Graziani, dai dubbi ai gol

Graziani, dai dubbi ai gol La sua presenza era incerta poi ha segnato tre volte Graziani, dai dubbi ai gol (Dal nostro inviato speciale) Cesena, 17 aprile. Quasi un'indigestione di gol dopo due mesi dì digiuno. Tre « sberle » in diciassette minuti e Francesco Graziani manda a nanna il Cesena. Alla fine il centravanti tira un sospiro di sollievo ma non esulta più del lecito, non fa proclami, non si esibisce In atteggiamenti folcloristici. Uno come lui non è campione per caso. Si informa soltanto se per II Genoa ha segnato Pruzzo o Damiani. Alla notizia che in testa alla classifica dei cannonieri è rimasto solo dopo il ruggente sorpasso, accenna un sorriso e dice: - lo non tiro i rigori, posso segnare soltanto su azione. E' un bel colpo ». Sabato sera non sapeva ancora se avrebbe giocato. La distorsione riportata al piede sinistro nell'allenamento di giovedì gli doleva. L'ultimo provino, svolto sul campo di Rimini la mattina di domenica, non era stato del tutto rassicurante ma, al termine. Radice, Graziani e il medico Boccardo avevano deciso di rischiare. A quel punto era scontato che Francesco segnasse almeno un gol, secondo tradizione. Perché Graziani quest'anno altre volte è stato Incerto fino all'ultimo momento per infortunio, come In occasione del primo derby (un gol], a Catanzaro (due gol), a Genova contro la Samp (tre gol), a Cesena (tre gol). Colpa degli avversari che lo sottovalutano? Macché, merito suo che, male o non male, si batte sempre stringendo I denti e se non segna fa segnare, come gli succedeva da due mesi. Un tipo decisamente simpatico, umano. Ad esempio, dopo l'ultimo collaudo è tornato in albergo, mentre I compagni erano in passeggiata sul lungomare, sì è fatto una doccia, ha indossato un doppiopetto su pantaloni grigi, camicia e cravatta, elegante come uno sposo ed è andato In chiesa per la funzione festiva. Sono cose che hanno valore, anche e forse soprattutto per un campione, proprio in questi tempi che alla domenica molti si preoccupano dì andare in montagna, In campagna, al mare e non si preoccupano di andare a messa. - E' una tradizione — spiega Graziani — che è entrata nel Torino da quando c'è Radice. Ovunque siamo, tutta la squadra alla domenica, almeno per cinque minuti, entra In una chiesa ». Graziani non è andato a pregare Dio perché lo ispirasse a segnare gol e neppure a scongiurare il successo per non perdere il contatto con la Juventus. Lui è uno che gioca al calcio, che firma autografi, che parla ai microfoni della Rai, si presenta dinanzi alla televisione, ha molti titoli sui giornali, riconoscimenti a livello europeo, ma non dimentica di essere innanzitutto un uomo e come tale cerca la tranquillità psicologica, quella che gli consente di stare due mesi senza piangere perché non segna e che gli consente pure di non Impazzire dalla gioia perché ne ha segnati tre in un colpo solo. Racconta le sue reti. • La prima è il frutto di una respinta di Lombardo su precedente tiro di Pulici, per la seconda devo anche dir grazie al pasticcio che hanno combinato Bardin e Frustalupi; la terza è stato un appuntamento, suggerito anche da Pulici che ha fatto il velo, sul cross di Sala. Non sono gol spettacolari, ma sono gol. Quelli che ci servivano per rispondere subito alla Juventus. La caviglia mi ha fatto un po' male, però non ci ho pensato troppo e sono andato avanti bene. Poi ci siamo fermati per risparmiare le forze. Adesso io non dico che vinceremo il campionato, la Juventus rimane in testa, però le percentuali sono pari, cinquanta loro, cinquanta noi. Ci aspettia¬ mo che la Juventus segni una volta il passo. In una stagione si giocano cinquanta partite, noi trentaquattro. Dovremmo essere avvantaggiati, soprattutto con i primi caldi, ma dopo aver fatto II nostro dovere sino in fondo, slamo disposti ad accettare ogni esito >. Gli chiediamo di rivolgere un ringraziamento ai tifosi che sono arrivati a Cesena da ogni parte d'Italia e almeno In diecimila da Torino. Dice: « Li ringraziamo, è chiaro, perché ci vogliono bene e se ci seguono è anche perché sanno di non andare In giro per l'Italia a fare delle figuracce, lo, tuttavia, a questi tifosi vorrei dire una cosa: noi ci batteremo, come ho già precisato, fino In fondo, ma visto che questo campionato uno deve vincerlo e uno deve perderlo, dovesse toccare a noi l'amaro compito, sappiano comportarsi da autentici sportivi, sappiano accettare il verdetto come sapremo accettarlo noi ». Uno gli chiede: » Firmerebbe per lo spareggio? ». « No — risponde sicuro — io spero che il campionato si risolva a nostro vantaggio senza bisogno dello spareggio. Comunque se dovremo giocarci lo scudetto a testa o croce in una sola partita, lo faremo ». — Won ha avuto paura, prima dì questa partita, che l'avventura dì Cesena finisse male? ' No, perché se il Toro la il Toro, non ci sono problemi sul risultato. Noi eravamo convinti di vincere. Prima dell'Incontro il presidente ci ha anche incoraggiati e se si eccettua quel brivido iniziale la gara non ha mai avuto storia. Tutto normale. Insomma ». Quando lascia lo stadio anche i tifosi del Cesena lo applaudono. Non c'è arbitro, non c'è classifica, non c'è rabbia che tenga. Dì fronte a certi campioni è doveroso togliersi il cappello. E chi non ce l'ha può tranquillamente applaudire. Franco Costa Cesena. Graziani, in tuffo, segna di testa il suo terzo gol sorprendendo Oddi (al centro) e battendo Bardin