Roberts 1° resiste Ago 3°

Roberts 1° resiste Ago 3° Un dramma nella "200 miglia,, di Imola: è morente il giovane americano Pat Evans Roberts 1° resiste Ago 3° (Dal nostro inviato speciale) | Imola, 3 aprile. In una grande giornata di sport, il motociclismo vive nuovamente un dramma, protagonisti i piloti americani. Kanny Roberts vìnce la «200 miglia AGV», il suo connazionale Pat Evans giace clinicamente già morto In una stanza dell'istituto Bellarla di Bologna, dove è stato ricoverato dopo un terribile incidente di cui è stato l'unico attore, mentre viaggiava a circa 200 chilometri all'ora. Il fatto è avvenuto nel corso del tredicesimo giro della prima manche di cento miglia della gara. Pochissimi i testimoni. Abbiamo però ricostruito la meccanica della rovinosa caduta dello statunitense in base a quanto ci è stato riportato da un commissario di percorso che era presente e a quanto hanno detto i medici e gli infermieri del pronto soccorso, che sono intervenuti immediatamente. Evans, che ha 22 anni ed è nato ad El Kayon, in California, stava gareggiando benissimo e si trovava in terza posizione dietro a Roberts e a Steve Baker. Subito dopo il rettilineo posto davanti ai boxes, il giovane pilota ha affrontato quasi in pieno la rapidissima curva del «Tamburello- che piega sulla sinistra prima di immettere sul tornante della «Tosa», dove I piloti debbono rallentare di molto la loro andatura. Si è vista la ruota posteriore della Yamaha dell'americano partire per traverso e il conduttore sbalzato di sella. La moto è scivolata verso il bordo della pista, mentre Evans ha proseguito la traiettoria rimbalzando per una quarantina di metri sull'asfalto. Poi è andato a fermarsi contro una balla di paglia che proteggeva un paletto. Nella sua folle corsa il pilota inanimato ha urtato violentemente contro II terreno prima con il torace e poi con la fronte. Quando è giunto sul bordo della pista era già privo di conoscenza. E' stato trasportato in infermeria e poi In ospedale. I medici gli hanno riscontrato un fortissimo trauma toracico e un grave trauma cranico. La prognosi è riservatisslma: In pratica l'encefalogramma non dà segni di vita. Se dovesse miracolosamente riprendersi, rimarrà comunque paralizzato. I suoi genitori sono stati avvertiti telefonicamente. Sembra che Evans avesse litigato con il padre, che non voleva lasciarlo correre. Per questo si era trasferito in Francia, dove aveva trovato una scuderia disposta ad ingaggiarlo. Finora aveva ottenuto del buoni risultati ma non era molto noto e non aveva ancora vinto alcuna gara internazionale. L'incidente e la tragica situazione di Pat Evans ripropongono il te¬ ma della sicurezza nei circuiti. A' questo punto però è doveroso dire come per quanto si faccia in tema di sicurezza certi fatti non si possono evitare. SI può intervenire rapidamente con i soccorsi, si possono ridurre le velocità con le «chicanes», si possono mettere protezioni e vie di fuga. Ma quando le moto, come queste «750», vengono portate ad una potenza che varia tra i 120 e i 140 CV, con un rapporto di uno a uno tra peso e potenza stessa, certe cose sono inevitabili. Basta un piccolo errore, un guasto Irrilevante per causare Il dramma. Abbiamo visto con i nostri occhi alcuni piloti viaggiare in accelerazione spaventosa con la ruota anteriore alzata di mezzo metro da terra per un centinaio di metri, pur cambiando due o tre marce. Cosa spaventa soprattutto è la progressione: da 70-80 km all'ora questi «mostri» passano in 200-300 metri ad oltre 250 orari. Sono insomma dei mezzi indomabili. Lo dimostra il fatto che oggi nella sola prima manche sono caduti una dozzina di concor¬ renti e siamo convinti che per quasi tutti si sia trattato di una perdita di controllo della moto. Per fortuna se la sono cavata con tanta fifa e qualche escoriazione. Ma Pat Evans ha pagato per tutti la temerarietà di correre con simili moto. Peccato che l'incidente abbia portato un'ombra di tristezza in questa domenica. La corsa, anche se dominata nettamente da Roberts è stata fantastica per la cornice di folla e per i protagonisti. Il venticinquenne californiano ha dimostrato di avere classe e temperamento da vendere ed è tornato al successo dopo parecchio tempo con una superiorità che non lascia dubbi, aggiudicandosi circa 14 milioni di premi. Ha vinto entrambe le manches, lasciando indietro il suo grande rivale Baker, che aveva ottenuto il successo a Daytona. Terzo è giunto Giacomo Agostini, ancora una volta il migliore e il più regolare degli italiani. La cronaca è ricca di spunti, di note, pur se — come abbiamo detto — la superiorità di Roberts e della sua moto non hanno lasciato spazio agli avversari. L'americano si n schierato al via con due pneumatici « Racing » del tipo « Slick » della Goodyear, mentre I suol rivali montavano tutti o « Mlchelin » o « Dunlop ». Anche fra le moto è in corso la guerra delle gomme e bisogna riconoscere che la Casa americana sta dimostrando di avere un'arma molto buona in mano. Baker vinse con questi pneumatici a Daytona e Roberts l'ha Imitato ad Imola davanti a 110 mila spettatori. Il suo eccezionale record sul giro, ottenuto col tempo di 1*53" netti, alla media di 180,566, non è stato mai avvicinato dagli altri e, per quanto l'americano sia bravo, ci viene il sospetto che i pneumatici abbiano avuto una parte determinante nella sua vittoria. Nella prima manche è scattato in testa Cecotto, al secondo giro è passato al comando Baker. Dal quinto passaggio si è scatenato Roberts e da quel momento Il suo è stato un monologo. Nel frattempo sono caduti tra gli altri Rougerle e Palomo, che si sono urtati nella « Chicane » bassa, e Bonera, scivolato sull'olio nello stesso punto al giro successivo. Bellissima la gara del giovane Ferrari con la Yamaha del « team » Nava-Ollo Fiat. Il milanese ha ingaggiato una battaglia con Agostini e l'ha poi passato inserendosi al terzo posto. Purtroppo al venticinquesimo giro anche lui è stato messo a piedi da una scivolata della moto. Al traguardo Roberts è passato per primo, seguito da Baker, dal giovane francese Sarron e da Ago. Dei trentanove partenti nella seconda manche se ne sono presentati al via soltanto venticinque. Roberts, dopo mezzo giro in testa di Agostini, è passato a condurre e non è più stato ripreso. Baker e Ago si sono accontentati di stargli dietro e di non farsi avvicinare dal gruppo degli inseguitori. E' caduto ancora Lucchinelli, che aveva terminato la prima batteria in nona posizione e si è fatto luce Armando Toracca, che ha concluso bene, al decimo posto. Cristiano Chiavegato FINALE — 1. Roberts (Usa) su Yamaha, 200 miglia (km. 322,560) in 2 ore 3'59"8/10, media 156,081; 2. Baker (Usa) Id. a 21 "3/10; 3. Agostini (It) Id. a 2'17"6/10; 4. Sarron (Fr) Id. a 2'21"1/10; 5. Van Dulmen (Ol) Id. a 2'25"2/10; 6. Katayama (Giap.) id. a 1 giro; 7. Coulon (Svi) Id. a 1 g.; 8 Rigai (Fr) id. a 2 g.; 9. Ballington (Saf) id. a 2 g.; 10. Toracca (It) id. a 2 g. PRIMA MANCHE — 1. Roberts 161,280 km. In 1 ora 2'24 "4 media km. 155,060; 2. Baker a 12"6; 3. Sarron a 1'8"3; 4. Agostini; 5. Van Dulmen; 6. Hansford (Aus) su Kawasakl; 7. Katayama; 8. Rigai a 1 giro; 9. Lucchinelli (It) su Yamaha a 1 g.; 10. Coulon a 1 g. SECONDA MANCHE — 1. Roberts 161,280 km. in 1 ora 1'35"4 media km. 157,116; 2. Baker a 8"7; 3. Agostini a 1'6"8; 4. Van Dulmen a 1'11"8; 5. Sarron a 1'12"8; 6. Coulon a 1'39"6; 7. Katayama a 1 giro; 8. Kleek (Usa) su Yamaha a 1 g.; 9. Ballington a 1 g.; 10. Rigai a 1 g. Imola. Johnny Cecotto precede Giacomo Agostini a una « chicane » delle 200 miglia

Luoghi citati: Bologna, California, Francia, Imola, Usa