I colleghi difendono il pilota del C-130 "Non è stato un errore, ma un'avaria
I colleghi difendono il pilota del C-130 "Non è stato un errore, ma un'avaria Tre commissioni tentano di spiegare la tragedia dell'Hercules I colleghi difendono il pilota del C-130 "Non è stato un errore, ma un'avaria Pisa, 6 marzo. Tre commissioni d'inchiesta per la tragedia dell'Hercules: una della magistratura, una del Ministero della Difesa (presieduta dal generale Rittori, lo stesso ufficiale che si occupò dell'incidente in cui morì Enrico Matteì) e una dei Servizi di Sicurezza. Il procuratore della Repubblica di Pisa, Iosto Ladu, ha affidato una perizia tecnica al professor Dino DM dell'Università dì Pisa. Le tre indagini parallele dovranno stabilire perché il «C130», con 38 allievi dell'Accademia di Livorno in «volo di ambientazione», si sia schiantato contro il Monte Serra cinque minuti dopo il decollo dall'aeroporto «San Giusto» di Pisa. Per il momento non si è avuta alcuna dichiarazione ufficiale. Solo ipotesi. Si era parlato di sabotaggio e, a questo proposito, giunge da Roma la secca smentita del ministro della Difesa Lattan zio: «Si può escludere che a bordo ci sia stata un'esplosione». Altrettanto categorici i compagni del maggiore Massimo Proietti. «Era un pilota espertissimo — dice un aviatore della 46' aerobrigata —. Inoltre era nato qui e volava in questo cielo da otto anni E' impossibile che abbia commesso un errore così stupido. Lo escludo nel modo più assoluto. Noi pensiamo che si tratti di un'avaria e chiediamo alle commissioni d'inchiesta di far luce su questo inci¬ dente affinché, per l'ennesima volta, non sia accollata la colpa a chi non può più difendersi». C'è poi l'ipotesi del guasto ai comandi. Lo stesso aereo, un mese prima del suo ultimo volo, aveva «grippato», i comandi si erano bloccati. Ma l'Hercules «Vega 10» era in quota, quel giorno, e il comandante, in pochi frenetici e terribili attimi, era riuscito a farlo «riprendere». Subito dopo aveva segnalato l'operazione alla torre di controllo. Dopo. Prima, in casi come questo, si pensa alla pelle. Ma c'è chi obietta che la virata e la conseguente cabrata fatta dall'aereo prima dello schianto, secondo le testimonianze oculari, non sa- rebbe stata possibile con i comandi bloccati. E allora? Resta valida l'ipotesi di un guasto alla centralina automatica che regola il regime dei quattro motori, mantenendoli allo stesso livello di giri. Se uno dei motori, fosse andato in supergiri, ad esempio, l'aereo si sarebbe impennato da una parte e il pilota, senza avvertire la torre di controllo della sua manovra disperata, avrebbe tentato il «recupero» virando dalla parte opposta. La verità, forse, è lontana. Restano i fatti. Resta la memoria di un pilota con 2800 ore di volo, del suo equipaggio, dei 38 ragazzi pieni di entusiasmo. Ma restano anche le accuse fatte a caldo dagli stessi aviatori che, ogni giorno, in nome della loro passione, rischiano. E rischiano troppo. «Sono aerei buoni, aerei belli — dice uno di loro — ma noi li usiamo male. "Dobbiamo" risparmiare carburante cosi li facciamo volare poco. Proprio il Vega 10 è sta to fermo per un anno. Erano persino stati presi pezzi di ricambio per altri aerei dal gigante rimasto a terra. Solo da poco era stato rimesso in funzione e aveva ripreso a volare». Mentre le commissioni d'inchiesta sono all'opera l'altra faccia della medaglia serra la gola in un nodo cui non ci si può sottrarre. Nelle varie città d'origine arrivano le 44 salme. Le famiglie sotterrano i toro caduti. d. dan.
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