Passione secondo Bach di Giorgio Pestelli

Passione secondo Bach Con il coro Thomaner all' Auditorium Passione secondo Bach Una grande folla per l'opera diretta dal maestro Joachin Rotzsch Gran folla all'Auditorium per la bachiana « Passione secondo Matteo » allestita dall'Unione Musicale: affluenza più che giustificata non solo dal richiamo dell'opera, ma anche dal nome di chi in massima parte la elargiva, il coro dei Thomaner di Lipsia (eredi di quei ragazzi istruiti non senza impazienza dallo stesso Bach) e l'orchestra del Gewandhaus, legata alle massime fortune del romanticismo tedesco, a Mendelssohn, a Schumann e alla rinascita ottocentesca della « Passione ». Provenendo dalla culla bachiana, ci si poteva attendere una esecuzione particolarmente attenta ai criteri di « ricostruzione sonora » oggi di moda. Invece questi tipsiensi mostrano una grande confidenza con il testo bachiano, come avviene appunto con una partitura che fa parte di una pratica mai interrotta; strana, fra tutte, la rinuncia a distanziare «stereofonicamente » i cori: e pochi oserebbero praticare lugli così pesanti per alleviare la durata, non solo arie quasi sempre senza «ripresa», ma soppressione di alcuni recitativi e di tre arie, di cui una proprio essenziale, la n. 70 per contralto e coro. Il maestro foachin Rotzsch punta a solidi obiettivi: rotondità del suono, proprietà del fraseggio, severa coerenza del tutto, e ottiene certo risultati considerevoli, stipe- rtori alle ultime realizzazioni dell'opera ascoltata a Torino. Anche lui cura soprattutto il coro, tutto di ragazzi, che è ammirevole e frutto di una scuola che in Italia è più che altrove carente: i timbri leggeri dei ragazzi, anche nei bassi, consentono chiarezze raramente udite (come nel coro « Sind Blitzer », il rapido svolgersi dei bassi imitanti il rumoreggiare della tempesta). Di pari bravura è l'orchestra: intenso, fermo come una statua, il suono degli archi, eccellenti le prime parti dei legni, fra cui non si può non ricordare il primo oboe e il suo dialogo appassionato con il tenore nell'aria « Voglio vegliare presso il mio Gesù ». L'evangelista, punto di forza di tutta l'opera era Peter Menzel; dopo una certa freddezza nei primi interventi, si è posto ad un livello altissimo, con un « ritmo di narrazione » trascinante e una reale icasticità di rappresentazione (l'episodio del tradimento di Giuda). Il basso Hermann-Christian Polster è stato un Cristo per più versi ammirevole: la dolcezza della sua voce, aureolato dall'accompagnamento di archi secondo la tradizione dell'opera veneziana, ne faceva il vero, pacato e autorevole dominatore degli eventi. Nel gruppetto vocale, tutto assai equilibrato nel valore, erano ancora il basso Siegfrid Lorenz, il contralto Gisela Pohl e il soprano Regina Werner, unti voce di adolescente spesso ai limiti dell'intonazione ma per ciò stesso affascinante. Un'esecuzione che si è posta tutta ad un indiscutibile livello professionale e di cui si potrebbero citare a lungo spunti e mo menti di grande valore; se tante riuscite singole non si fondono in una decisiva esperienza artistica oltre che culturale, è perché manca probabilmente una forte impronta da parte del direttore: che getti più luce sulla varietà e sui contrasti e magari rinunciando a una corretta obiettività, che scelga di più, che enfatizzi una componente dell'opera a spese di un'altra, facendola più viva. Giorgio Pestelli

Luoghi citati: Italia, Torino