Il figlio del presidente della "Fiat France" ha incontrato a Genova i rapitori del padre

Il figlio del presidente della "Fiat France" ha incontrato a Genova i rapitori del padre Stabilito il primo contatto per il rilascio dell'ostaggio Il figlio del presidente della "Fiat France" ha incontrato a Genova i rapitori del padre I banditi avrebbero consegnato a Paolo Revelli la prova che il prigioniero è nelle loro mani (Nostro servizio particolare) Geno* a, 26 aprile. Paolo Revelli Beaumont, figlio del presidente della « Fiat France » rapito a Parigi la sera del 13 aprile, ha avuto il primo contatto diretto con alcuni emissari della banda che tiene prigioniero suo padre. Il « contatto » si è avuto a Genova, dove il giovane figlio del rapito era stato « convocato » dai rapitori che gli hanno dato le prove di avere in mano loro l'alto dirigente industriale, nonché istruzioni per un secondo « contatto », stabilito alcuni giorni dopo a Torino, e per il riscatto. La notizia è trapelata dalla questura di Genova, ovviamente in forma non ufficiale. Anzi, ufficialmente le smentite del questore Pietro De Longis e dei funzionari si sprecano, dal « non è vero niente, è tutto inventato », al « non ne sappiamo assolutamente nulla ». Del resto, non potrebbe essere diversamente. Sta di fatto che Paolo Revelli Beaumont, la notte tra lunedì e mercoledì della scorsa settimana, ha pernottato a Genova, il suo nome è stato regolarmente registrato in un grande albergo del cen- tro, e poi si è incontrato con gli emissari dei rapitori, che gli hanno dato appuntamento per il sabato successivo a Torino, dove l'entità e le modalità per il pagamento del riscatto sono state meglio specificate. Lunedi della scorsa settimana, a Parigi, dove già 1 rapitori si erano fatti vivi telefonicamente, la famiglia Revelli Beaumont ha ricevuto una lettera contenente la prima pagina di un giornale genovese, sulla quale il rapito aveva apposto la sua firma. Il giornale era anche l'indicazione della città dove si sarebbe dovuto avere 11 primo contatto diretto: per l'appunto, Genova, la città dove Luchino Revelli Beaumont è nato e dove ha vissuto fino ad una ventina di anni fa, esercitandovi la professione legale. Paolo Revelli Beaumont è venuto a Genova in aereo, scendendo in un grande albergo. Il suo viaggio, era stato segnalato dalla polizia parigina a quella genovese, che lo ha così discretamente controllato. Durante la notte, il giovane si è incontrato, in una zona imprecisata della città, con gli uomini che tengono prigioniero suo padre. I banditi gli hanno consegnato un pacchetto e una lettera: nel primo erano contenuti alcuni oggetti personali del presidente della « Fiat France », nella seconda, che sarebbe stata scritta dallo stesso rapito, erano specificati 1 tempi e 1 luoghi del successivo contatto. Paolo Revelli Beaumont, dopo aver fatto ritorno a Parigi, a fine settimana, è nuovamente venuto in Italia, questa volta a Torino, dove, nella notte di sabato, ha avuto un secondo incontro con i rapitori. L'andamento della vicenda lascia quindi presumere che il sequestro del dirigente industriale non debba più durare a lungo: si è ormai entrati nel vivo delle trattative, ora resta da superare il grosso ostacolo della somma chiesta per il riscatto, sulla cui entità non si hanno particolari, ma che non dovrebbe scostarsi molto dal miliardo e mezzo chiesto subito dopo 11 rapimento,'tramite una telefonata alla stazione radio «Europa Uno », da un non identificato gruppo Italiano perla tutela dei lavoratori all'estero. Tutto quello che si è appreso circa il riscatto, è che esso, secondo 1 rapitori, dovrà essere versato dalla « Fiat», e non dalla famiglia Revelli Beaumont, ciò che confermerebbe l'ipotesi che gli autori del gesto criminale siano in qualche modo legati a un gruppo eversivo. La notizia del « contatto » genovese, come si è detto, è stata seccamente smentita dal questore De Longis, così come è stata smentita che la presenza a Genova, in quei giorni, del capo della Criminalpol e vice capo della polizia, Ugo Macera, potesse essere in qualche modo messa in relazione al caso Revelli Beaumont: Macera, secondo la questura era venuto a Genova, dopo essere stato in altre città dell'Italia settentrionale, tra cui Torino, per il coordinamento delle indagini sui ra¬ pimenti a opera della mafia calabrese. Anche i parenti genovesi di Luchino Revelli Beaumont hanno smentito la notizia, affermando che solo telefonicamente, da Parigi, seguono le sorti della vicenda. Ma la notizia, che avrebbe dovuto restare segreta, anche per non arrecare eventuali pregiudizi all'incolumità del rapito, è ugualmente trapelata. g. b. Luchino Revelli Beaumont