L'Urss in Africa di Fabio Galvano
L'Urss in Africa L'Urss in Africa L'Unione Sovietica sta giocando in Africa una carta decisiva. Il viaggio che il presidente Podgorny intraprende oggi in Zambia, Tanzania e Mozambico, e quello che nelle ultime due settimane ha avuto per protagonista in Algeria, Libia, Somalia, Etiopia e Tanzania quello che di Mosca è fra i più fidati alleati, Fidel Castro, sottolineano l'importanza che i sovietici attribuiscono a uno sviluppo in chiave marxista delle nuove democrazie africane. Le vicende degli ultimi giorni — l'uccisione del presidente Ngouabi nella filosovietica Repubblica popolare del Congo, e l'invasione dell'ex Katanga da parte di forze filocomuniste provenienti dall'Angola — hanno dato un nuovo significato al gioco degli allineamenti, che vede coinvolti non solo Stati Uniti e Urss, ma anche Pechino. Mosca attribuisce una grande importanza a queste alleanze: nel quadro della sua espansione militare (navale e missilistica in particolare) ritiene essenziale poter contare su una rete di basi, o perlomeno impedire alle altre potenze di disporne. E' una specie di gioco a rimpiattino con Washington e con Pechino che, con alterne vicende, dura dalla metà degli Anni Cinquanta. L'Unione Sovietica si rende conto che, in questo momento, la situazione nell'Africa australe è particolarmente delicata: uno dei compiti principali di Podgorny sarà quindi di mettere in guardia i suoi interlocutori negri contro i piani mediati dall'Occidente per un trasferimento graduale dei poteri dai governi bianchi del Sud Africa e della Rhodesia nelle mani di governi espressi dalla maggioranza negra. Mosca è favorevole, nel tentativo di assumere l'iniziativa in quella parte dell'Africa, a un trasferimento immediato di poteri alle maggioranze negre attraverso i mezzi più efficaci; secondo diplomatici africani I'Urss sarebbe già impegnata nel rifornimento di armi ai movimenti di guerriglia che combattono da anni contro i regimi bianchi dei due Paesi. In questa prospettiva va interpretata la decisione del governo americano di inviare aiuti allo Zaire di Mobutu per controbattere l'invasione della provincia di Shaba, l'ex Katanga, il cui tentativo di secessione fra il '60 e il '63 sotto la guida di Moisè Ciombé portò alla prima sanguinosa guerra su vasta scala dell'Africa moderna. Dal 1959 a oggi Mosca ha pompato quasi un miliardo di dollari sotto forma di aiuti ai Paesi subsahariani, la metà di quanto ha sborsato la Cina e un terzo di quanto abbia investito l'Occidente. Un inter¬ vento apparentemente limitato, quindi, ma selettivo: con pochi rubli al momento giusto I'Urss si è conquistata meriti non indifferenti in Paesi come la Somalia, lo Uganda di Amin e l'Angola di Ncto, che si sono così aggiunti a una carta africana nella quale Guinea e Congo-Brazzaville costituivano la punta di diamante dell'avvicinamento sovietico. L'influenza sovietica è potenzialmente vincente (e in qualche caso sta già concretizzandosi) in Paesi come l'Etiopia, che dopo la caduta di Hailé Selassié ha maggiormente risentito dell'influsso cinese, o come la Nigeria che, nonostante i suoi stretti legami commerciali con l'Occidente, si è rivolta a Mosca per l'acquisto di aerei militari e ha inviato 700 studenti nelle università sovietiche. Anche Zambia e Sierra Leone si sono recentemente rivolti a Mosca per l'acquisto di armi, e i ribelli rhodesiani con basi nella Tanzania e nel Mozambico hanno avuto dall'Unione Sovietica il maggiore appoggio militare, sebbene i Paesi da cui operano cadano soprattutto sotto l'influenza di Pechino. Non bisogna credere, tuttavia, che la progressiva espansione dell'influenza sovietica in Africa non subisca battute d'arresto. Nel 1966, per esempio, il colpo di Stato contro Nkrumah, in Ghana, privò Mosca di una importante base operativa. Più recentemente Zaire e Mozambico si sono mollo « raffreddati ». Per questo l'Unione Sovietica sta ora cercando, con il viaggio di Podgorny e con la recente visita preparatoria di Fidel Castro, di recuperare il terreno perduto. In Mozambico il presidente sovietico dovrebbe sondare ulteriormente le intenzioni del presidente Samora Machel, il quale ha ripetutamente dichiarato di voler trasformare l'ex colonia portoghese in un « vero Stato marxista-leninista». In Tanzania egli cercherà di ridurre l'influenza cinese offrendo nuovi accordi commerciali al presidente Julius Nyerere. In Zambia, oltre a un tentativo di riavvicinamento col presidente Kaunda, Podgorny sarà probabilmente impegnato con Joshua Nkomo, capo dell'unione popolare africana dello Zimbabwe, cioè delle forze che agiscono per la liberazione della Rhodesia, il quale si è già recato a Mosca pochi giorni fa. In Africa, si è detlo, I'Urss gioca al raddoppio. Molto, in questo momento, dipende dall'esito degli scontri nello Zaire. Un cedimento di Mobutu — e questo Carter l'ha sottolineato inviando aiuti a Kinshasa — potrebbe aprire la via a un ulteriore spostamento dell'Africa verso Mosca. Fabio Galvano
Persone citate: Fidel Castro, Joshua Nkomo, Julius Nyerere, Kaunda, Moisè Ciombé, Samora Machel, Shaba
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