Micol: ironico "mattatore"
Micol: ironico "mattatore"Micol: ironico "mattatore" Dicono di Pino Micol che è un ottimo attore, uno dei più bravi tra i tren'enni del nostro teatro. Dicono anche che tira a fare il « mattatore » e lo salva la sua naturale vena ironica, critica. « Diciamo che in palcoscenico spazio, mi allargo un po'... » conferma divertendosi. E' nato in Puglia, milanese e strehleriano d'adozione, diplomato all'accademia romana, dottore in legge. Che cosa c'entra la laurea? « A disianza di anni scopro quanto uno studio così rigoroso come il diritto mi aiuti nella fatica quotidiana di chiarirmi le idee, cosa di non poca importanza oggi anche nel mio mestiere ». Una volta trovati i mezzi per fabbricarsi il proprio equilibrio ci si può meglio abbandonare a qualche stranezza: per esempio al piacere del lavoro. « Forse sono pazzo, ma alla mattina penso: che bellezza stasera vado a recitare. Mi diverto anche quando devo soffrire per un personaggio ». Come con Riccardo II, l'amletico re sconfitto dai nuovi tempi che Micol interpreta in questi giorni al Carignano con il Teatro di Roma di Scaparro. « Qui il piacere è massimo perché di quest'uomosìmbolo che ha il coraggio di analizzare la sua sconfitta e prenderne le disianze, scopro ad ogni recita un aspetto diverso e c'è, come sempre con i "grandi", la gioia del "nuovo". Con Shakespeare questo bell'attore di taglia sportiva, tranquillamente allegro e lucido, ha percorso gran parte di una veloce carriera: dal Timone d'Atene nel '69 (« dicevo più o meno dieci battute ») attraverso l'Enrico Vili, sino all'Amleto del 72 (in cui era già lodatissimo protagonista) per approdare a Riccardo. Ma ci sono stati altri « immortali », Plauto e Goldoni, l'Ariosto della Lena, il Ford elisabettiano di Peccalo che sia una sgualdrina ». Poi più modestamente Dursi ed Erdman e un collage su Di Vittorio, il sindacalismo, i primi moti contadini pugliesi, uno spettacolo didascalico ma «r pieno di umori teatrali. Brectianat..cnte anch'io credo al divertimento come mezzo più giusto per intavolare col pubblico un dibattito sociale ». Lo stile dell'interprete è indipendente (qualcuno nota un tenue « benasseggiarc », d'altronde oggi nell'aria) però l'attore è totalmente inserito nel teatro ufficiale, « borghese » come si dice. « Ma tacendo scelte non comode, direi pericolose. Senza buttarmi sul mercato, in/alti non ho alte quotazioni. Uscendo ad un tratto dall'ombrello dello Stabile di Bolzano e rischiando in proprio con i mìei compagni. Attuando programmi e politica r.on certo da "élite": "Amleto" ha avuto 96 debutti in una stagione, il che vuol dire cambiare teatro ogni sera per portare uno spettacolo anche nei piccolissimi centri ». L'abbandono di Bolzano significa rifiuto, in linea di principio, verso gli Stabili? « Assolutamente no. lo spero in un teatro di Stato. Se siamo andati via è perché, per le ingerenze esterne di incompe- lenii, non eravamo più in grado di scegliere il repertorio ». Un po' di delusione, è per questo che Micol pensa al cinema? « Sto concludendo il mio primo contralto (non posso dire di più se no mi va tutto a monte), c'è cerio una curiosità naturale che mi spinge a questa esperienza. Però non credo mi farò rapire dal "set" ». Attori, anche importanti, si interrogano abbastanza drammaticamente sul significato del loro lavoro nel mondo di oggi. Micol non è tra questi. « Il teatro è da sempre con gli uomini. Quello che vorrei far capire è che, in questo momento storico, la gente dal palcoscenico non ha bisogno di accademie politiche, ma neppure di "distrazioni". E' necessario aiutarla a ricordare che esiste anche un altro modo di essere uomini e che possono ancora succedere cose un poco più grandi di quelle che stiamo vivendo. Allora sfruttiamo i poeti, sono come i pompieri: quando la casa brucia, bisogna chiamarli». m. a. Pino Micol
Persone citate: Ariosto, Attori, Di Vittorio, Erdman, Goldoni, Pino Micol, Scaparro, Shakespeare
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