Senza benzina, gas e nafta per almeno due o tre giorni

Senza benzina, gas e nafta per almeno due o tre giorni Nel triangolo industriale Piemonte, Lombardia e Liguria Senza benzina, gas e nafta per almeno due o tre giorni Contìnua il blocco totale degli autotrasportatori - Lo sciopero diventerà al ministero non avrà esito - Drammatica assemblea a Tortona: "Basta nazionale se ''incontro coi contratti capestro" (Dal nostro inviato speciale) Tortona, 6 marzo. Piemonte, Liguria e Lombardia senza benzina, nafta e gas liquido ancora per almeno due giorni. Quattrocento autotrasportatori (in rappresentanza di diecimila cisternisti) delle tre regioni, riuniti stamane in assemblea a Tortona con i dirigenti nazionali delle associazioni di categoria, hanno deciso di proseguire lo sciopero per ottenere un adeguamento delle tariffe al continuo aumento dei costi. Contemporaneamente è stato proclamato lo stato di agitazione nazionale e, se l'incontro di martedì o mercoledì a Roma con i petrolieri presso il ministero dell'Industria non darà i risultati voluti, il blocco si estenderà in tutto il Paese. Macchine ferme, dunque, molti forni spenti, industrie in difficoltà. Saranno garantiti i rifornimenti per il riscaldamento soltanto a scuole, asili ed ospedali. Questo il risultato di oltre tre ore di discussione nella sala consiliare del Comune. Una discussione dominata dalla rabbia dei partecipanti che ha spesso portato il dibattito fuori dai binari di un confronto sereno. Ci sono state urla, addirittura insulti. Praticamente impossibile parlare per chi tentava di fare proposte che potevano essere interpretate come moderate. «Non c'è più posto per la moderazione», dice il cisternista Bargigli di Torino. «Le compagnie petrolifere e i grossi clienti dell'industria ci impongono tariffe assurde e noi siamo costretti ad accettare per poter guadagnare almeno il necessario per pagare le cambiali firmate all'acquisto del camion. Se uno rifiuta ce ne sono cento pronti a prendere il suo posto perché si trovano in condizioni ancora peggiori». / cisternisti che portano i prodotti petroliferi dalle raffinerie ai distributori sono di tre categorie: singoli proprietari di autobotte, padroncini riuniti in consorzi, aziende titolari di numerosi camion. Complessivamente una categoria molto frazionata che ha trovato per la prima volta in questo sciopero un momento di unità. «Ed è proprio sfruttando questo smembramento che petrolieri ed industriali riescono a farci lavorare con tariffe capestro », spiega Renzo Buvoli, presidente nazionale dell'Anita (una delle tre associazioni di categoria). «Quando il Cip stabilisce i prezzi dei prodotti petroliferi, considera anche il costo del trasporto, ma è su questo che i committenti speculano per aumentare i margini di guadagno». Gli autotrasportatori in sciopero chiedono sostanzialmente che venga finalmente attuata la legge 298, già approvata da tre anni e non ancora messa in pratica per la mancanza del regolamento di attuazione. Essa prevede, fra l'altro, la creazione di un albo professionale degli autotrasportatori (che metterebbe fine al fenomeno degli abusivi) e la definizione di «tariffe-forcella» che stabiliscono un minimo e un massimo. Ora i cisternisti sono pagati a chilometro o a quantità trasportata in rapporto alla distanza coperta, e le compagnie, con la loro campagna al ribasso, riescono a creare la più spietata situazione di libera concorrenza. «Per salvarci almeno le spese siamo costretti a lavorare 18 ore al giorno», racconto un autista di Novara. «Con tanti saluti alla sicurezza, al contratto che prevede non più di sette ore, ai limiti di velocità. Quando le gomme sono consumate non abbiamo i soldi per cambiarle e viaggiamo coi copertoni lisci: ogni pneumatico costa il guadagno di un mese. Si fanno in un giorno solo i viaggi per cui ce ne vorrebbero due». Tutta questa rabbia è esplosa nell'assemblea di stamane. Il salone del Comune era gremito all'inverosimile. La parola d'ordine una sola: sciopero ad oltranza. Qualcuno ha addirittura prospettato una «marcia su Roma»: tutte le autobotti in fila ai 20 all'ora fino a paralizzare completamente la circolazione. Nei primi minuti dell'assemblea è stato praticamente impossibile parlare. Ognuno aveva la sua storia da gridare agli altri. I dirigenti sindacali non riuscivano a farsi ascoltare. Quando hanno proposto di sospendere lo sciopero, salvo riprenderlo a livello nazionale se l'incontro romano sarà negativo, ci sono stati momenti in cui si è sfiorata la rissa. Verso mezzogiorno (l'assemblea era incominciata alle 10) si è decisa una sospensione. I responsabili delle associazioni di categoria (Fai, Fita e Anita) si sono riuniti in una saletta ed hanno concordato Zb proposta finale che è stata presentata all'assemblea e approvata per acclamazione. «Siamo pronti a lottare finché sarà necessario», ha concluso un autotrasportatore in pteat sul tavolo della presidenza, «ma chi spera di pescare nel torbido non si faccia illusioni: non faremo un altro Cile». Giorgio Destefanis

Persone citate: Fita, Giorgio Destefanis, Renzo Buvoli