La programmazione tra intenzioni e fatti

La programmazione tra intenzioni e fatti Convegno tenuto a Livorno La programmazione tra intenzioni e fatti Ieri interventi di Storti (Cnel) e Mazzocchi (Dal nostro Inviato speciale) Livorno, 28 aprile. Ancora una conferenza per 11 rilancio della programmazione e ancora un pressante appello alle forze politiche affinché non lascino marcire nel «libro dei sogni » piani a' medio termine e schemi di sviluppo. Il convegno odierno, organizzato dalla Unloncamere e dalla Camera di Commercio di Livorno, cade alla vigilia delle trattative fra i partiti su un nuovo accordo programmatico. Un'occasione questa, forse l'ultima, per passare dai proponimenti di buona volontà ai fatti, come hanno convenuto tutti i relatori della prima giornata della conferenza: il presidente del Cnel (Consiglio dell'Economia e del Lavoro) Bruno Storti, gli economisti Giancarlo Mazzocchi e Alberto Predieri e 11 presidente della Regione Marche, Adriano Ciani. Un serio discorso di rilancio economico che tenga conto della realtà del nostro tempo, ha detto Storti nel suo intervento introduttivo, presuppone un esame critico delle ormai ventennali e sfortunate vicende legate all'idea della programmazione. «Non vogliamo fare una commemorazione — ha aggiunto — ma soltanto individuare quegli errori che hanno stroncato sul nascere ì precedenti tentativi di una gestione programmata dell'economia ». A detta del presi- dente del Cnel, la causa principale del fallimento deve ricercarsi « nell'illusione che una programmazione potesse essere approvata e quindi attuata con un'unica e mastodontica legge organica die prevedesse tutto: investimenti, casa, occupazione, sanità, compiti dello Stato, senza neanche tener in considerazione le Regioni che invece devono avere un ruolo preciso con competenze definite ». Al contrario, secondo Storti, le cose vanno fatte con gradualità: « Una prospettiva di rilancio della programmazione deve tener conto anzitutto del problema del tempi e delle dimensioni ». In altre parole, meno programmazione globale e Invece ricerca rigorosa, con relative soluzioni, degli impegni più urgenti. In questo quadro va anche inserito il discorso della presenza e del ruolo dello Stato e del suoi organi, « ma anche in tal caso », ha osservato il relatore, « è forse più utile porsi obiettivi di riordino dell'Amministrazione piuttosto che di una riforma globale che presenta enormi difficoltà di attuazione ». Giancarlo Mazzocchi ha messo in rilievo come in questi ultimi tempi partiti e forze sociali siano indaffarati a costruirsi un programma unitario su cui trovare delle convergenze. Perché questo « revival dopo che uno dei padri fondatori della programmazione aveva celebrato in uno sconsolato rapporto la fine delle illusioni? ». Mazzocchi se lo spiega con la crisi petrolifera « che ha indubbiamente costretto a pensare ad una riorganizzazione e ristrutturazione dell'economia; il che richiede sempre un'ottica di programmazione di medio termine ». Un altro motivo, a giudizio di Mazzocchi, va collegato alla comparsa di intensi processi inflazionistici che hanno portato il nostro Paese ad essere continuamente « strozzato » dal circolo vizioso aumento dei prezzi-crisi dei conti con l'estero-deflazione. Diventa perciò prioritario risolvere ed eliminare distorsioni, inefficienze e rigidità di offerte. Cosa che può farsi, ha concluso Mazzocchi, soltanto con una seria programmazione che segua tre fondamentali obiettivi: evitare che i piani di sviluppo finiscano con l'essere il sottoprodotto o una variabile dipendente dell'azione di stabilizzazione dei prezzi e della bilancia valutaria; rispettare le « regole del gioco » di una economia integrata a livello internazionale che riguardano le decisioni in materia di spesa pubblica e il comportamento delle forze sociali (« Non possiamo ricordarci di queste regole soltanto quando andiamo a chiedere prestiti all'estero »); organizzare la domanda pubblica, centrale e locale, « al fine di orientare le scelte produttive private e pub- miche ». EmiHo Pucci

Luoghi citati: Livorno, Marche