Scontro e smentite fra Freda e Ventura su due bigiiettini spediti a Giannettini

Scontro e smentite fra Freda e Ventura su due bigiiettini spediti a Giannettini Trovati in un tacco del neofascista Mutti all'uscita dal carcere di Parma Scontro e smentite fra Freda e Ventura su due bigiiettini spediti a Giannettini Anche su una circostanza di così scarso rilievo uno dei due mente: l'episodio, comunque, conferma il completo disaccordo tra i due personaggi - Per ora il gen. Maletti e il cap. La Bruna non hanno intenzione di presentarsi in aula (Dal nostro inviato speciale) Catanzaro, 27 aprile. Il gen. Maletti ed il cap. La Bruna hanno deciso: per il momento, rimangono a Roma e non intendono venire in aula. Si tratta di una decisione grave, anzi gravissima: i due ex ufficiali del Sid (il generale dei granatieri ha diretto la sezione D del controspionaggio ed il capitano dei bersaglieri è stato il suo diretto collaboratore) sono imputati di avere aiutato Giannettini durante la sua latitanza in Francia e di avere fatto fuggire in Spagna con un passaporto falso Marco Pozzan che, inutilmente, il giudice istruttore di Milano stava cercando in Italia per contestargli l'ac- < cusa di strage. Sono in libertà provvisoria; vengono giudicati in contumacia; avrebbero dovuto essere interrogati subito dopo Giannettini ed, invece, rinunciano a difendersi. Ufficialmente il gen. Maletti ed il cap. La Bruna non hanno detto nulla: ma la loro decisione è nota, ormai. «Non vogliono essere sottoposti ad un massacro inutile presentandosi ai giudici», ha spiegato uno dei loro difensori ufficiosamente. Forse muteranno opinione dopo l'interrogatorio degli altri imputati: Giovanni Ventura e Marco Pozzan che, arrestato a Madrid, è atteso a Catanzaro di giorno in giorno. Per ora — si dice — invieranno un memoriale alla corte per spiegare che non vengono perché vogliono evitare «una inutile pubblicità», perché vogliono impedire che con loro sia coinvolto il Sid in questa vicenda, perché hanno paura: sono in un elenco di persone che i nappisti intendono eliminare. «Al di fuori delle molte considerazioni che questa decisione potrebbe suggerire — ha commentato severamente l'avv. Claudio Gargiulo della parte civile — mi sembra importante sottolineare che il gen. Maletti ed il cap. La Bruna sono due ufficiali i quali dovrebbero avere la sensibili- tà di non sottrarsi all'adempimento di un dovere, cioè quello di rendere conto alla giustizia, che proprio da loro dovrebbe essere maggiormente avvertito». Infatti, il gen. Maletti ed il cap. La Bruna non sono tanto importanti come imputati perché all'epoca della strage di Milano (dicembre 1969) non erano al Sid quanto lo sono come testimoni che potrebbero aiutare i giudici a chiarire tutti i lati oscuri di o ? é a a e . : e l e , a e una storia sempre più confusa: perché il Sid decise di proteggere Giannettini suggerendogli di fuggire in Francia? Perché il Sid aiutò Pozzan ad espatriare in Spagna? Ma, soprattutto, quale è stato il vero ruolo del Sid in questa vicenda? Usciti dalla scena per il momento (salvo ripensamenti, s'intende) il gen. Maletti ed il cap. La Bruna; in attesa che arrivi Marco Pozzan (domani a Madrid si decide della sua estradizione che sembra scontata) il quale è, o dovrebbe essere, il maggiore accusatore di Freda e Ventura e deve spiegare le ragioni per cui il Sid lo ha fatto fuggire, sulla scena rimangono ancora Giannettini, Freda e Ventura. Oggi s'è avuta la conferma che ogni accordo fra i tre s'è rotto ed in modo insanabile: Giannettini, Freda e Ventura sono ormai uno contro l'altro. Materia del contrasto, questa mattina, è una storia di bigliettini che, clandestinamente, Freda e Ventura dal carcere di Bari tentarono di inviare, nel maggio 1974, a Giannettini ancora libero in Francia. I due messaggi furono trovati nel tacco di una scarpa di Claudio Mutti, neofascista, fermato durante le indagini su «Ordine nero» e alla vigilia d'essere liberato dal carcere di Parma. Che cosa volevano Freda e Ventura da Giannettini? «Io non lo so, ha detto oggi Giannettini, penso che volessero incastrarmi, ma non ne sono certo. Ritengo che almeno Ventura cercasse di far credere che avesse collaborato al Sid attraverso me. Perché Freda volesse entrare in contatto con me, chiedetelo a lui». «Io — è la tesi di Freda — avevo letto su un settimanale che Giannettini stava cercando di identificare quel tale capitano Hamid, del servizio segreto algerino, al quale ho ceduto una cinquantina di "ti- mers" che, invece, secondo l'accusa, avrei acquistato a Bologna e a Padova per utilizzarli negli attentati di Milano e di Roma. Quando seppe che io cercavo di scrivere a Giannettini, anche Ventura volle mandargli un biglietto: ma non mi spiegò per quale motivo ed io non glielo chiesi». P. m. — E come ha fatto a far uscire dal carcere di Bari questi biglietti per mandarli a Mutti che era nel carcere di Parma? Freda — Per carità, non mi faccia domande indiscrete. E Ventura? Perché Ventura ha scritto a Giannettini? «Anch'io — ha spiegato l'editore di Castelfranco Veneto — volevo che Giannettini si interessasse al capitano Hamid». «Ma perché lei si è preoccupato dei "timers" — ha voluto sapere il pubblico ministero — soltanto a distanza di due anni?». «In quel momento — è stata la replica di Ventura — s'era maturata la necessità che Giannettini si muovesse». S'è arrivati così al confronto Ventura-Freda: Ventura, infatti, sostiene che la decisione di scrivere a Giannettini fu presa d'accordo con Freda; Freda nega e conferma di non avere mai saputo il motivo che ha indotto Ventura ad inviare un biglietto a Giannettini. Uno dei due mente: ma quale dei due? Ventura — L'iniziativa è stata mia. Freda — Non è esatto: ti sei associato alla mia idea anche perché da solo non potevi entrare in contatto con Giannettini presso il quale non avevi più alcun credito. Ventura — E allora se ero così screditato perché ho scritto personalmente a Giannettini? Freda — E' il solito gioco dei bussolotti. Senza il mio accreditamento non avresti mai potuto metterti in contatto con Giannettini, che è qui e può confermarlo. Ventura — Dimentichi che io conoscevo molto bene Giannettini e d'altra parte esiste un documento dal quale risulta che l'iniziativa di scrivere quei biglietti è stata mia. L'ex mio difensore avvocato Ghidoni può essere un buon testimone. Altrimenti, non avrei avuto un motivo per entrare in contrasto con Giannettini. «Ma non è affatto vero — ha replicato gelido Freda — Ventura non mi ha detto mai nulla. Quando ha saputo che avrei scritto a Giannettini ha voluto farlo anche lui». Un confronto tutto sommato inutile per la raccolta delle prove: ma interessante perché spiega, in modo definitivo che Freda e Ventura oggi sì trattano da nemici. Guido Guidi Li Catanzaro. Guido Ciannettini durante il processo