Assassinato il presidente degli avvocati a Torino: sono state le "Brigate rosse,,?

Assassinato il presidente degli avvocati a Torino: sono state le "Brigate rosse,,? Assassinato il presidente degli avvocati a Torino: sono state le "Brigate rosse,,? Fulvio Croce, 75 anni, stava rientrando verso le 15 di ieri nel suo ufficio quando due uomini e una donna lo hanno fermato - Un richiamo: "Avvocato!", poi sei colpi di pistola - Croce aveva designato gli avvocati difensori d'ufficio dei brigatisti al processo fissato per martedì - Poche ore dopo il delitto sono giunte due telefonate: "Qui Brigate rosse, siamo stati noi a sopprimerlo" Il presidente del Consiglio dell'ordine degli avvocati e procuratori del tribunale di Torino, Fulvio Croce, è stato assassinato ieri poco prima delle 15 mentre stava per entrare nel suo studio. Due uomini e una donna gli hanno teso un agguato sotto il portone del palazzo in cui ha l'ufficio e lo hanno freddato con cinque colpi di pistola sparati con estrema precisione. E' morto all'istante. Per la sua posizione nel Consiglio dell'ordine, l'avv. Croce aveva designato i difensori d'ufficio per i brigatisti rossi che si devono processare da martedì prossimo a Torino e che avevano rifiutato l'assistenza dei legali di fiducia. Il delitto di ieri, che pare ispirato alla volontà di far rinviare ulteriormente il dibattimento (se si ritirassero, intimoriti, i difensori di ufficio) ricorda in molti particolari l'omicidio del brigadiere Ciotta (12 marzo) e gli attentati al dirigente capo della Procura generale della Repubblica Dante Notaristefano (20 aprile) e al capofficina Fiat Antonio Munari (22 aprile). Alle 19, con telefonate a La Stampa e all'Ansa le Brigate Rosse si sono assunte la paternità del delitto. L'avvocato Fulvio Croce avrebbe compiuto 76 anni fra due mesi e da nove era presidente del Consiglio dell'ordine. Nel '75 aveva festeggiato i cinquant'anni di toga. Abitava in collina, in strada Valpattonera 59. con la moglie Severina Marone, di 66 anni. Era essenzialmente un civilista, molto stimato per il suo equilibrio. Teneva lo studio con l'avv. Roberto Cagno, in via Perrone 5. L'inserimento nel processo alle Brigate Rosse lo preoccupava parecchio. L'altro ieri aveva confidato al segretario dell'Ordine, avv. Piero Fioretta, di avere il sospetto di essere pedinato da una «500» nei suoi spostamenti da casa all'ufficio. Pro¬ prio una «500» è stata vista ieri, da alcuni testimoni, a poca distanza dallo studio al momento del delitto. L'avv. Croce aveva anche saputo che l'elenco dei giudici popolari si stava assottigliando improvvisamente in occasione del processo alle Brigate Rosse. Ben otto giurati hanno presentato giustificazioni o certificati medici proprio ieri mattina. Un processo è già saltato ieri mattina. Il segno della tensione esistente già prima del dibattimento del 3 maggio. Vediamo il susseguirisi dei fatti. L'avv. Croce trascorre la mattinata di ieri nel suo studio al primo piano di una vecchia casa di via Perrone 5. Si incontra con dei clienti, fa numerose telefonate. E' tranquillo, malgrado il sospetto di essere seguito. Alle minacce ci ha fatto l'abitudine. Nello studio ci sono anche le due segretarie: Gabriella Ferrerò, 33 anni, e Tiziana Bestente, 19 anni. Il collega avvocato Cagno è invece in pretura. Alle 12,30 precise, come ogni giorno, l'avv. Croce chiude lo studio per andare a pranzo. Mancano pochi minuti alle 15 quando la Ferrerò e la Bestente si ritrovano sotto il portone di via Perrone. Pioviggina. L'avvocato Croce arriva sulla sua «125» amaranto, entra sotto l'androne e va a parcheggiare nel cortile, sulla sinistra. Fa così da anni, è un abitudinario. Le due segretarie si avviano sulla scala che porta al primo piano dove c'è lo studio. Sale prima la Bestente e poi la Ferrerò. Il legale intanto chiude l'auto. E' a questo punto che arriva il «commando». Le testimonianze non sono molto precise. Compaiono due uomini e una donna. Tutti giovani, sui trent'anni. Tutti con i capelli scuri. Uno degli uomini, robusto, si ferma proprio sul portone: in mano tiene un «beauty-case», un particolare che resta impresso ai testimoni. Gli altri due vengono avanti, incontro all'avvocato che sta arrivando dal cortile. La donna è bruna, alta un metro e 60, ha un foulard beige, una giacca di taglio maschile, stivali chiari a tacco alto. L'uomo ha i capelli neri lisci, lunghi fino al collo. Indossa un impermeabile grigio azzurro su pantaloni grigi. E' lui ad apostrofare il legale che già sta salendo i primi gradini: «Avvocato!», grida. L'avvocato Croce si volta. L'uomo estrae una pistola e spara due colpi in rapida successione. Gabriella Ferrerò, che è a pochi metri e sta salendo la scala si volta ma si trova davanti la ragazza che impugna una pistola, forse munita di silenziatore: «Ferma o sparo». La Ferrerò si sente mancare. Intanto il killer continua a sparare. Ha una pistola a tamburo: sei colpi in tutto, di cui cinque finiscono nel bersaglio. L'avv. Croce è colpito al capo da due proiettili, altri | tre si conficcano nel petto. Scivola dai gradini e si abbatte ai piedi della scala, rompendo un vaso di fiori, proprio dove inizia l'acciottolato del cortile. Muore in pochi istanti: cinque proiettili calibro 38 non perdonano. I tre assassini fuggono: si volatilizzano appena fuori del portone. Nessuno li vede. I primi ad accorrere sono la portinaia dello stabile e l'avv. Delia, che ha lo studio nel palazzo. Vedono l'uomo per terra, una pozza di sangue si sta sempre più allargando. Subito non lo riconoscono: è riverso, l'impermeabile blu gli è finito sulla testa. Alle 14,57 c'è la prima telefonata al 113: «Hanno sparato ad un uomo in via Perrone 5». Arrivano una volante e l'ambulanza della Croce Rossa, ma non c'è più nulla da fare. L'avv. Delia intanto riconosce il morto. Qualcuno telefona a casa, alla moglie: «E' successa una disgrazia — le dicono — venga subito». Intanto la notìzia si sparge tra gli avvocati. Arrivano i legali Gabri, Defilippi e Gismondi. Per le indagini giungono il questore Musumeci, i capi del Servizio di sicurezza Criscuolo, dell'Ufficio politico Fiorello, della Mobile Fersini. Arrivano anche il comandante della Legione carabinieri, i colonnelli Calabresi e Schettino, il maggiore Ruggeri. Giunge per l'inchiesta il sostituto procuratore Pochettino e il medico legale Baima Bollone. «Lo so che l'hanno ucciso, ma fatemi vedere mio marito». Un gruppo di avvocati fa muro di fronte al cadavere a terra per impedire a Severina Marone di vedere la tragica scena. La donna è pallida e tremante. Riescono ad allontanarla, ma poi accettano di farla avvicinare alla salma. Si china sul marito: un dolore silenzioso e composto. II cadavere viene portato all'Istituto di medicina legale. Il procuratore aggiunto della Repubblica, dottor Rosso, dispone immediatamente l'autopsia che viene eseguita alle 17,30 dal dottor Baima Bollone. Sono presenti anche il dottor La Sala della Scientifica, il dottor Fersini e il dottor Luca della procura. La pistola che ha sparato è una «38 Special», un'arma ormai classica in queste esecuzioni. Due colpi al capo, tre al petto. Gli investigatori notano le analogìe con fatti precedenti: tutti gli attentati a Torino sono stati portati a termine da tre persone, due uomini e una donna. La meccanica è sempre la medesima. Alle 19 due telefonate precise, una all'Anso e una a La Stampa: «Qui Brigate rosse. Siamo stati noi a sopprimere il servo del potere capitalista Fulvio Croce. Avrete al più presto nostre notizie». Le comunicazioni sembrano provenire da una cabina pubblica, si sente nel sottofondo il rumore del traffico. La città è sgomenta da questo ennesimo atto di criminalità politica, anche se erano in molti ad attendersi un gesto clamoroso delle Brigate rosse prima del processo. Gianni Bisio Marco Marellc- luogo stato ucciso il presidente dell'Ordine degli avvocati di Torino

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