Storia di famiglia con psicanalisi di Ferdinando Albertazzi

Storia di famiglia con psicanalisi Storia di famiglia con psicanalisi Maria Marcone: « Analisi in famiglia», Ed. Feltrinelli, pag. 174, lire 2500. Anche in momenti di crisi come questi, quando la vita di famìglia trova alimento nella comunione, non importa se misconosciuta o sotterranea, dei genitori, pur tra indubbie difficoltà è reinventatale un equilibrio appagante per i singoli e vitalizzante per il nucleo. Raccontata dalla madre, Analisi in famiglia (collana Franchi narratori) ritraccia il cammino dì una famiglia «tipo» che, stretta in una coesistenza frustrante, a poco a poco sa decidere il riscatto e impostare relazioni davvero soddisfacenti. Nicola (il marito) e Marta e Marco (i figli), sono gli altri «interpreti» di una condizione umana scandagliata con amorevole dedizione dall'io narrante. Nicola è un onest'uomo, professore come la moglie, tutto lavoro e casa, fedele al partito socialista nel cui ambito, tuttavia, la sua rettitudine subisce continue manipolazioni e viene strumentalizzata per «coprire» azioni per nulla limpide. Marta e Marco sono studenti: assistono alle liti dei genitori, ai tentativi della madre di non accettare passivamente il despotismo del marito, avallato dalle «leggi patriarcali». I genitori di Nicola, inoltre, non perdono occasione per seminare zizzania: i loro consigli sono frecciate miranti a pungolare il figlio affinché, tra le mura di casa, non smetta i pantaloni. In simili condizioni Marta e Marco vengono soffocati, non riescono a darsi un proprio spazio vitale, a impedire che di loro «si facciano due brave marionette ben addestrate». Ma la tenacia della madre, che sopporta quotidiane umiliazioni purché qualcosa, nella sostanza, cambi, costringe Nicola a «ragionare», a toccare con mano l'inconsistenza e l'assurdità del suo verboso e risibile comportamento. Nel frattempo va compiendosi l'autodistruzione di Marta, «colpita» da anoressia: «Mi fu chiaro che, avendo dovuto assoggettarsi alla violenza dell'alimentazione, cui non aveva più potuto sottrarsi per timore del sondino delle trasfusioni e della flebo, la sua psiche aveva elaborato altri sistemi per liberarsi: Marta non intendeva morire, ma solo cercare per vie abnormi quella libertà, quell'autonomia, quella possibilità di esprimere se stessa che le erano state impedite con ogni mezzo dall'apparato sociale e dal sistema familiare». Sfiorata la tragedia, alla ripresa di Marta fa riscontro la capacità di Nicola di disdire progressivamente la nefasta intromissione dei suoi genitori nella conduzione della famiglia. Cosi, attorno a Marta che riassapora il gusto della vita, si delineano rapporti autentici e sentiti, capaci di fare di quegli «sbandati» delle persone. La moglie di Nicola, protagonista di un'analisi che l'iniziale intervento di psicologi e psichiatri aveva nebulosamente abbozzato, è l'artefice di un'impresa ammirevole che riteniamo possa illuminare i lettori soffocati da analoghi problemi. Al di fuori di velleitari femminismi, chi parla qui in prima persona dimostra come sia possibile, vorremmo dire soprattutto oggi, riuscire donna e madre senza mutilare la personalità, anzi trovando nella famiglia stessa le risorse per un'appagante realizzazione. Ferdinando Albertazzi

Persone citate: Maria Marcone