Isotta Frasehini, l'auto delle dive e dei marajà

Isotta Frasehini, l'auto delle dive e dei marajà Isotta Frasehini, l'auto delle dive e dei marajà Una mostra retrospettiva al Museo dell'automobile DA oggi al 15 maggio il Museo dell'automobile Carlo Biscaretti di Ruffìa ospita un'eccezionale mostra retrospettiva dedicata alle automobili Isotta Frasehini, con 14 vetture (di cui 9 provenienti da collezioni private), motori, cimeli e documenti dell'epoca. Un revival, per gli appassionati di storia dell'automobile, di raro interesse. Ieri, in occasione della vernice della manifestazione, è stato anche presentato il volume «Isotta Frasehini», minuziosa ricostruzione storica della famosa marca milanese, curata da Angelo Tito Anselmi. La vita dell'Isotta Frasehini, cominciata alla fine del secolo scorso a Milano per iniziativa di Cesare Isotta e Oreste Frasehini, si concluderà poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, caratterizzata da una lunga serie di successi tecnici e commerciali, di priorità e di brevetti, il principale dei quali è stato quello relativo all'applicazione dei freni sulle ruote anteriori, datato 1910, su progetto del noto ingegnere Giustino Cattaneo. Fin dalla loro apparizione le automobili I. F. si distinguevano per l'accuratezza della lavorazione, per le finiture, per i'efficienza meccanica. Ma raggiunsero una personalità di eccezionale spicco in quella che è stata definita la « belle epoque » dell'automobile: gli anni fra il 1920 e il 1930, quando apparve il famoso modello « 8 » con motore a otto cilindri in linea, dapprima di 5900 ce poi di ben 7370 ce. Era una macchina imponente. generalmente carrozzata fuori serie, che contendeva alla Rolls-Royce e all'Hispano-Suiza (lina marca ispano-svizzera, a sua volta scomparsa) il ruolo di preferita dai mitici marajà degli Stati indiani, dai più potenti uomini d'affari del mondo intero, dai grandi divi di Hollywood. Nell'emblematico film di 25 anni orsono «Viale del tramonto», un'Isotta Fraschini vi appare come protagonista, accanto a William Holden, Gloria Swanson, Eric von Stroheim. ** La nuova Fiat 127, sulla quale abbiamo anticipato la scorsa settimana gualche informazione descrittiva (la presentazione sul mercato dovrebbe avvenire entro il 20 maggio), costituisce sicuramente l'avvenimento automobilistico di maggiore interesse della primavera. Il fatto più significativo del rinnovato modello è l'adozione, accanto al classico motore di 903 ce, dell'unità motrice di 1050, riservato alle sole versioni Confort Lusso a due e tre porte. Come già è stato detto, questo motore è costruito in Brasile dalla Fiat Automoveis, e viene importato nel quadro degli accordi a suo tempo siglati tra la Fiat e il governo brasiliano per la realizzazione del complesso produttivo a Belo Horizonte con relativo know-how (progettazione dello stabilimento, attrezzature per il ciclo completo della produzione di un modello — il 147 — derivato dalla 127, assistenza tecnica). La compensazione a questo export di idee e di lavoro è appunto rappresentata dal motore 1050, importato dalla Fiat per un periodo di sei anni, e naturalmente progettato e messo a punto dai tecnici di Mira/tori. Non c'è dunque esborso di valuta, in questa operazione, né si sottrae lavoro italiano, che è andato — e continua ad andare — in Brasile sotto la forma prima indicata. La previsione è di far arrivare da Belo Horizonte 90 mila motori nei primi dodici mesi, per arrivare in seguito a 150 mila l'anno: questo sarà dunque il volume produttivo della nuova 127 nella versione 1050. Come già abbiamo avuto modo di accennare, la « classe » di appartenenza della 127 (cilindrata, dimensioni, caratteristiche generali, prezzo) rappresenta attualmente il 21% circa del mercato europeo (e un quinto è costituito da Fiat 127) I Un'imponente « Isotta Frasehini » 8 cilindri del 1930

Luoghi citati: Belo Horizonte, Brasile, Hollywood, Milano