Tre grosse banche svizzere sono pronte a coprire il buco (87 miliardi) di Chiasso

Tre grosse banche svizzere sono pronte a coprire il buco (87 miliardi) di Chiasso Si vogliono evitare gravi ripercussioni sulla Borsa Tre grosse banche svizzere sono pronte a coprire il buco (87 miliardi) di Chiasso (Dal nostro corrispondente) Como, 26 aprile. Clamorosi sviluppi sullo scandalo finanziario nel Canton Ticino dopo l'arresto, ordinato dalla procura pubblica di Lugano, dei tre direttori del Credito Svizzero, Ernst Kuhrmeier, Claudio Laffranchi e Meinrad Perler. Stamane si è saputo che la Banca Nazionale Svizzera (l'equivalente della nostra Banca d'Italia) e altri due colossi, L'Unione di Banche Svizzere e la Società di Banche Svizzere, si sono dichiarati pronti a mettere a disposizione del Credito Svizzero in caso di necessità — decisione che non ha precedenti nella storia bancaria della Confederazione elvetica — la pazzesca cifra di 3 miliardi di franchi, qualcosa come 1140 miliardi di lire, per far fronte ad un eventuale panico tra tutti i clienti della banca. Si vuole, cioè, evitare che lo scandalo alla filiale di Chiasso del Credito Svizzero abbia ripercussioni sulla Borsa e sul mercato delle divise. In gioco non è soltanto il destino del Credito Svizzero, uno dei tre più noti istituti di credito, ma dell'intero sistema bancario della Confederazione. Intanto però il «buco» di 87 miliardi di lire (c'è però chi dice possa essere di 190 miliardi di lire) al Credito Svizzero di Chiasso ha provocato stamane panico alla Borsa di Zurigo. Tutti i titoli del listino hanno perduto parecchi punti. L'indice generale è sceso da 356 a 352. Le azioni del Credito Svizzero hanno perso in una sola giornata 550 franchi, pari a meno 21 per cento, passando da una quotazione di 2650 franchi a 2090. Anche la quotazione del franco rispetto alle altre monete è sce sa. Ieri occorrevano 356 lire per acquistare a Chiasso un franco. Oggi ne occorrono 352. Quattro lire in meno. Ieri, nel comunicato ufficiale della procura pubblica di Lugano è stato precisato che numerosi clienti italiani hanno depositato al Credito Svizzero, per essere poi investiti tramite la Texon, VAnstalt lussemburghese legata alla banca, qualcosa come 840 miliardi di lire. «Ebbene — si dice oggi a Chiasso — se tutti questi italiani si presentassero agli sportelli del Credito Svizzero per ritirare i loro capitali, la situazione diventerebbe davvero critica. Noti per niente gli "gnomi" di Zurìgo hanno subito messo a disposizione del Credito Svizzero i 1140 miliardi di lire». Della vicenda si sta ora occupando la Commissione federale delle banche, il massimo organo di controllo svizzero sugli istituti di credito. La Svizzera — scrive l'agenzia telegrafica svizzera — gode di credito proprio perché può contare sulla stabilità delle sue banche. Insomma, scandali di questo tipo sono estremamente pericolosi: da qui i tempestivi interventi di Berna per tenere sotto con¬ trollo la situazione ed evitare soprattutto il panico tra i risparmiatori. L'accusa contro i tre direttori è di amministrazione infedele e di falsità in documenti. In sostanza essi avrebbero nascosto alla loro sede centrale l'ammanco che continuava ad aumentare. Sullo scandalo al Credito Svizzero «Il Corriere del Ticino» parla di «investimenti sballati e di operazioni disinvolte», il tutto dietro il comodo paravento della solita Anstalt del Liechtenstein, una delle più reclamizzate isole finanziarie, un paradiso fiscale. Ma che cosa faceva questa Texon? La finanziaria che è riuscita a pompare dall'Italia gli 840 miliardi citati nel comunicato della procura di Lugano lavorava parallelamente al Credito Svizzero. Adolfo Calderini

Persone citate: Adolfo Calderini, Claudio Laffranchi, Ernst Kuhrmeier

Luoghi citati: Berna, Canton Ticino, Como, Italia, Lugano, Svizzera, Zurigo