Manca ancora il "sì,, dell'Arabia all'aiuto Fmi per i Paesi più deboli di Vittorio Zucconi

Manca ancora il "sì,, dell'Arabia all'aiuto Fmi per i Paesi più deboli Manca ancora il "sì,, dell'Arabia all'aiuto Fmi per i Paesi più deboli Il contributo saudita è di circa 4 milioni di dollari - Stammati: il Fondo "deve esercitare il potere in modo più simmetrico" nei confronti delle nazioni più ricche e di quelle in difficoltà Washington, 28 aprile. Con un esame generale della situazione economica mondiale è cominciata oggi a Washington la riunione primaverile del Comitato a interim del Fondo monetario, cioè del gruppo di venti paesi che di fatto governa questa istituzione. E l'esito del consulto, dal quale dipende in sostanza il corso d'azione futura del Fondo monetario, è stato, per usare le parole del ministro italiano del Tesoro, «contrastante»: accanto a paesi forti in assoluto e sempre più forti in relazione all'indebolimento altrui vi sono nazioni ancora nel pieno della crisi, così come accanto a elementi incoraggianti crescono motivi di profonda preoccupazione. Il quadro economico internazionale è dunque contraddittorio, febbrile, difficile da ridurre a misure razionali che consentano provvedimenti sicuri ed efficaci. Sì viaggia molto a tentoni, per esperimenti. Stammati, rappresentante di un paese che vede le contraddizioni internazionali riflesse e moltiplicate dalle contraddizioni interne, ha parlato con il temperato pessimismo che caratterizza ormai la posizione internazionale dell'Italia, specialmente di fronte agli organismi dai quali dipendiamo per le nostre necessità di credito. «Benché il tasso di sviluppo del prodotto nazionale lordo nel paesi industriali sia stato relativamente elevato — ha detto il nostro ministro del Tesoro — la attuale ripresa è stata caratterizzata da un'espansione economica molto inferiore a quella del precedenti cicli postbellici». (Nel '64, ha detto Stammati conversando con noi dopo il suo intervento, ci volle un anno per riequilibrare i conti, oggi si deve pensare in termini molto più lunghi). «Gli aumenti di produzione — lia detto ancora Stammati ai colleghi del comitato dei venti — non hanno avuto in generale ripercussioni positive sul grado di utilizzazione delle risorse umane e di capitale. Al contrario in molti paesi il tasso di disoccupazione ha raggiunto livelli storicamente fra i più elevati, mentre l'inflazione continua a minacciare l'ordinato funzionamento del sistema economico». Stammati ha poi citato alcune cifre non nuove, ma la cui ripetizione basta a raggelare ogni osservatore: l'enorme trasferimento di ricchezza verso i paesi produttori di petrolio continua e si accelera, e il debito globale dei paesi in via di sviluppo verso l'Opec e l'estero ha raggiunto una cifra globale di 180 miliardi di dollari. Di fronte al pericolo di scardinamento generale del sistema economico e finanziario internazionale, la sola soluzione possibile è, dice Stammati, «simmetrica». «Concordiamo sul principio che i paesi in difficoltà di bilancia dei pagamenti devono cercare di ridurre l loro disavanzi, ma il successo di tali politiche dipenderà anche dal comportamento dei Paesi con bilancia di pagamenti favorevole — ha notato il ministro, osservando che deve esistere «un adeguato equilibrio tra le misure di aggiustamento e di finanziamento». E' necessario dunque, secondo il governo italiano, che il Fondo monetarlo internazionale, che già ci ha concesso nei giorni scorsi un prestito superiore al 500 milioni di dollari, sia «messo in grado di esercitare 11 suo potere in modo più simmetrico sia nei confronti dei paesi in deficit che in quelli in surplus». Con questo argomento — le future possibilità di finanziamento attraverso il Fondo — si è passati di fatto al secondo punto, il più importante dell'agenda del lavori (che si chiuderanno domani): il problema della creazione dì nuovi strumenti di prestito. Si tratta del cosiddetto Sportello Witteveen, dal nome del direttore del Fondo, Johannes Witteveen che lo ha proposto. Esso consiste nella creazione di un consorzio di nazioni in attivo di pagamenti, cioè ricche, e di Paesi esportatori di petrolio (soprattutto l'Arabia Saudita) che dovrebbero mettere a disposizione per crediti inteì-nazionali una somma totale dai 9 ai 16 miliardi di dollari, per alutare le nazioni in deficit a fronteggiare i loro debiti da petrolio. L'Italia è naturalmente favorevole alla creazione di questo nuovo «conto» (noi siamo favorevoli ad ogni proposta di nuove disponibilità di liquido, ovviamente), e così sono gli Stati Uniti e le altre nazioni industriali forti, ma al varo della proposta manca ancora l'assenso del Paese chiave, l'Arabia Saudita, che dovrebbe dare al pool un contributo sostanzioso, non meno di quattro miliardi di dollari. I sauditi, per ragioni ancora non chiare, sono stati silenziosi sull'argomento e stasera, quando i 20 ministri ne cominceranno a discutere si spera di ricevere da loro qualche segnale. L'Arabia Saudita non è rappresentata dtrettamente al comitato interinale, dove la Siria funziona da portavoce per lei e altri Paesi arabi, ed era corsa voce che i sauditi subordinassero il loro assenso all'acquisto di un seggio nel consiglio. Lo «Sportello Witteveen» dovrebbe assicurare ossigeno finanziario ai Paesi in difficoltà fino al 1978-79, quando dovrebbe realizzarsi un'altra iniziativa che sarà in discussione domani e rappresenta, dopo la panoramica economica internazionale e la proposta Witteveen il terzo punto nell'agenda dei lavori: l'allargamento della dotazione del fondo, o — come si dice correttamente — delle quote. Da tempo appare chiaro che il Fondo non dispone dì sufficienti capitali per svolgere secondo necessità la sua funzione di prestatore di denaro (né le banche private, costrette a non esporsi oltre misura possono funzionare da unico polmone per il riciclaggio dei petrodollari) e quindi è necessario un allargamento della sua dotazione. Un gruppo di nazioni, fra cui ancora una volta l'Italia, favorisce posizioni estreme, di raddoppio delle quote, mentre altri paesi sono per incrementi contenuti al 25-30 per cento. Informazioni dì buona fonte indicano nel 50 per cento la soluzione di compromesso Ultimo punto di rilievo nell'ordine del giorno dei lavori è la questione del controlli che il Fondo deve e può esercitare sui paesi membri (130). Già oggi esiste il meccanismo delle condizioni necessarie per essere autorizzati a prelevare (si ricordi la famosa lettera di intenti del goaerno Italiano per il prestito da mezzo miliardo di dollari), ma con l'espansione del ruolo di banchiere del mondo, il Fmi tende irresistìbilmente ad assumere crescenti funzioni di controllo, sia sul meccanismo dei cambi, che già dovrebbe sorvegliare per evitare speculazioni commerciali, sta sulla conduzione generale dell'attività economica nei paesi creditori. Vittorio Zucconi

Persone citate: Johannes Witteveen, Stammati