Pruzzo era distrutto «Volevo andarmene»

Pruzzo era distrutto «Volevo andarmene» Quando un centravanti è in altalena Pruzzo era distrutto «Volevo andarmene» (Dal nostro inviato speciale) Genova, 13 marzo. Alle ore 16, 6 minuti e 15 secondi il signor Roberto Pruzzo da Crocefieschi si è sentito come travolto da una valanga di tristezza e rabbia e affanno. Gli era appena capitata una disgrazia — come dire? — disperante per chi, come lui, fa di professione il calciatore-goleador: un rigore sbagliato, un altro, un amarissimo «bis» di quello non segnato domenica scorsa contro il Perugia. Stesso campo, stessa porta, stesso tiro (di destro) verso lo stesso angolo (a destra del portiere): e Di Vincenzo che respinge, buttando il pallone in corner e Pruzzo nei guai. Alle ore 16,35 minuti e 37 secondi lo stesso signor Pruzzo si è sentito come liberato, salvato da una invisibile gru che lo tirava fuori dalla valanga precedente. Un gol, un evento di quelli che fanno la fortuna (in tutti i sensi) dei calciatori, gli restituiva di colpo una maxi-felicità persa da circa un mese e mezzo. Esattamente da 42 giorni, perché l'ultima rete firmata da Pruzzo risaliva al 30 gennaio, Verona-Genoa. Da allora, cinque domeniche senza gol, contro Torino, Roma, Tuve, Napoli e Perugia: come togliere anche un bicchierino di grappa a chi ama collezionare e svuotare bottiglie di vino. Adesso era bastato un colpo di testa, quasi una carezza, per cancellare il magone e ritrovare l'ebrezza di una sbronza. «Sono stato male, malissimo. Quando ho visto la parata di Di Vincenzo sul mio rigore ho provato cosa vuol dire sentirsi distrutto. Volevo uscire dal campo, proprio così, credetemi. Ho fatto qualche passo verso gli spogliatoi, stavo per dire a Simoni e ai miei compagni: "Ma ne vado, è meglio per me e per tutti". Mi sembrava incredibile quello che stava succedendo». Cosi parla Pruzzo negli spogliatoi, prima ancora d'infilarsi sotto la doccia, felice di sfogarsi e di comunicare a tutti le sensazioni provate in questa domenica che lo ha portato in altalena, prima dalle parti delle stalle poi su verso le stelle. «Avevo battuto quel rigore in assoluta tranquillità — racconta — e ho calciato con forza, deciso. Prima della partita Simoni mi aveva confermato la fiducia, io stesso non credevo proprio si ripetesse quello che è capitato con il Perugia. Ho tirato secco e ho chiuso gli occhi, quando li ho riaperti avrei voluto nascondermi. Adesso vi farà ridere, potete dire giustamente che ci sono tante cose più importanti nella vita, è vero, però bisogna provare certe esperienze per capirle: e io vi giuro che in quel momento ho sentito una pena infinita, ho pensato a tante cose, al nervosismo che mi avrebbe rovinato tutta la settimana, alla famiglia, ai giornali. Sì, anche ai titoli dei giornali, li vedevo già: "Pruzzo sbaglia ancora" e magari "Pruzzo è un bidone". Sì, lo so che non si può diventare un brocco in quindici giorni per due rigori non segnati però cercate di capirmi, non era proprio una situazione facile la mia...». Semplice, modesto, schietto, Roberto Pruzzo va avanti con questa specie di «auto-moviola» dei suoi gesti e dei suoi pensieri in campo. «Ho sentito gli applausi del pubblico, gli incitamenti dei compaghi — dice — e devo ringraziare proprio tutti perché nessuno in quel momento mi ha rimproverato. Sono rimasto a far la mia parte, del tutto frastornato, e ho ritrovato un po' di fiducia e di convinzione rincorrendo pallone e avversari. Quando è arrivato quel traversone di Castronaro, da sinistra, sono saltato alle spalle di Zecchini, anlici- pando il portiere, come contro la Lazio. Un bei gol, eppure solo adesso mi sento allegro: subito mi è preso un gran mal di testa, una reazione strana, ini sono sentito peggio dopo il gol segnato che dopo il rigore fallito. Adesso che ci penso una spiegazione potrebbe essere questa: ai rigori sbagliati mi stavo abituando, alla gioia della rete ero poco preparato, ormai...». E' ripresa dunque la produzione preziosa del «cannoniere» del Genoa, è tornata alle buone abitudini la cosiddetta «gallina dalle uova d'oro» che sembrava aver perso la vena (e soprattutto la fortuna). Il boato, il tuono partito dalla gradinata Nord di Marassi per salutare il lieto evento ha fatto tremare le orecchie di tutti e magari pure i cuori degli spettatori più sensibili. Una specie di sonorosissima festa nella famiglia rossoblu per un figliol prodigo ritrovato. E proprio nel giorno più importante, nell'appuntamento più atteso: «Ora la gioia vera per me e per la squadra — conclude Pruzzo — è il fatto di aver vinto il derby. Tra qualche giorno penseremo anche alla classifica, alla prospettiva di arrivare alla "zona Uefa". Io esco da questa giornata piuttosto scosso, provato. Magari volete sapere se la prossima volta, quando al Genoa toccherà un rigore, mi farò avanti come sempre o lascerò il posto a Damiani, per esempio. Beh, non saprei, vorrei dire che in questo momento la parola "rigore" e la parola "gol" mi fanno proprio girare la testa...». Antonio Tavarozzi Genova. Pruzzo realizza il gol della vittoria (Telefoto)

Luoghi citati: Crocefieschi, Genova, Lazio, Napoli, Perugia, Roma, Torino, Verona