembrano immobili, invece guadagnano strada lentamente, con quel passo che permette loro di fare dieci, dodici ore di marcia. L'elicottero li sorvola una, due volte: credo che non destiamo particolare entusiasmo, il rotore solleva sventagliate di neve, non deve esser piacevole riceverla sul volto sudato, mentre si ansima lungo l'ultimo strappo. Scendiamo davanti al rifugio Quintino Sella; la neve è alta quattro o cinque metri. Arriva la prima pattuglia, preceduta da un'allegra marcelta. Non sono alpini italiani, questi: sono alpini france- si; il caporale che li guida tiene una radiolina accesa sullo zaino, tanto per rallegrare un po' l'ambiente. Bei ragazzi, ben messi, volti anneriti dal sole: sganciano gli sci e intanto arrivano anche i nostri, le «penne nere», ma senza penna, perché alle alte quote portano un passamontagna molto più pratico. In testa il col. Pastorello, capo di stato maggiore della Taurinense, che ha percorso parte della strada in sci, in mezzo ai suoi uomini. E lo stesso ha fatto l'addetto militare francese a Roma, generale Pantalacci. Davanti al rifugio, alpini italiani e francesi fraternizzano, si scambiano marmellata, sigarette e commenti nel gergo internazionale della naja. C'è aria di soddisfatta allegria, in giro: il grande raid in sci attorno al Monviso sta per concludersi, tutto è andato bene, anche il tempo. Molti di questi ragazzi hanno migliaia di metri di dìslivello sotto gli sci e nei polmoni. Alte manovre italo-francesi hanno partecipato gli alpini della brigata Taurinense (essenzialmente del Saluzzo e del Susa, con artiglieri e con reparti trasmissioni) e quelli del 159.mo Régiment Infanterie Alpine. In totale quattrocento uomini, che si sono mossi per quasi una settimana lungo itinerari diversi, valicando colli prossimi ai tremila metri, con un innevamento eccezionale, guidati da un'organizzazione che lascia stupiti: ci sono cose che funzionano bene, nel nostro Paese. Nuclei di uomini hanno raggiunto picchi solitari, vertiginosi, vi hanno costruito igloo. hanno eretto muri di ghiaccio, e lassù sono vissuti quattro giorni e quattro notti. Non isolati, però, anzi in contatto con i comandi: sono i «centri nodali» per i collegamenti radio, affidati a quegli eremiti delle vette. Il generale Perasso, comandante la Taurinense, mostra la razione viveri dei nostri (che poi è anche quella dei francesi). Chi ricorda ì tempi della «minestra Chiarizia» stupisce: le razioni comprendono anche cordiale e sigarette, energetici e carta igienica. Un alpino approfitta della sosta per radersi con un rasoio a pile. Altri, a crocchio, intonano «Mes montagnes», l'immortale canto valdostano. Poi italiani e francesi alternati riprendono gli zaini, calzano gli sci, scendono a valle come rondini. Purtroppo, noi abbiamo l'elicottero e tanti anni più di loro. Partiamo verso fondo valle. Il Monviso è di nuovo silenzioso. Carlo Moriondo Gli alpini si apprestano a scendere al Pian del Re (foto Alessandro Bosio)

Persone citate: Alessandro Bosio, Gallarino, Pastorello, Perasso, Quintino Sella

Luoghi citati: Crissolo, Roma