ll preside rapito a Roma estorsione e azione politica? di Giuseppe Fedi

ll preside rapito a Roma estorsione e azione politica? Gli inquirenti: "Entrambe le ipotesi sono valide,, ll preside rapito a Roma estorsione e azione politica? Una telefonata a un giornale di Firenze rivendica il sequestro alle Brigate rosse, ma gli inquirenti sono per ora scettici - Formalizzata l'inchiesta - Costernazione tra i docenti dell'Ateneo Roma, 29 aprile. A 24 ore dal rapimento del prof. Rosario Nicolò, preside della facoltà di Giurisprudenza, nessun contatto sicuro, solo una telefonata che ha lasciato perplessi gl'inquirenti. E' stata ricevuta poco prima delle 15 dal centralinista de « La Nazione » di Firenze: « Qui le Brigate rosse — ha detto una voce maschile senza inflessioni dialettali —; siamo gli autori del sequestro Nicolò. Il boia di Stato verrà ora giudicato da un tribunale speciale. Viva la lotta del proletariato armato ». Diffìcile valutare la veridicità del messaggio. All'ufficio politico della questura, comunque, non sembrano dare troppa importanza al fatto. Domandiamo a un funzionario: rapimento politico o estorsione?. « Entrambe le ipotesi sono tuttora valide», è la risposta. «Il nome di Rosario Nicolò — obiettiamo — figurava assieme a quelli di parecchi altri docenti universitari in una delle tante liste trovate nei rifugi di nappisti o brigatisti...». «Non escludiamo infatti — dice il ■ funzionario — che il sequestro sia opera di un gruppo clandestino, tipo Nap o Brigate rosse, che intende ricavare il massimo di denaro per autofinanziamento. La stessa carica di Nicolò, che in qualche modo lo porta a rappresentare le istituzioni, può aver indotto un gruppo eversivo legato alla strategia della tensione a tentare il colpo». Alcune circostanze nella meccanica del rapimento sostengono quest'ipotesi. I banditi sono giunti ieri sera davanti alla villa del docente su un'utilitaria — una «850» coupé — e non su un'auto potente; hanno incappucciato e immobilizzato Vincenzo Turco — il giovane che aveva accompagnato a casa il professore — con un sacchetto di plastica e un paio di manette; per bloccare il cancello si sono serviti di una catena di quelle che vengono normalmente usate come antifurto per i motorini. Delinquenti comuni, si osserva, avrebbero preferito mettersi di traverso con la loro vettura sbarrando la strada. La scoperta, due ore dopo il rapimento, di un covo dei Nap in via di Porta Tiburtina pieno di armi e documenti, e il ritrovamento, avvenuto stamani, di un furgone sulla Collatina non hanno fornito agl'investigatori elementi di rilievo. E' certo, comunque, che qualcuno controllava da tempo gli spostamenti del professor nicolò. Il docente temeva d'essere pedinato e nelle ultime settimane nei pressi del lussuoso centro residenziale di via Porta Latina era stata notata la presenza di persone sospette. Dopo lo studente Vincenzo Turco e il vigile che ha dato l'allarme, Pietro Coppottelli, sono stati ascoltati altri testimoni. Durante la mattinata Umberto Improta e Fernando Masone, responsabili della Squadra mobile e dell'Ufficio politico, hanno consegnato al sostituto procuratore Farina, il magistrato che si occupa del caso, un primo rapporto con una ricostruzione dettagliata delle varie fasi del sequestro, compilato con le testimonianze raccolte ieri sera e durante la notte. La moglie di Rosario Nicolò, Luciana Ligas, ha trascorso la notte attendendo invano una telefonata dei rapitori. «E' sconvolta e non sa cosa pensare», informa a mezzogiorno la segretaria del docente che l'ha assistita. Poi compare la signora. «Quello che provo potete immaginarlo — racconta con voce incrinata dall'angoscia —. E' un brutto momento. Ancora non ci posso credere. Sulle prime avevo pensato che fosse uno scherzo, qualche ragazzo che si diverte a suonare il citofono c'è sempre. Magari fosse stata una bricconata. Invece eccomi qua in ansia e col cuore in gola». Professore incaricato (insegna matematica all'istituto di chimica), sposato, con un bambino, Francesco Nicolò è il minore dei due figli del famoso civilista. Esclude l'ipotesi del sequestro politico: «No, non ci credo — spiega-, mio padre politicamente non può rappresentare un obiettivo per le Brigate rosse o per i Nap». «Stamani la radio ha detto che è vicino al psi: è vero?». «No, piuttosto è un laico illuminato». «Un "barone"»? «Non direi. Per lui l'università è il lavoro preferito, quello che lo lega di più alla vita. Ha sempre fatto tutte le lezioni». «Umanamente chi è Rosario Nicolò?». «Gli piace molto il bridge ma a livello dilettantistico. Gioca con amici, soprattutto avvocati. E' un tifoso della Juventua. Cinque anni fa ha acquistato questa villa, prima abitavamo ai Parioli, in via Bruxelles. Poi abbiamo una casa a Pregene dove vanno quasi sempre mio figlio e i tre di mia sorella. A lui piace stare in casa. Di solito sta qui e ogni tanto fa qualche viaggio all'estero. No, non è un uomo autoritario. I suoi rapporti con i colleghi e gli studenti sono sempre stati improntati alla massima cordialità. pLo studio di via Santa Caterina? Quindici persone, I ma un lavoro, come dire, artigianale». Il sequestro del professor Nicolò ha profondamente scosso l'ambiente universitario. Nella tarda mattinata il senato accademico, convocato d'urgenza dal rettore Ruberti, dopo aver manifestato «profondo sdegno per il fatto delittuoso», ha espresso il «proprio dolore per l'evento che ha colpito un collega che tanto contribuisce alla vita dell'ateneo, manifestando la sua solidarietà alla famiglia in quest'ora di turbamento e d'angoscia». «E' dovere di tutti — conclude la dichiarazione — far fronte con ferma e serena responsabilità al difficile momento che attraversa il Paese e che questi fatti ulteriormente aggravano». «Un fatto cosi mi lascia estere/atto — ha detto il preside di Economia e commercio Cacciafesta —. Di primo acchitto, conoscendo a fondo la sua posizione politica e la sua condizione sociale, credo si tratti di un sequestro a scopo d'estersione. Chissà che non ci sia da indagare tenendo presenti le cause di cui Nicolò si occupava di recente». «Non so cosa dire — ha affermato il professor Giannantoni, docente di Filosofia e deputato del pei — ho l'impressione che lo scopo del rapimento sia l'estorsione. Nicolò non è un personaggio politico di punta, anche se, in un certo qual modo, rappresenta le istituzioni». In serata si è appreso che l'inchiesta è stata formalizzata. Dopo le prime indagini svolte dal dott. Farina, è stato deciso di trasmettere gli elementi fin qui raccolti all'ufficio istruzione. L'indagine sarà probabilmente affidata al giudice istruttore Ferdinando Imposimato, il magistrato al quale sono state assegnate quasi tutte le inchieste sui sequestri avvenuti a Roma in questi ultimi mesi. Giuseppe Fedi I

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