ll poeta Alberti è a Madrid dopo un esilio durato 39 anni di Mimmo Candito

ll poeta Alberti è a Madrid dopo un esilio durato 39 anni "Torno per poter continuare a essere spagnolo,, ll poeta Alberti è a Madrid dopo un esilio durato 39 anni (Dal nostro inviato speciale) Madrid, 27 aprile. / fili della storia si ritessono, Rafael Alberti scende sorridendo dalla scaletta dell'aereo che prima di mezzogiorno atterra a Madrid. Sono passati 39 anni dal suo esilio: «Torno per continuare ad essere spagnolo. Perché non ho mai cessato di esserlo». Il poeta agita la sua grande testa bianca tra cento giornalisti che lo schiacciano; le frasi più che dette sono pronunciate, hanno la candida retorica dell'hidalgismo. Ma è veramente emozionato. Muove gli occhi dovunque, leva le mani a salutare anche i muri e gli aerei, ritrova nervosamente le illusioni giovanili della vecchiaia: «Torno con tanti anni addosso, ma mi sento esattamente uguale o anzi meglio di quando dovetti andarmene, a 36 anni». Alberti è uno dei simboli della Spagna antifranchista. Le sue colombe di pace hanno sfidato la dittatura, dall'esilio ha continuato ad essere il marinerò che cantava la sua terra. Ora è tornato, e dà una «patente» assai seria al processo di transizione che il governo di Suarez e re Juan Carlos stanno guidando verso le prime elezioni politiche. Alberti è di Puerto Santa Ma- ria, il 15 giugno sarà candidato del pce per il collegio di Cadice. «Mi hanno detto di venire, e sono venuto». A riceverlo c'è solo José Sandoval, membro del comitato esecutivo del pce. Il partito non ha voluto mobilitare i suoi iscritti, teme provocazioni e incidenti. Ci sono in tutto 500-600 giovani, con grandi cartelli di saluto e di pace. Cantano: « Si sente, si sente / Alberti è presente ». Il poeta è felice, ride allegro. Finge modestia: « Caramba, non sono il Cid Campeador, o Joselito, per ricevere queste accoglienze ». E distribuisce grandi saluti E' un vecchio pieno di orgoglio, ma emozioni e sentimenti debbono toccarlo a fondo. Il suo arrivo era previsto per lunedì 18, il posto prenotato, le valigie già fatte. Poi, le aspre reazioni della Spagna militarista alla legalizzazione del pce avevano consigliato di rinviare il ritorno in patria; Carrillo non ha nessun interesse polìtico al minimo incidente, e il poeta aveva continuato la sua inquieta attesa nel grande appartamento romano La vita di un poeta non è facile, di solo canto non si può campare. I suoi anni di esilio non sempre hanno avuto onori e sicurezza. « Marxista, andaluso e superstizioso », Alberti è uno dei nomi più felici della generazione del '27: con Lorca, Jorge Guillen, Gerardo Diego, rompe con la maniera di far poesia del secolo diciannovesimo, e impegna presto il lavoro creativo nella realtà della lotta politica. Dalla protesta studentesca contro la dittatura di Primo De Rivera alle battaglie militari contro il golpe di Franco, segue la storia del suo Paese; e deve lasciarlo quan-1do la « cruzada » trionfa. \« Poeta vagabondo », passa molti anni in Sudamerica, dal '63 è in Italia. Campa con poco, e male; poi gli arriva il Premio Lenin, e può comperare una casa, dedicarsi più tranquillamente al lavoro. Ritrova la pittura, l'incisione cubista dei primi anni giovanili e il picassismo. Scrive e dipinge, « Ora le due cose sono intrecciate, non so distinguere una dall'altra ». Sta preparando un Romancero Gitano, da Garcia Lorca, con venti acquefortì, e un poema amoroso (Dialogo de Venus con Priapo). « Mi sforzo sempre che i miei versi siano semplici, che arrivino fino alla gente ». La sua casa romana diventa una tappa obbligata nel viaggio degli spagnoli che credono alla libertà. Il primo ritorno in patria è a settembre dello scorso anno. E' un ritorno ancora simbolico: al Teatro Reina Victoria si rappresenta una delle sue opere dall'esilio, « El Adefesio », un testo poetico assai bello ma di difficile realizzazione scenica. Non conta, il successo è enorme, la Spagna della transizione deve farsi perdonare molte cose e applaude tutto. Al termine della « prima », mentre il pubblico in piedi grida il suo nome. Maria Casares (anche lei di rientro dal lungo esilio) legge la breve lirica che Alberti ha inviato alla sua gente: « Sentitemi - stasera sono qui con voi - anche se lontano ». Lo chiamano al telefono a Roma, sono le 2 di notte, gli fanno ascoltare alla cornetta l'entusiasmo di Madrid. Ma la fase politica è ancora assai ambigua, il pce sconta sempre la clandestinità. 1 Alberti non può rientrare: \ « Tornerò salo quando tutti i prigionieri politici saranno liberati ». Il 9 febbraio si presenta all'ambasciata di Spagna a Roma e porge una lettera a Juan Carlos in visita in Italia: « So che mi hanno criticato, ma l'ho fatto perché così era stato deciso. E basta. Sono andato e gli ho detto: "Le consegno questa petizione a nome di un gruppo di senza terra che vive a Roma". Nìent'altro. Sebbene in principio avessi detto che non accettavo, credo di aver reso un servizio a molti spagnoli che in quel momento stavano lottando nella strada, e morendo, per l'amnistìa ai prigionieri politici ». Ora il pce è legale. Ci sono ancora una cinquantina di « presos politicos », ma le elezioni sono vicine. E Alberti, poeta e militante di partito, rientra anche a costo di smentirsi. Dice che comincia ora la terza tappa della sua vita. I giovani agitano i loro cartelli e gridano con entusiasmo. Cantano l'Internazionale. Alberti finge indignazione: « Que barbaridad, viva Madrid », ma si muove con un vigore ansioso. Alla dogana ritira una quantità di valigie, sono tutte nuove. E' un po' il ritorno dell'emigrante, ha le ingenuità felici del ritrovamento. « Non distinguo tra poesia e politica. Sono legato alla storia del mio tempo a non posso sentirmi estraneo a quanto succede, in Spagna, Vietnam o dove che sia. Sarebbe come se vedessi attraverso una finestra l'esplodere della tormenta e mi limitassi a guardarla. Io non posso tenere le vene da una parte e il sangue dall'altra. Ad un poeta non lo si può comandare». Mimmo Candito Madrid. Il poeta Alberti accolto con entusiasmo in Spagna (Telefoto A. P.)