Zaccarelli - Antognoni, un duello all'insegna della pura "regalità,, di Fulvio Cinti
Zaccarelli - Antognoni, un duello all'insegna della pura "regalità,, Ha vinto il granata, ma il "problema azzurro,, è aperto Zaccarelli - Antognoni, un duello all'insegna della pura "regalità,, Si affrontano a distanza (e non si guardano In cagnesco), ogni volta che vengono a contatto (non frequentemente) Antognoni ci rimette il pallone. L'altro glielo soffia dal piede, ma non di forza. E' tuttavia Zaccarelli che va a cercare il rivale, mentre l'altro, quando può, se ne sta alla larga. Ecco che il bel Renato esce vincente dal duello con il bell'Antonio. Oualche fischio, anche Ingeneroso, poiché al di là del gioco dei sentimenti è giocatore che si fa ammirare, si becca il fiorentino; applausi a scena aperta ricompensano alcuni felicissimi momenti del centrocampista granata. Ciò che di bello e tonificante regala allo spettacolo questo confronto (tra l'altro idealizzato sino al tetto della maglia azzurra) ò la « regalità • che lo ha contraddistinto da ambo le parti. Se osservati attentamente, sono due giocatori che hanno parecchi punti di somiglianza, e non solo professionali, trattan¬ dosi in sostanza di autentici esemplari di « interni a tutto campo ». La falcata, ad esemplo: morbida e fluida quella di Antognoni, potente quella di Zaccarelli, ma entrambe cariche di dinamismo. Tuttavia, proprio per certe e stabilite differenze d'impiego — organizzazione e amministrazione del gioco il primo, propulsore il secondo — in una formazione comune (come quella azzurra: attraverso la cui ottica si continua a stabilire la rivalità tra I due) potrebbero non confondersi, bensì compendiarsi. Ed ò attorno a questa ■ boa » polemica che il discorso continua a svilupparsi tra le parti, cioè tra quelli che vorrebbero Zaccarelli in nazionale nel ruolo di Antognoni e gli altri che hanno ormai attribuito, tra prove ed appelli, quel ruolo al giovane fiorentino. Virtualmente la partita di ieri consegna a Zaccarelli un ideale successo sul rivale ma non riunisce le parti né chiarisce, per consentire poi a Bearzot di ri¬ solverlo, Il problema. Tra l'altro, esistono fra I due diversità di comportamento: mentre Zaccarelll non ha denunciato flessioni di rendimento e di concentrazione, Antognoni ha alternato momenti felici ad altri di quasi totale assenza, soprattutto nella ripresa quando la squadra ormai battuta si è un poco lasciata andare al suo destino, e non molto certo ha fatto il capitano viola per tentare di modificarlo, quasi a voler sottolineare Inconsciamente che nel corso di una partita egli passa di frequente da zona di luce a zona d'ombra. Renato Zaccarelli, ventlsei anni detto «Zac» per brevità di titolo e senza alcuna parentela con l'altro «Zac» che é al centro della scena politica, ha invece recuperato molto sulla via della discontinuità battuta nel passato. Adesso, se è in perfetta condizione fisica e atletica (come attualmente), non denuncia pause nell'arco dei novanta minuti, ed è teoricamente la più forte e classica mezz'ala di spinta del campionato Italiano. Quando rientrò all'ovile (ove Ussello lo aveva allevato) dopo le peregrinazioni di Novara (sotto Parola) e di Verona dove lo avevano Inviato a farsi le ossa, direttamente o attraverso I tecnici che ne avevano affinato le naturali doti calcistiche, venne fuori di Zaccarelli un'immagine di calciatore assai suggestiva: punti di simmetria e di rassomiglianza con il gioco di Casigliano, avendo In comune con l'Indimenticabile campione del Grande Torino una scelta di tempo Istintiva per entrare nel « midollo » della manovra offensiva e la capacità di realizzare il suggerimento con prontezza, sicurezza e chiarezza d'accento. Nel tessuto granata Zaccarelli si é Inserito gradualmente, raffinando la sua tecnica, accentuando la potenza della falcata e del tiro, acquistando con la ferrea concentrazione anche un ragionato impeto combattivo, senza abdicare all'eleganza di movi¬ mento che aveva ispirato in Giagnoni l'opinione che egli fosse «Il più Juventino dei giocatori granata». Scarseggiava cioè di temperamento. Anche Gigi Radica, approdando sulla sponda del Torino, aveva preteso da •Zac» qualcosa di più: un maggior sfruttamento del dinamismo di cui era naturalmente dotato e qualche gol (che II giocatore ha saputo poi regalare in chiave determinante per il risultato di alcune partite). Giunto al titolo. Renato Zaccarelll à pervenuto pure alla maturità. Una maturità che à fatta anche di quell'elemento semisconosciuto a buona parte del nostri calciatori: lo spirito di sacrificio. In sostanza, Zaccarelll ora soffre e fa soffrire I suol avversari. Ieri, a provare questa sofferenza é stato il bell'Antonio al cui conseguimento della laurea di campione mancano proprio tanti esami di sofferenza. Poi è completo. Fulvio Cinti
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