Bonimba, l'uomo dei "legni,, di Fulvio Cinti

Bonimba, l'uomo dei "legni,,Bonimba, l'uomo dei "legni,, Apre offrendo a Causio la palla del gol bianconero, chiude spiattellando due volte il pallone sui legni. Cerca anche il calcio di rigore: a Casarin che glielo nega, risponde con veemenza. Così, invece del calcio piazzato che lui stesso avrebbe trasformato, si ritrova sotto il naso il cartellino giallo. Addossato alla parete del corridoio, accanto alla porta dello spogliatoio Juventino, Roberto Boninsegna ripercorre I quattro grandi momenti del suo match che gli attribuiscono di diritto il ruolo di « uomo-derby » di parte bianconera. L'accappatoio verde e l'asciugamano a scialle sulla testa accentuano I caratteri del suo volto da pugile. Alle reazioni, spesso vivaci, sul campo contrappone un linguaggio pacato, grammaticalmente limpido, ma non per questo meno schietto. Ribattendo, a proposito del rigore, la legittimità della protesta, francamente osserva: « Reazione violenta e giusta ammonizione ». In sostanza « Bonimba » respinge seccamente il sospetto di « teatralità » nella caduta, o per dirla alla Solier, di « chiarugismo ». Non è qui, in fondo, per recriminare su di un episodio con risvolti negativi, ma spiegare gli altri tre momenti. Il passaggio vincente a Causio, ad esempio. Un altro centravanti, giovane e smanioso avrebbe egoisticamente cercata la risoluzione in proprio, nonostante la difficile posizione e II precario equilibrio. Boninsegna, esperto professionista, ha calcolato con astuzia raffinata II « sacrificio » personale. « Non ero nelle condizioni Ideali per tirare — descrive —. Ho visto irrompere Causio e l'ho servito nel miglior modo possibile ». La gloria, insomma, è divisibile e in questo caso gli spetta II cinquanta per cento. Indivisibile sarebbe stata Invece se montante e traversa, in rapida successione, non si fossero frapposti alle traiettorie delle due fiondate. Boninsegna non ha dubbi: senza quegli impedimenti il pallone si sarebbe insaccato alle spalle di Castellini. Dei burrascosi quindici minuti finali, il centravanti juventino è quindi il maggiore animatore, l'avversario dei granata più pericoloso ed ostinato. Ed è anche l'arco di tempo durante il quale t'attento Danova si è visto spesso sfuggire dalle proprie grinfie il trentacinquenne antagonista. Prima, dal passaggio vincente del gol di Causio alla fase calda della ripresa, « Bonimba » aveva temporeggiato come un vecchio gatto sornione In attesa dell'occasione favorevole, apparentemente distaccato, anzi quasi asettico ai furori del derby. Un atteggiamento tipico in Boninsegna che probabilmente (e lo aveva anche preannunciato) ha sentito la partita con pari intensità ma immune da eventuali condizionamenti Imposti dal passato ai suoi compagni. Cancellato sei giorni avanti da un'eventuale accoppiata risolutiva per l'incontro col Torino (gli era stato preferito Benetti, in eccellenti condizioni di forma e meno vulnerabile nella sfera emotiva) « Bonimba » si è impadronito nuovamente del ruolo, con autorità, senza freni, cioè quelle briglie che sono ricadute sul collo di Benetti, tanto nel ricordo dei granata di quanto avvenne nel primo derby della stagione quanto per alcuni decisi interventi che piuttosto impietosamente la parte torinese gli ha rimproverato nel corso di tutta la partita e, ancora, all'uscita dello stadio. Nel ricostruire la meccanica delle due « legnate », Boninsegna non recrimina: si limita ad osservare che Castellini era praticamente battuto pur gettandosi sulla palla rigettata dal palo, mentre nella stangata finale (era l'ultimo minuto) è stato salvato dalla testa di un compagno della difesa che ha corretto la parabola. Rivincite? « Bonimba » si augura che gli siano offerte altre occasioni, e la sua speranza è anche il rifiuto dell'etichetta di ■ centravanti di passaggio », cioè senza un preciso domani. Fulvio Cinti

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