Novara, salvezza lontana

Novara, salvezza lontana Serie B - Mentre il Vicenza rafforza il suo primato Novara, salvezza lontana E' finita con un penoso 0-0 una partita con l'Ascoli da dimenticare - Gli azzurri non vincono da tredici giornate - Bordate di fischi e manciate di coriandoli sui giocatori (Dal nostro inviato speciale) Novara, 13 marzo. Orinai la vittoria è un ricordo di gioventù. Il Novara che non intasca 1 due punti dal 5 dicembre, ha infilato nella collana una altra perla falsa. Sono tredici giornate che gli azzurri non riescono ad imporsi. Anche se prima della fine manca ancora parecchia strada, pare di essere proprio in un vicolo cieco. Il Novara agonizza da tempo e il fatto di aver lasciato l'ultimo posto In classifica, non cambia il discorso sulla squadra piemontese. Facile Intuire il risultato con l'Ascoli: zero a zero con recita penosa, con la totale cecità in fatto di gioco. Tarantola è tornato a soffrire In panchina, dopo le recenti dimissioni, rientrate per tentare l'Impossibile; anche questa volta la reazione non c'è stata. Pare incredibile perché qualsiasi squadra che lotta sul baratro della retrocessione è solita battersi con la forza della disperazione. Il Novara invece no. Ha deciso di fare un'eccezione alla regola con un passo agonistico che sconcerta. A questo punto 11 naufragio è generale e proprio non si vede come si possa uscire dal labirinto. Senza Vriz, Cattaneo e Buso, in un pomeriggio luminoso, si è presentato l'Ascoli per dare una mano agli uomini di Glorgls. Pareva Infatti che il ricevimento lo desse la squadra marchigiana, con il Novara nel panni di un ospite raffinato e cortese. I tremila tifosi « superstiti » hanno dunque assistito ad un match di allenamento. Mai un'azione vera, mai un'offensiva portata con convinzione. Soltanto timide carezze al pallone, con l'Ascoli che ha pensato bene di tirarsi subito Indietro per difendere il pari. II Novara ha patito di conseguenza, spazi stretti, dove la sfera finiva sempre sul piede di un difensore avversario che liberava grossolanamente per evitare il pur minimo rischio. Una danza, dunque, di ex giocatori (cosi infatti vanno giudicati nell'occasione Lodetti, Moro, Zandoli), con flato corto e nessuna idea. E gli altri? Sullo stesso piano di povertà calcistica. Salviamo soltanto Ferrari e Giannini: l'anziano capitano non vuole vedere la città natale finire cosi miseramente sotto il profilo sportivo. Il suo impegno purtroppo non può bastare per colmare limiti e lacune che investono il collettivo. L'inizio della gara ha fatto capire che anche questa domenica non prometteva nulla. Al 7' Picchietti è riuscito infatti a fallire il gol a due metri dalla porta di Grassi. Incredibile! Ancora un'occasione per l'attaccante al 32', ma questa volta Grassi salva abilmente. Le emozioni (si fa per dire) del primo tempo finiscono qui. Ripresa. C'è un colpo di testa di Giavardl che termina a lato (12'), poi la noiosa, lentissima esibizione dei protagonisti sulla metà campo. Sugli spalti, un silenzio di tomba. Un annuncio diverte una volta tanto 11 pubblico: « Un bambino ha perso il papà. Pub ritirarlo alla cabinaradio ». Ma la gente, prima o poi, si stufa di essere presa In giro. Fischi e urla piovono sul campo e frenano ancor più la manovra azzurra. Bacchia (a gran voce il pubblico lo vuole negli spogliatoi) e compagni sono smarriti. Giavardl discute con gli spettatori, mentre Giorgis decide di far scaldare sia Di Stefano, sta Fabblan. Poi si decide per l'innesto di Di Stefano e l'uscita di Giannini. Quest'ultimo pare non gradire il cambio con 11 debuttante diciottenne (ma prima ci risulta che l'avesse chiesto) e getta a terra nervosamente la fascia da capitano. La gente se la prende con Giorgis, scoppia perfino un petardo vicino alla panchina. Poi gli animi si placano, c'è addirittura chi ride su patetici tentativi d'attacco. Negli spogliatoi si tenta invano di nascondere con le parole una realtà pesante, molto triste. Dice Giorgis, senza convincere nessuno: « Li abbiamo aggrediti per novanta minuti e questa volta abbiamo sbagliato sotto porta». Aggiunge scuotendo il capo: « Manca la tranquillità, il pubblico ci ha abbandonato. Non ha nemmeno capito che Giannini era stanco. Non pretendo comunque nessun aiuto. Ognuno è libero di comportarsi come meglio crede ». Arriva il collega Rice-omini che tenta di fargli coraggio. E' stato, come in una farsa, « ripescato » dall'Ascoli recentemente, dopo essere stato cacciato. Dice sorridendo: « La partita non mi è piaciuta, ma noi abbiamo una situazione societaria precaria ed un pareggio qui ci sta bene. Ad Ascoli, in questi ultimi due anni, è successo di tutto ». Incontriamo il presidente Tarantola che torna a ripetere: « Non credo nei premi partita, figuriamoci nelle multe. Non so più a che santo rivolgermi per ottenere la grazia ». Fuori la gente attende le dimissioni di Giorgis, ma il tecnico, per il momento, rimane al timone. Esce con l'arbitro da una porta secondarla, mentre i giocatori vengono accolti con manciate di coriandoli. Il carnevale del Novara, purtroppo, continua. Ferruccio Cavaliere Novara: Nasuelll; Lugnan, Guidetti; Cavallari, Fumagalli, Ferrari; Giavardl, Lodetti, Bacchin, Giannini (dal 77' DI Stefano), Picchietti. Ascoli: Grassi; Legnaro, Perico; Scorsa, Mancini, Anzlvino; Salvorl, Moro (Morello dal 61'), Villa, Maghertnl, Zandoli. Arbitro: Terpin di Trieste. Giorgis rimane

Luoghi citati: Novara, Trieste